Tempo che ci sfugge fra le dita, tempo che incalza e non dà tregua, tempo che si perde chissà dove: il tempo passa veloce e più gli anni si accumulano, più sembra che il tempo trascorra velocemente. Capita anche a te di avere questa sensazione?
Proprio così, mano a mano che gli anni scivolano via, leggi come i fogli del calendario, in un lampo comprendiamo quello che gli anziani ripetevano ai ragazzi che siamo stati: “Passa così veloce, la vita è volata e a me sembra di avere ancora vent’anni”.
Secondo una recente indagine a giocare un ruolo importante potrebbe essere un meccanismo che riguarda la nostra percezione del tempo rispetto all’età.
Percezione del tempo
“Non è il fiume che scorre bensì l’acqua.
Non son gli anni che passano ma noi”
Hervé Bazin
Invecchiando, ogni periodo costituisce una frazione sempre più piccola rispetto al tempo della vita nel suo complesso, ecco il principio che potrebbe spiegare la ragione per cui più passano gli anni, maggiore diventa la sensazione di essere incalzati dal tempo. Nota come Teoria Proporzionale, le sue basi sono state formulate nel 1877 grazie agli studi del filosofo francese Paul Janet. A dare nuova attenzione all’idea di recente è stato il designer Maximilian Kiener. Sì, perché non sempre facciamo caso al fatto che… quando abbiamo 0 anni, il primo anno d’età è tutta la nostra vita.
Hai mai notato più si invecchia più il tempo sembra correre veloce? Quando hai 2 anni un anno rappresenta il 50% della tua vita. A 3 anni d’età un anno è il 33,33% della nostra vita. A 4 anni un anno costituisce il 25% della vita, a 9 l’11,11%, Passano gli anni e alla fine il tempo sembrerà fuggire più di quanto avremmo voluto o sperato.
Tempo e invecchiamento
Riguardo alla percezione del tempo, Albert Einstein ha scritto: «Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora».
Quello che succede, secondo gli studi iniziati da Paul Janet, è che la lunghezza apparente di un intervallo in una data epoca dell’esistenza è proporzionale alla lunghezza totale della sua vita nell’interezza. Se un bambino dell’età di 10 anni percepisce un anno come 1/10 della vita, una persona di 50 anni lo percepirà come 1/50 rispetto alla propria intera esistenza.
Trenta, quaranta, cinquant’anni, sessanta: simbolicamente rappresentano traguardi importanti, una trasformazione legata all’età e alle tappe della vita. Sentiamo sempre più forte il senso degli anni che passano, mentre ci lasciamo alle spalle il percorso di una strada sempre più lunga. A 40 anni d’età, un anno è il 2,5% della vita, a 60 l’1,67.
A 90 anni un anno equivarrà all’1,11% del tempo totale della vita: guardiamo indietro e sebbene così lunga, la vita sembra passata in un soffio, come è facile sentir raccontare da chi si definisce vecchio, una parola bellissima che dovremmo imparare a usare con orgoglio, perché dentro ha la saggezza dell’età, la durezza della vita che incide la pelle di sorrisi e cicatrici, la forza di un’energia che non molla, ma anzi diventa più forte attraverso le intemperie. Grazie al tempo e a chi resiste nella tempesta.
Durante un’indagine presso il MIT, Massachusetts Institute of Technology, è stato chiesto a un campione di soggetti di descrivere con una metafora il trascorrere del tempo: se fra i più giovani prevalgono immagini statiche, per esempio “un mare immobile”, chi ha più anni tende a descrivere il tempo come un “treno in corsa”. La pressione del tempo sembra essere più intensa fra i 20 e i 50 anni circa, quando secondo le ricerche raggiungerebbe il punto massimo: in effetti questo è il periodo della vita in cui le ore dedicate alla professione, alla famiglia e agli impegni sembrano volare. Il tempo non basta mai. O almeno, così sembra.
Attualmente le ricerche su percezione del tempo, emozioni e memoria sono più che mai nel pieno di una ricerca appassionante. Grazie ai nuovi studi sulla neuroplasticità i ricercatori aggiungono ulteriori frammenti a un puzzle il cui disegno complessivo è ancora misterioso, incredibilmente affascinante e denso di domande.
Paura di non avere tempo
La consapevolezza è in grado di cambiare la nostra percezione del tempo? Che cosa significa imparare a fermarsi? Il tentativo di spiegare la percezione del tempo tenendo in considerazione il tempo passato potrebbe non essere l’unica spiegazione. La capacità di immaginare il futuro, propria dell’essere umano, di viaggiare nel tempo rivivendo attimi del passato, di provare aspettative, speranza e panico, possiedono un ruolo importante nel modo in cui affrontiamo l’esistenza.
Nel suo ultimo libro Il tempo. La sostanza di cui è fatta la vita, il saggista Stefan Klein scrive: «Poiché la funzione esecutiva dirige tutte le nostre azioni, essa è la chiave del nostro rapporto con il tempo», eppure il difficile rapporto con il controllo, che oggi sappiamo influire così profondamente sui livelli di cortisolo e i meccanismi dello stress, fornisce immediatamente la dimensione di quanto sia facile veder franare miseramente i nostri tentativi di piegare la vita e ridurla a ciò che vorremmo». Come un vestito importante, come un evento improvviso, come tutto che sfugge al tentativo di ordine: ciò che si vive è eternamente sfuggente e la paura di non avere abbastanza tempo ci incalza.
Ecco che allora, iniziare a cambiare la nostra mente e il nostro approccio alla vita è forse l’unica forza su cui siamo in grado di agire per tornare a fare pace con questa grande e caotica forza, il tempo. Un tempo che, tutto sommato, è anche nostro se sappiamo viverlo consapevoli che si tratta di un viaggio unico, minuto per minuto, passo dopo passo.