Avere paura non è sempre una cosa negativa: alcune paure ci frenano, e lo fanno in modo assolutamente positivo. Ad esempio, se stai facendo una passeggiata in campagna e vedi una vipera, e la paura ti dice “Non ti avvicinare”, quella è una paura utile, molto utile! Ci sono paure che ci salvano la vita, ma quotidianamente abbiamo più facilmente a che fare con paure che ci impediscono di vivere una vita piena.

Le 3 paure (più comuni) che ci frenano

Queste paure ci ingannano, perché ci fanno pensare di essere comode e al sicuro, mentre in realtà tutte e tre ci chiedono di fare continuamente dei compromessi con noi stesse, al punto di arrivare a non riconoscersi nemmeno più. Imparare quindi a lasciarle andare è un lavoro molto molto utile. Attenzione però: so che sarai tentata di lavorare su tutte e 3 le paure nello stesso momento, ma ti invito a procedere con più calma. Scegline una, quella che in questo momento senti che ti frena di più, e lavora su quella, poi passa alle altre.

La paura del giudizio

Quante volte non hai detto qualcosa, o proposto qualcosa perché nella tua testa sono passate frasi come queste:

Lo ha già fatto Tizia Caia, e lo fa già bene, perché dovrei farlo anch’io?

Sicuramente penseranno che dico delle banalità”

Ma chi è che verrebbe proprio da me?

Il giudizio può essere interno o esterno. Quello esterno è quello che temiamo arriverà dalla nostra famiglia, dai nostri colleghi, dai nostri clienti. Quello interno è quello che riserviamo a noi stesse, come se ci guardassimo schifate da fuori, come se ci separassimo da noi stesse e si materializzasse un Critico Interiore che ha da dire su tutto quello che facciamo.

Dobbiamo far tacere queste due fonti di giudizio, altrimenti rimarremo bloccate dove siamo.

Iniziamo con alcuni esercizi.

La prima cosa da fare è diventare consapevoli dei nostri giudizi. Spesso temiamo il giudizio perché siamo noi le prime a giudicare gli altri. il giudizio nei confronti degli altri si manifesta quando ad esempio fai gossip verso i VIP, parli male di qualcuno con una tua amica, giudichi qualcuno che non ti piace o che ti ha riservato un’ingiustizia.

L’esercizio che ti propongo riguarda il renderti conto del tuo giudizio… senza giudizio! Sembra una contraddizione, ma è importantissimo che tu non giudichi te stessa perché ti giudichi: lo sappiamo che puntare il dito è una cosa sbagliata, quindi al giudizio spesso aggiungiamo il senso di colpa per il giudizio che diamo. Un gran casino mentale, insomma.

Questo è un esercizio molto molto utile, perché ti aiuta a scavare dentro di te, e a capire da dove viene questo giudizio che ti paralizza.

Vediamo come puoi diventare testimone del tuo giudizio.

Prendi un quaderno e scrivi su una pagina in alto “Sono disposta a essere testimone del mio giudizio, senza giudizio”.

Cerca di scrivere una lista di almeno 15 giudizi, riguardanti te o gli altri: puoi iniziare con giudizi “piccoli” come la consapevolezza di aver giudicato quella tua amica per quella foto che ha messo su Facebook, o quel passante per com’era vestito.

Una volta che ne hai scritti 15 rileggili SENZA editarli di nuovo.

Passiamo alla seconda fase dell’esercizio: rileggi il primo giudizio e cerca di capire, con la massima onestà verso te stessa, come ti fa sentire questo giudizio. Sii specifica e dettagliata: è un giudizio che ti fa salire la rabbia, o uno di cui sei orgogliosa e fiera? Descrivi come lo senti nel corpo, dove lo senti. Ha un colore o una forma? Fai questo esercizio per tutti e 15 i giudizi, prima di passare al passo successivo.

Il terzo passo è scrivere, giudizio per giudizio, tutte le ragioni per cui ti senti giustificata in questo giudizio: non giudicare la tua giustificazione, non ti sentire in colpa e non ti vergognare dei tuoi pensieri. Onora la tua libertà di espressione.

Il quarto e ultimo passo è quello di scrivere, per ogni giudizio, quali esperienze ti hanno portata qui. Elenca tutti i possibili inneschi, le ferite del passato, gli eventi traumatici che potrebbero averti portato al giudizio scritto nella prima colonna. Per alcuni giudizi ti verrà molto facile, per altri proverai resistenze, anche forti: potresti addirittura iniziare a sbadigliare, o ad avvertire sonnolenza. Se ti senti esausta, annoiata, frustrata, lascia un attimo da parte l’esercizio: ci tornerai in un altro momento.

Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno per completare i 4 step, e una volta che li avrai completati, rifletti:

  • Ci sono ripetizioni o elementi comuni nel mio giudizio?
  • Ho scoperto qualcosa che mi ha stupita?
  • Come mi ha fatto sentire essere la testimone dei miei giudizi?
  • Ho giudicato me stessa per il mio stesso giudizio?
  • Osservare il giudizio mi ha fatto sentire più leggera?
  • Osservare il giudizio mi ha fatto sentire a disagio?

Se nei prossimi giorni ti accorgi che vengono fuori altri giudizi, aggiungili alla lista, e poi procedi con l’analisi.

Perché giudichiamo?

Giudichiamo noi stessi e gli altri guardandoli e guardandoci attraverso le lenti del passato: proiettiamo sulle circostanze attuali le nostre esperienze passate.

Non appena impariamo ad accettare che gli altri sono i nostri insegnanti nella scuola della vita, allora cominciamo a mitigare i nostri giudizi su di loro. Quando ci rendiamo conto che stiamo trascinando il nostro passato nel presente, allora possiamo scegliere di guardare una persona o una situazione con occhi nuovi, come se la vedessimo per la prima volta: quanto saresti più libera e leggera se non portassi il tuo passato nelle relazioni attuali, o in ogni nuova esperienza che fai?

Prima di ogni incontro che sai che potrebbe smuovere dentro di te le ombre del passato, ricordati di pronunciare questa frase: “Voglio guardare questa persona per la prima volta”. Se ti impegni a guardare una persona come se la vedessi per la prima volta, riuscirai a lasciare andare le false proiezioni che le getti addosso, e le convinzioni che ti separano da lei. Anziché guardarla con le lenti del passato, guardala come una persona che chiede comprensione: siete entrambe intrappolate nella paura, state cercando di uscirne con tutte le vostre forze, e il modo per uscirne è la comprensione.

La paura di restare indietro, perdersi dei pezzi, essere messe da parte: F.O.M.O., Fear of Missing out

Viviamo nella paura di restare indietro per quanto riguarda le notizie, le opportunità, le connessioni, le cose che accadono intorno a noi… Ci sforziamo di tenerci al passo, di restare in pari, di essere incluse, notate ed amate, tutto in nome della paura di restare indietro.

La F.O.M.O. si manifesta ad esempio nel dire di sì a tutto, nell’essere sempre super-impegnate, nel controllare costantemente e compulsivamente le email e i social: hai paura che se dici di no, o ti disconnetti per un certo periodo, potresti ritrovarti esclusa, indietro, perderti dei pezzi fondamentali e non recuperare mai più. Da un lato cerchi di essere presente nella vita che vivi, dall’altro vuoi restare connessa con tutto quello che accade al di fuori di te: il fatto è che non puoi essere in due posti contemporaneamente. Non puoi vivere la tua vita nel presente, assaporando quello che accade, ed essere contemporaneamente sintonizzata con quello che accade lontano da te.

La cura per la paura di perderti dei pezzi è la presenza, l’imparare a essere presente nel qui e ora.

Quando sei davvero presente nel momento che stai vivendo, non provi nessun rimpianto verso il passato o preoccupazione per il futuro. Il passato non c’è più e il futuro deve ancora arrivare: esiste solo il momento presente.

Quando sei nel qui e ora, noti tutto ciò che accade intorno a te: vedi il quadro generale e quello particolare, vedi tutti i piccoli dettagli che contribuiscono a creare i momenti che creano il qui e ora… che sommati l’uno all’altro creano la tua vita. E questo è quello che accade intorno a te, ma anche il tuo corpo, il tuo cuore a la tua anima cambiano quando ti dai il permesso di essere completamente viva e consapevole. Questo significa essere presente e no, non è facile arrivarci, ci vuole un po’ di allenamento, ma è l’unico rimedio alla bruttissima sensazione di sentirsi sempre indietro.

La paura di scontentare gli altri

Questa è la paura che ci fa dire si quando in realtà dentro di noi volevamo con tutto il cuore dire di no. È la paura che ci fa stare in silenzio quando non siamo d’accordo con qualcuno per qualcosa, ed è la paura che ci lascia sfinite e piene di risentimento. Se sei una che sente forte il bisogno di piacere sempre agli altri, sicuramente hai presente la sensazione di fastidio che provi quando senti di averli delusi, ma la verità è che la delusione degli altri ha molto poco a che fare con loro e tanto a che fare con te.

Se le aspettative di qualcun altro non sono allineate con i tuoi programmi per la settimana, con i tuoi interessi, o con le tue aspettative, sicuramente potrebbero rimanerci male davanti a un tuo rifiuto, ma se sei tu che non hai mai messo dei paletti, la responsabilità non è loro, è tua!

E ricorda: la disapprovazione degli altri non ti ucciderà, puoi sopravvivere.

La cura per la paura di scontentare gli altri è definire i tuoi confini, i tuoi limiti.

Uno dei modi per attutire il colpo e cercare di evitare la disapprovazione degli altri è essere molto chiara a proposito dei tuoi confini: questo ti permetterà di modificare tutte, o quasi tutte, le aspettative.

Le aziende hanno spesso delle politiche molto chiare su quello che ti puoi aspettare o non aspettare da loro, mentre le persone hanno i propri confini.

Se non sei d’accordo con la politica aziendale di un’azienda cosa fai? Smetti di collaborarci o di comprare da loro. Con le persone però non lo facciamo: molto spesso i paletti che le persone mettono per proteggersi e proteggere le proprie energie, vengono spinti e violati, non sono rispettati. Però c’è sempre una persona che può rispettare e onorare i confini e i limiti che hai imposto: sei tu. Onorando e rispettando i paletti che tu stessa hai messo, ricorderai agli altri che i tuoi confini sono importanti, e magari potresti addirittura stimolarli a metterne di propri, per stare meglio tutti.

Impara a lasciare andare queste tre paure in modo da vivere appieno la tua vita

Queste paure non ti stanno proteggendo, ti stanno portando sempre più giù e frenano la tua crescita. Ovvio, liberarti di queste 3 paure non sarà una cosa che farai in 10 minuti: ti accompagnano da anni, ci vorranno tempo e allenamento costante.

Puoi iniziare dal notare quando si presentano, e praticando ogni volta il rimedio giusto:

  • per la paura del giudizio, diventarne testimone senza giudizio
  • per la paura di restare indietro, praticando la presenza
  • e per la paura di scontentare gli altri, definendo i tuoi confini.

Silvia Lanfranchi
Silvia Lanfranchi
The Quiet Coach

Silvia Lanfranchi, “The quiet coach”, si occupa di mindset coaching per le piccole imprenditrici. Aiuta le donne a ritrovare la leggerezza mentale per raggiungere i propri obiettivi, nel lavoro e nella vita personale.

Un passato da architetto e da social media manager e un evidente presente da multipotenziale. Impazzisce per tutto quello che è oro rosa.