Domanda e offerta di lavoro si incontrano appieno in un solo caso: quando il candidato giusto si affaccia al posto giusto. Si tratta di un equilibrio delicatissimo, in quanto al suo interno devono quadrare una serie di variabili, tra cui il contesto aziendale, il profilo ricercato e quello presentato dal candidato.

Possiamo infatti essere eccellenti in alcuni ambiti, ma al contempo dimostrarci perfettamente inadatti all’interno di una realtà per la quale ci siamo proposti. Che fare? Molto dipende da noi. Da come siamo capaci di promuoverci, per l’esattezza.

Promuoversi è un’arte, un lavoro che inizia prima ancora che si giunga di fronte al selezionatore e che continua quando si è all’interno di un’azienda. Partendo dal presupposto che siamo tutti clamorosamente sul Mercato, dobbiamo saper predisporre le condizioni ottimali per renderci “appetibili” elaborando un adeguato progetto professionale che sappia mettere in luce i nostri punti di forza.

Come si fa? Bisogna innanzitutto prendere consapevolezza dei seguenti fattori:

–    le conoscenze maturate
–    le esperienze fatte
–    i propri obiettivi
–    i propri limiti
–    la posizione per la quale ci si sta candidando
–    i “competitor”
–    la situazione attuale del Mercato del Lavoro

Per emergere, infatti, è necessario partire da un’analisi approfondita di sé stessi che permetta di comprendere quali sono i fattori su cui puntare per fare colpo e guadagnare punti nella scalata al posto di lavoro!
Inoltre, dobbiamo considerare che quando ci proponiamo per un profilo, i selezionatori mireranno tendenzialmente a dividere gli elementi chiave della nostra candidatura in due categorie:

–    elementi oggettivi e controllabili
–    attitudini, carattere e cultura personale

I primi, tra cui rientrano età, studi, lingue straniere conosciute, esperienza pregressa, ecc, possono essere molto importanti e decisivi, MA va tenuto comunque presente che l’azienda non va alla cerca di idealtipi che incarnino alla perfezione i propri modelli astratti. Specialmente perché l’azienda non cerca un modello valido solo per il presente, ma qualcuno che, soprattutto, sia professionalmente spendibile per il futuro. Il ruolo, quindi, spesso viene ridisegnato in itinere, magari grazie ad un adattamento reciproco di profilo e candidato.

La differenza, invece, in termini di appealing sta nel cosiddetto fattore U: la variabile umana composta dalle attitudini, dal carattere, dalle potenzialità e da tutto ciò che rende una persona portatrice di un particolare, proprio valore aggiunto. Anche questo, tuttavia, potrebbe risultare insufficiente se non correttamente comunicato. Bisogna, dunque, imparare a non passare inosservati cercando quell’elemento di originalità che consente di distinguersi in un mercato difficile. La parola d’ordine diventa personalizzazione,  ovvero trovare modi (anche non convenzionali) per raccontare sé stessi risultando interessanti in un mare di candidature, adeguando il proprio cv alle aspettative di chi lo legge e facendo risaltare ciò che ci rende davvero unici.