Problemi a relazionarsi con i ragazzi
Mi sento sbagliata, diversa da tutti. Ho quasi 18 anni e non riesco a relazionarmi con i ragazzi. Non ho mai avuto un amico, tanto meno un ragazzo. Mi fa così male. Non sono soddisfatta del mio corpo, non mi piaccio. Ho fatto molti passi avanti, sono dimagrita, ma continuo a non piacermi. Non ho fiducia in me stessa. Ho paura di non trovare un ragazzo, di rimanere sola. Soprattutto che ora le mie amiche si stanno fidanzando, stanno vivendo tutte quelle esperienze che desidero tanto vivere anche io sulla mia pelle. E mi dispiace ammetterlo, ma provo invidia per loro. Vorrei solo essere felice, ma mi chiedo perché loro si e io no? Perché i ragazzi non mi notano? Perché mi blocco? Vorrei solo perdere un po’ di insicurezza e trovare il coraggio di buttarmi in situazioni dalle quali invece fuggo. Non so più che fare. Non voglio più stare male, odiarmi e invidiare.
Una serie di sintomi insorgono nel momento in cui si materializza la possibilità di rapportarsi all’altro sesso. Questa inibizione che si scatena riguarda sia il sesso maschile sia il sesso femminile. Paura, rossore, sudorazione profusa, balbuzie, ansia, attacchi di panico, fuga, mancanza di autostima e scarsa considerazione di sé queste sono solo alcune delle reazioni che molti giovani hanno. E quindi stare vicini, relazionarsi diventa quasi impossibile. La conoscenza o un semplice dialogo diviene difficile da sopportare e la sofferenza prende il sopravvento. È facile in questi contesti isolarsi o evitare situazioni sociali che possano comportare disagio emotivo.
Ma da dove deriva?
In realtà le cause possono essere tante e di diverso tipo. Prima tra tutte un rapporto disfunzionale con il proprio padre (autoritario o severo, punitivo, oppressivo) o un’esperienza traumatica (abuso, molestie, un approccio violento alla sessualità) vissuta nel periodo della crescita. Una rigida educazione produce un forte condizionamento del comportamento relazionale che dovrebbe invece essere spontaneo. Un complesso edipico non risolto, cioè un genitore idealizzato, irraggiungibile, assente sul piano relazionale.
Le paure più profonde, gli insegnamenti, i famosi “miti familiari” che si tramandano di generazione in generazione tramite il racconto della nonna, della mamma o della zia, diventano convinzioni modificando il pensiero fino ad alterare la realtà suscitando fobie anche a livello sessuale. La percezione dell’altro viene così ostacolata da un immaginario che rende il confronto insostenibile e di conseguenza emerge una risposta esagerata rispetto alla realtà.
Cosa si può fare?
Riuscire gradualmente ad avvicinarsi all’altro senza forzatura, potrebbe essere un primo passo per affrontare tal disagio. Nel momento in cui risulta essere invalidante o particolarmente difficoltoso è consigliabile confrontarsi con un esperto in modo tale da poter affrontare la problematica e sviscerare le cause sottostanti il disagio.