Rapporto difficile padre-figlia: come affrontarlo
Ci scrive una nostra lettrice:
Ho 17 anni e sin da piccola non ho avuto rapporti con mio padre, lui era piuttosto manesco mi ha rovinato l'infanzia. Ora non mi picchia più ma mi fa stare male come mi tratta mi tiene chiusa in casa soprattutto adesso che non c'è scuola. Non ho amici e mi sento sola, mia madre cerca di stare tra i due ma non mi aiuta mi dice ' ma sì, la prossima volta ti lascia non prendertela'. È da ormai due anni che mi chiudo in camera e crollo ho attacchi di panico a volte debilitanti; l'anno scorso ho vissuto un periodo autolesionistico poi mia madre mi ha scoperta non ne ha voluto nemmeno parlare mi ha gridato addosso che ero un fallimento e mi ha minacciata di dirlo a mio padre. ora restano solo gli attacchi di panico. Mi sento sola in una vita che non voglio Mi sto deprimendo, non mi va di mangiare o parlare non scrivo più neanche agli amici di scuola che tanto non si fanno sentire, le battute i video divertenti ormai non mi fanno nessuna reazione non so cosa fare mi sento in trappola e vedere tutti gli altri anche nei film che escono che dei piccoli drammi non ne fanno un dilemma mi fa stare male.
Chi è il padre-padrone?
Il tema del padre-padrone richiama alla memoria l’opera autobiografica di Gavino Ledda nel quale l’autore descrive un rapporto turbolento con il proprio genitore in conseguenza di un’educazione gretta e vincolante che non agevola la crescita e reprime l’autonomia e l’emancipazione. Il padre ha una famiglia, mette al mondo dei figli e regna nella casa. Avverte il senso di un forte possesso nei confronti di tutto ciò che fa parte della sua vita, comprese le persone. Crescere con un padre-padrone è assai difficile, soprattutto se anche la mamma ne è succube.
Un genitore ‘padrone’ è spesso assorto nelle proprie attività lavorative o personali cresciuto con la stessa modalità educativa che ripropone ai suoi figli. La scarsa autostima e l’assenza di comunicazione lo fanno percepire come una persona anaffettiva e poco propensa ad elargire affetto e attenzioni a chi lo circonda. È un despota e per questo fa paura.
I figli lo temono e sanno che con lui non c’è possibilità di rispondere ai propri bisogni quanto piuttosto di rispettare il volere da lui imposto. Non c’è vita personale e sociale al di fuori delle attività scolastiche e ‘obbligate’. Si vive in una sorta di ‘prigione’. Capita spesso che in questi contesti familiari il padre possa ‘abusare’ fisicamente dei figli con la condiscendenza della moglie. Ma l’abuso psicologico è altrettanto importante poiché crescendo si generano dei traumi difficili da superare.
Cosa fare con un padre autoritario
Il 'fallimento' che si ‘proietta’ impropriamente sui figli è in realtà genitoriale. Quando i genitori non sono in grado di comprendere il mondo interiore dei loro figli, immedesimandosi nei loro bisogni, lì hanno fallito.
Nelle situazioni più gravi
Pensiamo a tanti genitori che usano violenza fisica, percosse ed intimidazioni nei confronti dei figli. Questi comportamenti attualmente sono considerati reati, violenza privata. Allora l’unica soluzione è cercare di aprire un varco verso l’esterno per trovare manforte, un aiuto, qualcuno che sia estraneo o meno alla famiglia e possa entrare senza che ci si accorga della sua presenza.
La possibilità di aprirsi al dialogo molto spesso è fallimentare per questo molti ragazzi arrivati alla maggiore età scappano di casa o conoscono un/a coetaneo/a incombendo in situazioni disagevoli per tutti. Ma lo svincolo è quasi fondamentale. Liberarsi diventa vitale. Sostenere una ragazza, restituendole la sicurezza in se stessa e la sua autostima è un dovere di ogni educatore e di ogni professionista che lavora a stretto contatto con problematiche di questo tipo.
Nelle situazioni meno gravi..
Un genitore chiuso e cresciuto in un certo modo non sentirà la necessità di modificare qualcosa in quello che ritiene essere la cosa più giusta, ma si può provare. La ragazza può cercare di coinvolgere l’altro genitore per favorire un avvicinamento e ‘mediare’ cercando una soluzione che possa andar bene per entrambi, per tutti. Proponendo delle piccole uscite in orari diurni come ‘premio’ di una promozione a scuola, andando a studiare a casa di un’amica o chiedendo di iscriversi ad un corso sportivo per necessità fisiologiche. Parlando apertamente sulla condizione di salute che un figlio ha facendosi sostenere da un medico o da uno psicologo. Coinvolgendo un parente e facendo amicizia con i cugini. Frequentare sempre qualcuno anche se in casa.
Le interpretazioni sul significato del comportamento di un padre-padrone possono essere tante, di certo è considerata una violenza psicologica e pertanto può essere perseguibile penalmente. Tantissime strutture si occupano di violenza psicologica avvalendosi di ottimi professionisti pronti a fornire tutte le indicazioni possibili e ad intervenire se la circostanza lo richiede (soprattutto nei casi più gravi). Inoltre ci si può rivolgere ad un consultorio o ai servizi sociali per attestare la presenza di malesseri e la necessità di modificare lo stile di vita, onde evitare di incorrere in depressione o nevrosi più importanti.
Bisogna curarsi, non restando soli ma coinvolgendo varie persone, facendo amicizia e tenendosi in contatto con gli amici sui social network. Anche gli psicologi sono d’aiuto e ben disponibili a dare una mano e giusti consigli. La situazione di malessere familiare coinvolge tutti, anche il padre-padrone nonostante non ne sia consapevole.