È sempre stata una patologia antipatica perché si presenta con sintomi generici, dalla stanchezza alla tosse fino al dimagrimento, che è facile scambiare per altro. Negli ultimi anni, però, è diventata più insidiosa. È la filariosi cardiopolmonare, una patologia che può colpire il cane (ma sta diventando un problema crescente anche nei gatti) e che, fino a pochi anni fa, era circoscritta alla pianura Padana e alle regioni vicine. Oggi, invece, sono stati registrati nuovi focolai in Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna, Umbria e Marche. I ricercatori della multinazionale Elanco (che, con Amici Onlus, ogni anno organizza una massiccia campagna di prevenzione, www.filariosi.com) hanno calcolato che 4 dei 6 milioni di cani che vivono in Italia sono a rischio di contagio.
A farne le spese è il cuore
Il clima mediamente più caldo umido del nostro Paese rende difficile individuare con precisione il periodo a rischio. Le zanzare ormai compaiono sempre prima e rimangono anche fino a novembre. «Sono loro le responsabili della filariosi» spiega Chiara Bruschi, veterinaria. «Se il cane viene punto da una zanzara infetta sarà contagiato dalle microscopiche larve di un parassita, la Dirofilaria immitis». Queste, attraverso i vasi sanguigni, arrivano al cuore dell’animale e lì si stabiliscono. «In un anno e mezzo crescono e diventano vermi adulti, lunghi fino a 30 centimetri, pronti a riprodursi. A questo punto il ciclo ricomincia da capo: le piccole lar ve entrano in circolo e, attraverso la puntura di una zanzara, attaccano un altro animale».
Basta una puntura all’anno
Il cane ammalato con il tempo sta sempre peggio. I primi segnali sono la stanchezza (l’animale si affatica facilmente) e il deperimento. Poi compaiono problemi cardiocircolatori, gastrointestinali e respiratori che possono divenire mortali. «Diagnosticare la filariosi cardiopolmonare è semplice: basta un prelievo del sangue. Ma bisogna farlo subito, ai primi sintomi, perché curarla è difficile e non sempre l’animale guarisce del tutto» aggiunge l’esperta. Ecco perché la prevenzione è la cosa più importante. «Basta andare dal veterinario entro la fine di giugno. Con un’iniezione sottocute il cane sarà protetto per un anno. In alternativa, ci sono prodotti che possono essere somministrati per bocca o sulla cute (in genere, tra le scapole), una volta al mese da maggio-giugno all’autunno» conclude Chiara Bruschi.