Prendiamo il sabato. Giorno di svago e di recupero. Mi sveglio presto con lo slancio irresistibile di fare tutto quello che non riesco a fare durante la settimana. Le cose leggere e piacevoli, che non mi concedo mai. Tipo leggere un libro. Pregusto, ancora sotto il piumino, la gioia limpida che mi dà il rannicchiarmi sul divano, col profumo del caffè appena fatto e il tepore di un plaiddino, con in mano il romanzo che da settimane (mesi?) mi riprometto di finire. Solo io e lui, nel silenzio della casa addormentata. Finalmente affrancata dalla lenta agonia della lettura distratta e narcolettica in cui m’imbarco a fine serata, sopraffatta dal sonno.

Non resisto un minuto di più nel letto. Non vedo l’ora di immergermi nel “mio momento” di felicità

Mi alzo con un palpito di esultanza nel cuore, sprizzante di energia e buone intenzioni, ma già una notifica lampeggia sul telefonino. Se guardo, è la fine. Resisto. Ma mentre preparo la moka e aspetto il suo sommesso borbottio, butto un occhio alle news dell’online. È un attimo e la frenesia di tenermi aggiornata, la maledetta ansia da FOMO (fear of missing out), m’inchioda allo schermo per una buona mezz’ora.

Non riesco a godermi il tempo per me

Per fortuna, è ancora presto, non tutto è perduto. Ma basta il tragitto dalla cucina al sofà perché entrino nel mio campo visivo, a rovinare la magia, nell’ordine: cappotti ammonticchiati sullo scaffale d’ingresso, scartoffie disseminate sul tavolo del soggiorno, scatole vuote da buttare, scarpe scarpe scarpe, polvere… Come pensate che possa godermi Murakami con una casa in quello stato? Faccio appello al mio istinto da casalinga negligente e ficco imperterrita il naso nel libro sibilando un inutile “Ohm…”. Niente, non ci riesco, tempo due minuti e sono già lì ad impilare carte e rassettare. Una vocina interiore mi ordina di alzarmi e darmi da fare. Impensabile sperperare ore di tempo libero in un’attività tanto improduttiva. Esecrabile illudersi di poltrire. Sempre così. Tutti i sabati della mia vita.

Tutte le volte che arriva il senso di colpa

Quella vocina si chiama senso di colpa ed è più odiosa del grillo di Pinocchio. Non si azzittisce mai. Mi richiama all’ordine quando mi rilasso. Quando non m’impegno. Quando trasgredisco. Quando deludo le aspettative. Quando disobbedisco e quando perdo tempo. Insomma, tutte le volte che non faccio la brava. Se mangio troppo. Se finisco presto per poi distrarmi un po’. Se faccio shopping in modo dissennato. Se me ne sto a crogiolarmi al sole mentre gli altri mi reclamano (tutte le volte che controvoglia mi sono strappata dal lettino in spiaggia per fare il bagno con le figlie piccole, tutte le volte che maledicendo mi sono costretta a giocare a beach volley per non fare l’asociale…).

E se ci auto-sabotassimo?

Ci sono cresciuta col senso di colpa. Ci ho nutrito progetti e relazioni. Ma so di essere in buona compagnia. Pressoché tutte le donne che conosco sanno di cosa parlo. Tutte hanno combattuto, chi più chi meno, con quel demone despota che ci punta contro il ditino solo per farci sentire sbagliate. Spesso colpevoli di cose inesistenti, ma che gli altri ci fanno pesare. Se guadagniamo più di lui. Se torniamo tardi la sera. Se raggiungiamo un traguardo importante. Se siamo in gamba o ambiziose. Il senso di colpa è più acuminato quando eccelliamo che quando falliamo. Il suo obiettivo è mantenerci “in difetto”.

Il senso di colpa non è sempre negativo

Come si fa a liberarsene? È la domanda da cui siamo partite pensando alla nostra inchiesta. Per poi capire, parlando con gli esperti, che più che sbarazzarcene dobbiamo “governarlo”. Perché il senso di colpa non è una cosa brutta quando interviene in modo sensato. Ci aiuta a capire quando sbagliamo, ci fa pentire degli errori. Un alert interiore a rischio estinzione, se penso ai tanti fatti di cronaca in cui pestaggi o delitti orribili non lasciano traccia in chi li ha commessi: nessun rimorso, nessun rimpianto. Ok sentirsi in colpa, insomma, solo quando serve. Quando davvero si fa del male. Essendo il suo scopo renderci migliori, non rovinarci la vita e i sabati.