Restiamo ancorate al passato
Quando ci troviamo ad affrontare i nuovi inizi, che siano professionali o di cuore, spesso tendiamo a portarci sulle spalle uno zainetto immaginario colmo delle nostre esperienze passate che, vuoi o no, ci condizionano. Poche persone sono infatti serene nell’iniziare “qualcosa” come se fosse un foglio bianco tutto da scrivere. Bruciare i ponti dietro di te, partire e non tornare mai più: “E’ solo un’illusione pensare di poter cancellare il nostro passato. Dopotutto, guardiamo il mondo attraverso la lente della nostra esperienza “, sostiene la filosofa Marli Huijer. In buona sostanza: inizierai qualcosa di nuovo in ciò che e già esiste. Siamo, in parte, il prodotto di quello che è il nostro passato, di ciò che ci è stato fatto e di come abbiamo reagito agli avvenimenti. Il passato genera ricordi e convinzioni su di noi, sulle nostre capacità, ma l’importante è non esserne schiave.
Il passato condiziona l’inizio di un nuovo amore
“Gli uomini sono tutti uguali”; “Tanto si comporterà come il mio ex, meglio chiudere prima di stare male.” L’inizio di una relazione può essere fortemente condizionata dal passato, e dalle convinzioni che diventano parte di noi ed influenzano il futuro. Perché questi nuovi inizi ci spaventano? Perché ciò che abbiamo vissuto e sentito inevitabilmente viene proiettato sul modo di entrare in relazione all’altro. Si parte con tutte le buone intenzioni, con le farfalle nello stomaco, e poi salta alla mente quella brutta esperienza, e si scappa. Occorre fare esercizio per “sistemare” il bagaglio emotivo che ci portiamo dietro: non serve rinnegare ciò che è stato, ma pesare aspetti positivi e negativi di una relazione vissuta. Diventano strumenti per affrontare un nuovo rapporto.
Abbiamo paura dell’ignoto
Lasciamo una strada nota, per intraprenderne una non ancora percorsa. La prima la conoscevamo ad occhi chiusi e la percorrevamo senza difficoltà e un briciolo di noia. La via nuova ci stimola, ma allo stesso tempo ci spaventa. Così accade quando lasciamo il lavoro di una vita, sicuro e sempre uguale, per accettare quella proposta che aspettavamo e che ci rende felici ma in apprensione. Succede anche quando finisce una relazione e conosciamo una persona nuova, o quando -e che slancio!- cambiamo radicalmente vita.
Affrontare qualcosa di nuovo significa lasciare andare qualcos’altro. Non è semplice concludere qualcosa di familiare. È eccitante intraprendere un nuovo percorso, perché non sai cosa aspettarti. È un dilemma complicato: il modo familiare sembra più sicuro del terreno sconosciuto, ma l’ignoto può forse portare a una vita migliore. Il miglior modo per affrontare il cambiamento può essere l’accettazione del disagio iniziale, dello spavento, e aspettare che arrivi l’onda buona. I sentimenti negativi crescono fino a raggiungere il punto di rottura, e poi svaniscono, lasciando spazio alla reazione positiva.
Tutta colpa della zona di comfort
“Meglio un male già noto che un bene non sperimentato” Un detto popolare che mette in guardia dai rischi del cambiamento, ma che, se preso troppo alla lettera, ci limita fortemente. In poche parole ci invita a restare in quel luogo o stato mentale in cui ci sentiamo comodi e sicuri. La famosa zona di comfort, quella dimensione che conosciamo e da cui sappiamo cosa aspettarci. Non sempre però il senso di sicurezza e agio mentale sono sinonimi di benessere e felicità. La zona di comfort non è negativa di per sé, ma lo diventa quando frena la nostra crescita personale.
L’idea di migliorare ci spaventa
Incontrare problemi nella vita può anche essere utile “, afferma il filosofo e professore di psichiatria Damiaan Denys. “È l’occasione perfetta per riorganizzare la nostra vita, che è qualcosa che non è veramente nella nostra natura. È naturale per noi evitare il cambiamento. Ma se l’opportunità incrocia la tua strada, dico, prova ad abbracciarla.” Immaginate di essere licenziate dopo dieci anni di lavoro sicuro. Che angoscia! Ci si sente smarrite, una sensazione terribile. Ma per questo motivo, si è costrette a cercare qualcos’altro da fare. Se il cambiamento non è imposto, come la perdita di un lavoro o la fine di una relazione per decisione altrui, ma ci spaventa e rischia di immobilizzarci, dobbiamo far leva sull’autostima per affrontare i nuovi inizi.
Quante volte diciamo “ho paura di non essere in grado, di non riuscire a farmi conoscere, di non avere le giuste capacità.” L’unico modo per non restare impantanati emotivamente è focalizzarci sempre su qual è la molla che ti motiva e ti spinge ad andare avanti. Se vuoi cambiare vita o lavoro o città è perché quello che hai in questo momento non ti rende felice, è logico quindi pensare che tu tenda a una situazione in cui sei più soddisfatto e ti senti più realizzato, in altre parole, una situazione in cui fai quello che ti piace e vivi dove ti senti bene. Quindi fermati un momento a pensare a questo: perché non dovresti essere brava in una nuova cosa?