Certi stati emotivi sono un dove e un quando, hanno una geografia che risiede nelle nostre giornate. Come la domenica e l’autunno: intrisi di una bellezza struggente, in comune possiedono la malinconia che preannuncia la fine delle cose, la fine del tempo.

De resto, sul fervore del piacere prima del giorno di festa e la triste noia domenicale sarebbe d’accordo il poeta Giacomo Leopardi, che nel celebre componimento Il sabato del villaggio, che si racconta essere stato scritto di getto il 29 settembre 1829, tocca proprio questo tema. Dalla finestra di casa, affacciata sulla piccola piazza di Recanati, il giovane Leopardi, osserva la vita del borgo e si interrompe, per un attimo, dallo «studio matto e disperatissimo». La finestra, il nostro sabato: il punto di libertà da cui osservare l’orizzonte e sognare, lasciarsi andare e volare sulle ali dell’immaginazione. Ma in agguato c’è il tempo e la sua fine, quello segnato dalla sveglia e da un orologio che non si può imbrogliare perché è il ticchettio silenzioso dentro uno smartphone che si auto-aggiorna. In un attimo il lunedì è già alla porta. La domenica scivola via con un’occhiata allo zaino di scuola ancora da rifare e la pila di bucato da stirare. Esiste un modo per superare la tristezza della domenica e affrontare la nuova settimana senza l’angoscia del lunedì?

Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo dalla finestra io sto lavorando?”
Joseph Conrad

Che cos’è la sindrome della domenica?

La conosciamo un po’ tutti e i più piccoli non ne sono esclusi. A soffrire della sindrome della domenica siamo in tanti, soprattutto i più sensibili: è contraddistinta dal sapore agrodolce della tristezza e ha occhi umidi di malinconia. Dentro, il senso di una contrattura che sentiamo affacciarsi allo stomaco quando pensiamo alla nuova settimana, lavorativa o di scuola, e molto simili al sentimento della fine delle vacanze. Il brio dell’inizio ce lo perdiamo così, recalcitranti di fronte al lunedì che avanza. Ma la sindrome della domenica in fondo si nutre anche di questo, del nostro sfrenato desiderio di libertà, della voglia di cose belle e di abbracci senza tempo, che malauguratamente cozza con lo stridore temibile della sveglia dei giorni ordinari, quelli della routine settimanale, permeata dal senso del dovere che si rinnova senza scampo, settimana dopo settimana, anno dopo anno, fino all’epoca del diploma o della pensione.

Sunday Blues, la malinconia della domenica scatta alle 16

Secondo un sondaggio condotto dalla catena alberghiera «Premier Inn» nel 2012 in Gran Bretagna il 41% degli intervistati, su un totale di 2mila, ha confessato non solo l’ansia del lunedì, ma che il malessere è in agguato già dalla domenica mattina, quando, verso le dieci, per una persona su sei iniziano i primi sintomi di quello che è stato chiamato Sunday blues. Metà degli intervistati ha descritto la domenica come il giorno più noioso della settimana. Riguardo alle abitudini domenicali, il 75% degli intervistati ha raccontato che abitualmente non esce nemmeno di casa; il 46% non avrebbe alcuna frequentazione, nemmeno telefonica. Eppure, il 44% ammette di provare invidia verso i colleghi che si divertono durante il week end. Sapersi divertire sembra essere la soluzione. In apparenza. Un terzo delle persone coinvolte dal sondaggio ha indicato come la domenica più bella quella di un giorno in viaggio, al secondo posto il fine week end con una serata a cena al ristorante. Tant’è. Eppure senza mettere il naso fuori dalla porta di casa difficilmente qualcosa accade. Allora, forse, dovremmo iniziare a chiederci che cosa facciamo del nostro tempo. Che cos’è il tempo libero per te? Come lo usi il tuo, di tempo?

“L’unico modo per evitare di esseredepressi è non avere abbastanza tempo libero per domandarsi se se si è felici o no”
George Bernard Shaw

Cose del week end

Pulire, riordinare e fare lavatrici: una parte del fine settimana se ne va così, fra le incombenze di casa che non si riesce a fare da lunedì a venerdì. Poi c’è la spesa, altra necessità che rischia di diventare spada di Damocle. Perché la spesa, in verità, potrebbe anche essere il rito del sabato mattina, passeggiando insieme o in bicicletta, magari in uno dei mercati solidali che in modi diversi esistono in ogni realtà, dove incontrare i produttori locali e lasciarsi prendere dai colori della frutta e verdura di stagione. Per poi, magari terminare la mattina con il parco giochi e il pranzo insieme agli amici. Invece, questo è uno dei momenti di vita familiare che più rischia di appesantirsi. Così fare spesa, nei connotati dell’obbligo, è addossata solo al povero tapino, o tapina di turno, costretti a dribblare gli ostacoli del tempo di chiusura fra carrelli che corrono all’impazzata, sconti da afferrare al volo e piccoli che urlano indicando oggetti del desiderio eternamente rimandati a un imprecisato Natale.

Un’indagine simile alla ricerca effettuato in Gran Bretagna è stata condotta negli Stati Uniti, con risultati simili. Il fenomeno Sunday blues, infatti, è già stato rilevato da tempo. Fra le prime a farne oggetto di studio la psicologa americana Larina Kase, dell’Università della Pennsylvania, che ha evidenziato l’entità di ansia a cui ci espone il pensiero del lunedì. Fra i consigli della ricercatrice fare ordine come strategia di vita, per esempio lasciare la scrivania pulita il venerdì e terminare tutti i lavori entro la fine della settimana, così come pianificare il lavoro che ci aspetta. Una maggior organizzazione può aiutare ad affrontare il ritorno al lavoro con meno stress. Inoltre, puntare la sveglia anche durante il week end e progettare attività piacevoli da fare costituisce un altro modo per imparare a rilassarci e rendere vivo il nostro tempo. Sì, perché bisogna ammetterlo. Mentre consideriamo il sabato sera l’apice della festa, alla domenica lasciamo di frequente solo incombenze noiose. I più piccoli usano la domenica (spesso, proprio il pomeriggio!) per terminare i compiti. Quante volte si evitano gite in famiglia proprio a causa della scuola da preparare o delle pulizie di casa? In questo modo la domenica finisce per diventare uno di quei giorni in cui si sta tutti insieme… senza essere davvero insieme. Ognuno chiuso nella sua bolla.

“Usa bene il tempo, se vuoi avere del tempo libero”
Benjamin Franklin

L’arte del non-fare, elogio all’ozio

Qual è l’uso che facciamo del nostro tempo libero? In Giappone esiste una parola bellissima per indicare ciò che arricchisce di senso la nostra esistenza, ikigai. Scoprire il proprio ikigai significa sapere quali sono le cose che per noi vale la pena fare: le nostre passioni, ciò che accende la nostra spinta creativa e ci fa sentire vivi. Certo, si tratta di imparare a negoziare, con se stessi e con il tempo, con le cose che abbiamo da fare e non tutte sono attività piacevoli capaci di rubarci il cuore. Non sempre ci si può portare avanti con i compiti di scuola e le pulizie di casa durante la settimana. Ma ci si può provare.

Non sempre si va in giro o ci si sono cose da organizzare. Ma a mettere fuori il naso di casa ci si può provare, anche solo per una passeggiata o un giro per il quartiere. E se dobbiamo fare le pulizie magari facciamole tutti insieme, ognuno come può, con quello che sa fare. Forse il pavimento della cucina non sarà lavato perfettamente come al solito, ma avremo riso molto e tutti insieme. Alla fine della domenica se non altro ci saremo divertiti a mettere a soqquadro gli armadi durante il cambio stagione e provarci vecchi abiti che non ci vanno più, esplorare cassetti in cui non si guardava da anni o fare una torta che renda allegra la colazione del lunedì.

La domenica è sinonimo di solitudine per tante, troppe persone. E allora, perché non cogliere l’occasione per conquistare un giorno in cui rifondare le nostre relazioni, coltivare ciò che amiamo e le amicizie che danno valore ai nostri giorni?

Il punto è proprio questo. Non si tratta solo di quello che facciamo, bensì dell’attitudine con cui affrontiamo le cose, lo spirito con cui andiamo incontro alla vita. È questo a fare la differenza. Non è un caso se i bambini secondo gli studi sono i più colpiti dalla sindrome della domenica. Lungi da noi pensare che i problemi siano solo di noi adulti, i più piccoli vivono con ansia il lunedì perché sono loro le maggiori vittime della routine imposta. Abbiamo bisogno di tempo per perseguire i nostri interessi e, ancora prima, abbiamo bisogno di dare a noi stessi la possibilità di sperimentare: esplorare, uscir fuori dal proprio guscio e mettere il naso oltre la porta di casa. Deviare dalla ruotine delle solite abitudini verso percorsi non-ordinari, perderci in strade in cui non siamo ancora capitati. E metterci a ridere. Avere il coraggio, finalmente, di ritrovare il gusto di scherzare, proprio come amano fare i bambini, maestri nell’arte della scoperta e dell’entusiasmo. Con il potere dell’immaginazione anche le solite strade sapranno trasformarsi in un’avventura e la domenica sì, tornerà a essere un luogo in cui inventarci di nuovo e trovare spazio per le piccole cose che ci rendono felici.