Come vivere senza rimpiangere il passato

A molte persone succede di guardare con rimpianto a fasi precedenti della vita: che si tratti di un’infanzia o di un’adolescenza spensierata, o di un’altra particolare fasi in cui ci si è sentiti in qualche modo nell’età migliore, in cui ci si è sentiti forti, indipendenti economicamente, circondati dagli affetti o con tanti progetti per il futuro.

La vita è fatta di tante fasi diverse, nessuna delle quali è un punto di arrivo, e anzi è in continuo divenire. Possono esserci momenti più positivi e altri più critici, ma in ogni modo fossilizzarsi sul passato e il relativo rimpianto non è un mood costruttivo.

Gianna Schelotto, psicoterapista, giornalista e autrice del libro ” Le rose che non colsi” ( Ed. Mondadori) spiega che a volte, ripensando al passato, siamo convinte di non aver colto delle occasioni.

Ma quei ricordi nostalgici possono trasformarsi in una gabbia che ci allontana dal tempo presente. L’autrice confessa di avere un’età dell’oro: «I 30 anni. Non ho rimpianti ma quella è stata l’epoca dell’entusiasmo per mille progetti stimolanti. È un po’ come scegliere la meta per le vacanze: se si è stati molto bene in un luogo, è normale desiderare di tornarci».

Focalizzare l’attenzione ai bisogni del qui e ora

L’importante è non fare del passato un pensiero fisso, altrimenti ci si trasforma nell’uccello stupido, l’albatros hawaiano che, quando atterra, gira la testa all’indietro e, così, finisce spesso per andare a sbattere.

E’ necessario non fare l’errore di tormentarsi per ciò che non è stato. Oltre a essere una tortura, può diventare anche un alibi per giustificare delusioni e fallimenti del presente.

«Se accade, deve essere un campanello d’allarme» conclude l’esperta. «Perché significa che si è insoddisfatte della vita attuale e che non si ha abbastanza fiducia in se stesse per poterla modificare». Fare oggi ciò che ti rende felice è un passo verso il cambiamento

Avere memoria oggettiva del passato

Purtroppo la memoria spesso si rivela una trappola, perché tutti noi tendiamo ad abbellire i ricordi.

«Siamo portati ad avere nostalgia anche dei periodi poco felici della nostra storia» spiega il giornalista Aldo Cazzullo. Nel suo libro “Basta piangere!” (Mondadori) racconta l’Italia di quarant’anni fa, per concludere che è meglio quella di oggi.

«Il nostro Paese negli anni Sessanta era più povero, più inquinato e più violento di quello di adesso. E più maschilista: c’era il delitto d’onore. Fino al 1975 il codice civile prevedeva che il marito avesse un ruolo predominante rispetto alla moglie, che poteva essere esercitato anche con la violenza». Tutto vero ma, sul piano privato, la nostalgia va oltre questi dati oggettivi.

Come dice lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro: «Per raccontare la nostra storia, le persone meno attendibili siamo proprio noi stessi. Perché, senza volerlo né esserne consapevoli, abbiamo modificato i fatti a nostro uso e consumo».

E, allora, come dobbiamo regolarci con la storia che abbiamo alle spalle?

Trasformare il passato in risorsa

«Non dobbiamo cancellarla, ma servircene come di un trampolino» suggerisce Gianna Schelotto. «Io uso un esercizio che mi viene naturale nei momenti critici, quando sono messa di fronte a una sfida o travolta da una difficoltà. Consiste nel tornare con la mente ai periodi neri di quell’età dell’oro, a come ce la siamo cavata: se ce l’abbiamo fatta allora, ce la possiamo fare anche adesso!». Così il passato da zavorra diventa risorsa

Ricordare le proprie origini

«È importante sapere da dove si viene, tenere a mente la storia della propria famiglia, quella del luogo in cui si è cresciuti» spiega Aldo Cazzullo. «Io ricordo tutto e sono sempre stato curioso delle vecchie storie dei miei parenti ma nostalgico no. Lo dimostra il fatto che non ho mai tenuto nulla, dalle foto che mi hanno fatto con i personaggi che ho intervistato ad altri oggetti legati ai viaggi di lavoro, ai primi libri e così via».

Restare in contatto con i più giovani

Il giusto atteggiamento, quindi, è quello di far convivere sia la memoria per il passato sia la voglia di guardare al futuro. E per riuscirci c’è una soluzione a portata di mano: restare in contatto con i più giovani. «Che siano i nostri figli o quelli dei nostri amici» sottolinea Cazzullo «i ragazzi àncorano noi adulti al presente e ci contagiano con la loro progettualità e fiducia nel domani che, altrimenti, potrebbero vacillare».

Per vivere serenamente e con positività, senza restare prigionieri dei rimpianti è importante sfruttare al massimo le proprie risorse a qualsiasi età.