«Tu non verrai punito per la tua rabbia, tu verrai punito dalla tua rabbia». Le parole di Gautama Buddha, fondatore del buddhismo, si rivelano quanto mai attuali nel nostro tempo in cui collera, astio e rancore si sono infiltrati nella società, creando tensioni mai documentate prima. Di certo la pandemia ha inasprito gli spiriti, come ha rivelato il Gallup Global Emotion Report 2023, che ha registrato un aumento di questo sentimento fra gli intervistati del 23%.
La rabbia che fa bene
Eppure il furore può avere un’importante funzione per il nostro benessere. A spiegarlo è Roberta Milanese, psicologa e psicoterapeuta, autrice di Rabbia (Ponte alle Grazie) saggio dal sottotitolo programmatico: Un’emozione da addomesticare e cavalcare. «La collera ci aiuta a capire quali sono gli obiettivi per noi importanti e ci fornisce le energie necessarie per raggiungerli, rimuovendo gli ostacoli e affrontando i pericoli che incontriamo sul nostro percorso», spiega. Ed è così che questa azione propulsiva può aiutarci a reagire di fronte a una minaccia, a un’ingiustizia, a un abbandono, ma può essere anche in grado di sostenerci nel focalizzare bisogni, desideri e aspettative.
«Innanzitutto, dobbiamo essere consapevoli che quello che normalmente facciamo con l’illusione di gestire la rabbia il più delle volte non funziona» riflette Milanese. «Siamo cresciuti con il falso mito che debba essere sfogata fisicamente o verbalmente. In realtà, prendere a pugni i cuscini o continuare a lamentarsi, non solo non funziona, ma è come buttare benzina sul fuoco: fa divampare ancora di più il furore». Ed è così che l’esperta consiglia di «evitare di socializzare continuamente le nostre rabbie e, invece, dar loro il tempo di decantare. Una manovra utile è quella che in terapia breve strategica abbiamo definito “epistolario della rabbia”: consiste nello scrivere senza censure una lettera destinata a chi ci ha fatto perdere le staffe, che però non dovrà mai essere consegnata».
Scongiurare la rabbia con la scrittura
È stato infatti dimostrato come la scrittura permetta una rielaborazione profonda delle emozioni e, nel caso specifico, possa portare ad avere una diversa visione della situazione. «Non dimentichiamo che le radici della rabbia sono profondissime e primordiali» ragiona Alli Beltrame, counselor professionista e formatrice, da poco in libreria con Arrabbiati per bene (Mondadori). Il neurofsiologo Jaak Panksepp ha evidenziato come la collera appartenga al sistema emotivo primordiale, quello funzionale alla sopravvivenza umana, e come sia una vera e propria energia difensiva, fondamentale per ristabilire il nostro equilibrio con l’ambiente.
Se il corpo somatizza la rabbia
«Se ci è stato fatto un torto, se vediamo un ostacolo al raggiungimento di un obiettivo importante o se proviamo una forte paura, attiviamo l’esperienza corporea della rabbia», prosegue Beltrame. E il nostro fisico subito risponde: il tono muscolare aumenta, il cervello si mette pronto all’azione richiamando ossigeno ed energie, quindi psiche e soma si allineano sostenendo un comportamento reattivo. Si tratta di un’attivazione salutare, ma può diventare incompatibile con le relazioni quando degenera in aggressività, che si manifesta con azioni e linguaggio distruttivi. Un po’ come accade con i bambini, che non hanno gli strumenti per incanalare questo sentimento. I pedagoghi moderni consigliano di sfruttare tali momenti – in cui a volte i più piccoli si lasciano andare a spinte, morsi e schiaffi – per promuovere un’educazione emotiva attraverso l’ascolto e l’accoglienza, cercando di scovare una strategia per interpretare i fatti e cambiare le prospettive.
Educare alla rabbia
«La rabbia è trasformativa e può essere considerata un “super potere” educativo. Dal mio punto di vista, va vissuta in pieno e gestita per il benessere collettivo» sottolinea Beltrame. «La soluzione ai confitti a mio avviso non è smettere di arrabbiarsi, ma imparare a farlo per bene! È utile allora avere delle competenze da pronto soccorso emotivo. Strumenti fondamentali per riconnettersi con i propri figli, magari facendo prima dell’autoeducazione. Un esempio è quello di ammettere il proprio stato emotivo e richiedere del tempo per riflettere, ma anche coltivare momenti di calma per ponderare le decisioni. L’amorevole fermezza è l’approccio più efficace e protettivo. Il pugno di ferro spaventa e stimola la ribellione, mentre il permissivismo confonde e rende insicuri».
Dire no all’aggressività
Fondamentale è ricordare che rabbia e aggressività non sono sinonimi: la prima è una risposta fisiologica di difesa che comunica la necessità di cambiare qualcosa, la seconda è l’intenzione di arrecare danno. «Bisogna accettare che la rabbia è parte di noi e che dobbiamo imparare a saperne cogliere il messaggio di fondo, senza cercare di liberarcene rapidamente come spesso proviamo a fare» ragiona ancora Milanese. «Una volta comprese le informazioni che ci dà su di noi, la nostra vita e le nostre relazioni, potremo scoprire che ci sono dei cambiamenti da attuare per migliorare la nostra situazione e che dobbiamo attivarci per realizzarli. Così non solo non subiremo passivamente la rabbia, ma impareremo a utilizzarla positivamente».
Maestro di questa arte è stato il Mahatma Gandhi, che dichiarava di trarre le energie per la lotta non violenta proprio dalla sua grande collera verso le ingiustizie. «Ricordiamoci che nessuno ci può obbligare a provare delle emozioni. Non sono gli altri a farci arrabbiare senza il nostro consenso, ma siamo noi stessi a lasciarci andare» sottolinea Beltrame. «Quando avvertiamo rabbia possiamo sempre scegliere se lasciarla sfociare in aggressività, attiva o passiva, o trasformarla in una spinta costruttiva». Insomma, la scelta è sempre e solo nostra.
Da leggere
È l’emozione umana che viene più spesso condannata. Adesso, però, questi due nuovi saggi la “rivalutano”.
- Rabbia. Un’emozione da addomesticare e cavalcare della psicoterapeuta Roberta Milanese (Ponte alle Grazie) ci accompagna alla scoperta delle potenzialità che si possono spalancare davanti a noi se impariamo ad accettarla e a domarla.
- Arrabbiati per bene della counselor e formatrice Alli Beltrame (Mondadori) offre un percorso di autogestione. Ricordandoci che non sono gli altri a farci arrabbiare, siamo noi a scegliere di farlo. Perciò dobbiamo trasformare questa emozione in un’alleata.