Il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è la Giornata della memoria , per non dimenticare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione, il sacrificio umano di migliaia di ebrei ma anche omosessuali, rom, disabili, dissidenti politici. Oltre 17 milioni di vittime. Le ricordiamo attraverso le storie di donne, testimoni di tempi assurdi.
Nel 1971 Anna Kovanicová Hyndráková , cittadina cecoslovacca ormai quarantenne, scrive ai figli Alena e Pavel per condividere i ricordi di un drammatico periodo della propria vita. Il racconto inizia il 15 marzo 1939, data dell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe naziste: l’autrice aveva all’epoca solo 11 anni. Eccone il libro Lettera ai figli. Da Praga ad Auschwitz , pubblicato da Medusa Edizioni, che venerdì 27 gennaio alle 18 sarà presentato presso la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani a Milano.
È nei cinema italiani dal 13 gennaio La chiave di Sara con Kristin Scott Thomas, tratto dall’omonimo libro di Tatiana de Rosnay . Come fece l’anno scorso Vento di primavera con Mélanie Laurent, il film francese ripercorre una vergognosa pagina di storia della Francia, i terribili fatti del Vélodrome d’Hiver, quando il 16 luglio del 1942 migliaia di ebrei vennero rinchiusi nel velodromo di Parigi in attesa di essere deportati in campi di concentramento. Un favore della “liberale” Francia alla Germania nazista.
Ondina Peteani è stata una donna coraggiosa in tempi difficili, prima staffetta partigiana d’Italia, deportata ad Auschwitz n. 81672. Il libro Ondina Peteani, la lotta partigiana, la deportazione ad Auschwitz, l’impegno sociale: una vita per la libertà ne è la biografia. Nella ricostruzione della storica Anna di Gianantonio basata su una serie di testimonianze dirette e di registrazioni sonore raccolte insieme a Gianni Peteani, figlio di Ondina, la vita della protagonista, nata a Trieste il 26 aprile del 1926 (giovanissima operaia e attivista del PCI a soli 17 anni) attraversa gli anni del fascismo, si inabissa nella detenzione nei campi di concentramento (Auschwitz, Ravensbrük, Eber Walde e poi di nuovo Ravensbrük) e continua nel dopoguerra segnata intimamente dall’eredità dei lager – la sterilità, l’anoressia, la depressione e alcune calcificazioni polmonari – con il suo lavoro di ostetrica, con l’impegno politico, con l’intensa attività culturale. “È bello vivere liberi”, sono state le ultime parole di Ondina.
Le donne e l’Olocausto è uno dei pochi memoriali che si concentra esclusivamente sulle donne.
Con sincerità straziante Lucille Eichengreen offre uno sguardo approfondito e sincero dell’esperienza femminile nei campi nazisti. Raccontando la storia della propria sopravvivenza, esplora il mondo delle altre donne che ha incontrato, dal potere femminile delle guardie SS, alle prigioniere che erano costrette a prostituirsi per il cibo. Le amicizie che nacquero tra le donne spesso durarono a lungo. Si aiutavano l’una con l’altra, e si dimostravano un affetto e un’attenzione che era difficile trovare persino in famiglia. Certo, avevano anche delle nemiche tra loro. Ma in generale c’era fiducia reciproca, le donne si davano una mano e piangevano insieme.
Helene Frank , sorella di Otto Frank padre di Anne, è morta a 93 anni lasciando una soffitta piena di memorie di valore inestimabile che sono diventate il libro I Frank. La storia della famiglia di Anne Frank . Prima della guerra, quando Otto con la sua famiglia si trasferisce ad Amsterdam, sua madre Alice si stabilisce a Basilea e nella soffitta di casa, che erediterà Helene e poi suo figlio Buddy, accumula ricordi: oltre seimila documenti tra foto, cartoline, disegni, poesie e lettere, tra cui quelle che Otto le spedì da Auschwitz. Il racconto di quelle memorie, costruito dalla moglie di Buddy con la cura di Mirjam Pressler , restituisce un ritratto inedito della famiglia Frank attraverso la loro fitta corrispondenza: gli amori, le vacanze, le angosce e le speranze durante gli anni di attese. E ci regala anche un’immagine di Anne precedente al Diario , una bambina piena di aspettative.