Ritardatari e felici
Il mondo si divide in due grandi categorie, chi è sempre in ritardo e chi, invece, tende ad arrivare in anticipo o puntualissimo e, quindi, è destinato ad aspettare. Diciamo che i ritardatari sembrano proprio la maggioranza e che sono in grado di scatenare le ire e i nervosisimi di chi, al contrario, tiene molto alla puntualità.
C’è chi sostiene si tratti di una questione di rispetto: in fondo, cosa costa organizzarsi per arrivare all’orario stabilito? Ma c’è anche chi sostiene che per alcune persone sia quasi biologicamente impossibile essere puntuali.
In ogni caso, è la scienza a proporci un curioso punto di vista. Una prospettiva dalla quale sembrerebbe proprio che i ritardatari cronici siano più felici.
Lo studio
Ad aver analizzato il comportamento e la vita dei ritardatari cronici è stato il dott. Jeff Conte, Professore associato del Dipartimento di Psicologia della San Diego State University. Lo studioso, infatti, ha deciso di porre in relazione tra loro la tipologia di personalità e il rapporto di questi tipi di personalità con l’entità tempo.
La classificazione dei tipi di personalità si rifa a quella accademica coniata dai cardiologi americani Meyer Friedman e Ray Rosenman (attivi nello sviluppo di quell’area medico-scientifica che viene chiamata psicologia della salute).
Sei un tipo A o un tipo B?
In base a questa classificazione della personalità, dunque, possiamo distinguere due macrocategorie. La personalità di tipo A e la personalità di tipo B.
I tipi A sono persone organizzate, molto ambiziose e al contempo poco pazienti. Questo tipo di personalità tiene molto alla puntualità.
Al contrario, la personalità di tipo B è più caotica, rilassata e tende ad arrivare perennemente in ritardo.
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La percezione del tempo
Ora, la scienza fa un passo in più. E mette in relazione i tipi A e B con le rispettive percezioni del tempo. Scoprendo che i tipi A sovrastimano la velocità del tempo, ovvero per loro un minuto dura solo 58 secondi.
Invece, i tipi B (che appaiono anche piuttosto scaltri in questo) sottostimano la stessa grandezza e percepiscono che un minuto si dilati e duri ben 77 secondi. Per chi sottostima la velocità del tempo, ovvero per la personalità B che è sempre in ritardo, occorre quasi il 40% in meno di tempo per portare a termine un’attività rispetto a quello che occorre realmente.
Infatti, in questo senso, gli studiosi si rifanno alla definizione di “pianificazione fallimentare“.
Meno performanti ma di successo
Molte persone “di successo” sono ritardatari cronici. Come è possibile? Pare che ciò sia dovuto a una maggiore creatività e a un maggiore ottimismo. Il tutto correlato a una più elevata autostima. Inoltre, chi ha questo tipo di rapporto con il tempo (che si dilata) è anche meno soggetto a stress: in breve, è come se avesse una protezione maggiore nei confronti di fonti di stress e pressione sociale.
Anche se la pressione sociale non è del tutto assente, infatti i ritardatari cronici devono comunque convivere e relazionarsi con le personalità di tipo A, ovvero gli organizzati e i puntuali.
Questi ultimi, a loro volta, potrebbero in realtà essere molto sereni nella loro organizzazione ma vivere come fonte di stress proprio la pianificazione fallimentare dei tipi B. E non solo sul lavoro, ma anche per esempo all’interno di una relazione sentimentale.
Più felici e più sani
Analizzando la questione dal solo punto di vista della salute, è lampante però che il minor stress della tipologia B, dunque dei ritardatari, abbia conseguenze molto positive sul benessere. Riducendo persino il rischio cardiovascolare.
Ma resta aperta una questione: può un super puntuale imparare a essere ritardatario? I manuali sono colmi di consigli per non arrivare in ritardo ma non esistono istruzioni per diventare meno organizzati…