«Perdonate i miei fallimenti». Nella letterina scritta a mano e riposta con cura nella borsa, prima di togliersi la vita, la studentessa dello Iulm di Milano, morta suicida nei bagni dell’ateneo, ha messo solo parole di scusa. Ha detto addio al mondo, agli amici, alla famiglia, sopraffatta da un senso irrevocabile di fallimento.
La fragilità dei ragazzi
In un’altra lettera aperta, il suo rettore, il critico Gianni Canova, ammette, costernato, che «le richieste di aiuto agli sportelli di counseling psicologico dell’università sono negli ultimi mesi più che raddoppiate». Lo stesso vale per altri atenei milanesi, Bicocca e Statale, dove il ricorso al sostegno psicologico è aumentato del 75%. «Una convergenza di fattori, pandemia, guerra, cambiamenti climatici, ha esposto le fasce più giovani a un senso di fragilità psichica crescente» conferma Claudio Mencacci, medico psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, che lo scorso gennaio ha diffuso dati allarmanti. La fonte è il Consiglio nazionale delle ricerche: nel 2022 quasi 300mila studenti avrebbero assunto psicofarmaci senza prescrizione medica, prevalentemente per dormire (il 10,8% delle ragazze contro il 4,9 dei coetanei), migliorare l’attenzione e la concentrazione (quasi il 3), per l’umore o per restare in forma (poco meno del 3, anche qui, più le ragazze).
Depressione e languishing
«Abbiamo visto crescere depressione e disturbi d’ansia, ma soprattutto emergere un fenomeno definito languishing, una progressiva perdita di motivazione. È una condizione in cui i ragazzi non progettano, che si può accompagnare a una serie di disturbi. La madre di tutti è l’insonnia, che frequentemente facilita l’insorgere di vere e proprie patologie psichiche» conclude Mencacci, ricordando che le cure farmacologiche, cruciali nel campo della salute mentale di bambini e adolescenti, se autosomministrate fuori dal controllo medico, a scopo ricreativo o per superare i propri limiti, sono pericolose.
Il documentario Netflix sull’abuso di pillole
«Vuoi essere bella e magra, portare a casa voti meravigliosi e uscire pure la sera? L’Adderall rende tutto questo possibile» dichiara serafica una studentessa intervistata in Hai preso le pillole?, documentario Netflix di Alison Klayman che nel 2018 fece luce sull’abuso, tra studenti, professionisti e sportivi americani (54 milioni di persone, secondo dati di quell’anno), di sostanze della famiglia delle anfetamine. Lo scopo? Migliorare prestazioni, concentrazione e resistenza, essere all’altezza degli standard di eccellenza imposti dalla società.
Stimolanti e ansiolitici
Il senso di inadeguatezza e la competizione che porta tanti giovani a usare farmaci per spingere più in alto l’asticella e tenere tutto assieme – curricula scolastici, forma fisica, buonumore – è forse l’altra faccia del languishing menzionato da Mencacci: un tentativo disperato di far fronte alle attese, viziando il gioco. Che però è viziato in partenza. «Mi sveglio presto e vado a lezione» rivela Emma, 23 anni, studentessa di Lingue. «Nelle ore libere mi chiudo in un’aula studio, ma è come stare dentro un loop: perdo tempo a ossessionarmi per il tempo che perdo, per i voti o l’idea di restare indietro. La sera devo fermare i pensieri: o mi chiudo nel binge watching di una serie, oppure esco e bevo o fumo fino a dimenticarmi chi sono. Invariabilmente dormo poco e il giorno dopo sono distrutta. Ho compagni che usano stimolanti e ansiolitici, mi tenterebbero se non fossi tiranneggiata da un’ossessione più grande: far tutto da sola, senza aiuti».
Il panico da sessione all’università
«Noto che ragazze e ragazzi affrontano quella che ormai chiamano “la sessione”, in una condizione molto simile al panico» conferma Simona Rivolta, psicologa e psicoterapeuta che, per ragionare su questa vulnerabilità, sente il bisogno di ampliare il quadro. «È come se ci fosse la credenza un po’ ingenua che l’iper controllo, seguire un percorso rigidamente programmato, consenta davvero di non avere sorprese nella vita. Raccogliamo il frutto di trent’anni di sostegno sfrenato all’individualismo. I ragazzi crescono con l’idea fissa dell’unicità. Ma, come spiega bene il film Fight Club, nessuno di noi è un “bellissimo e unico fiocco di neve”, il mantra di questi ultimi trent’anni. Meglio: non è in nome di questa unicità che riusciremo ad avere dei risultati o il successo.
L’individualismo: un mantra già dalla scuola materna
Prosegue l’esperta: «L’altro mantra, proposto fin dalla scuola materna è: puoi fare qualunque cosa. I bambini giustamente lo prendono alla lettera, come un mandato all’eccellenza, che non riguarda solo quello che si fa, ma ciò che si è. Un carico di aspettative gigantesco, in cui si assottiglia ormai anche lo spazio di quella palestra di relazioni non protetta che prevede fatiche, frustrazioni, l’addestramento al portar pazienza. Inevitabile che, con l’esordio sulla scena sociale adulta, sembri tutto enorme, difficilissimo. La verità è che questi ragazzi hanno un orizzonte di scelte molto ristretto, ci si aspetta che vadano all’università, che si occupino di qualcosa che potenzialmente li farà guadagnare bene e avere successo. Prova tu, liceale, a dire ai tuoi che vuoi fare un corso per diventare giardiniere. Proviamo allora a essere meno intransigenti e concentrati su noi stessi: non è così importante se si prende un 25 o ci si laurea un anno dopo, tanto si dovrà tutti lavorare, verosimilmente, fino a 75 anni».
Le sostanze ”preferite”
Nell’ultimo quinquennio tra gli adolescenti che hanno assunto psicofarmaci la percentuale di quelli che lo hanno fatto senza prescrizione medica è arrivata tra il 15 e il 20%. Secondo l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, si tratta di farmaci spesso disponibili in casa, acquistati su Internet, recuperati per strada, che sfuggono al controllo di adulti e medici. Sostanze come stimolanti e alcuni tipi di antidepressivi (che a loro volta stimolano l’attenzione e la concentrazione) usati per aumentare le performance cognitive, e, soprattutto dalle ragazze, per l’azione anoressizzante.
Si fa poi ricorso alla grande area degli ipnoinduttori, perché i disturbi del sonno sono molto diffusi nei giovani, e infine a benzodiazepine e ansiolitici, assunti anche per l’effetto sballo, che si ottiene associandoli ad alcol o altri stupefacenti, con conseguenze fisiche gravi e un alto rischio di incidenti.
Nel 2022 quasi 300 mila studenti avrebbero preso psicofarmaci senza prescrizione
La via naturale per il benessere psicologico
«Certo, è fondamentale lo stile di vita. Evitare gli energy drink per studiare, i dispositivi elettronici e gli zuccheri raffinati la sera, perché tengono svegli. E fare, invece, attività fisica tre volte alla settimana: aumenta le endorfine, gli ormoni del buonumore, e regolarizza il sonno».
I rimedi naturali per le crisi d’ansia
«Per le crisi d’ansia un ansiolitico naturale dall’effetto immediato è Rescue remedy, il rimedio di pronto soccorso dei fiori di Bach, 4 gocce sotto la lingua» consiglia la dottoressa Lucattini. «Per un’azione calmante di lunga durata c’è l’Arnica 200 CH, un tubo monodose da prendere una volta alla settimana. Un ottimo riequilibrante del sistema nervoso è il magnesio, meglio ancora se nella composizione è presente un complesso vitaminico B. Per chi ha problemi di insonnia, si può aggiungere un rimedio fitoterapico a base di melissa, semi d’uva e magnesio o, in alternativa, un mix di valeriana, biancospino e passiflora in tintura madre».
«Come antidepressivi naturali ai miei pazienti consiglio compresse a base di un mix di Griffonia e Rodiola» dice l’esperta. «Mentre per aumentare attenzione e concentrazione, quando si è sotto esame, l’ideale sono gli integratori di Omega 3 marini: vanno presi tutte le mattine, tranne il giorno in cui non si studia, e sono efficaci fin da subito». (Annaleni Pozzoli)