L’atelophobia è in psicologia un tipo di atteggiamento che si riscontra spesso ma a cui quasi sempre non si attribuisce sufficiente importanza perchè lo si sta progressivamente normalizzando. Questo gergo tecnico esemplifica il meccanismo per cui continuare a sottovalutarsi porti a un’abitudine distruttiva che può sfociare in un comportamento patologico.

Le ragioni all’origine di questo problema sono indotte da problematiche di diversa natura, ma come loro comune denominatore troviamo il senso di inadeguatezza a gestire situazioni al di fuori della nostra usuale comfort zone. Come affrontare allora il malessere che ci attanaglia di fronte alle continue incognite e avversità che si frappongono rispetto ai nostri obiettivi? Di seguito vi proponiamo qualche suggerimento per evitare di abbattersi nel disagio e uscire in scioltezza dalle condizioni più inclementi.

L’inadeguatezza come reazione automatica e spontanea

Sottovalutarsi è un’esperienza che si presenta frequentemente nella vita di molt*: la leghiamo al timore della precarietà economica, alla sensazione d’incapacità di fronte a un compito o una mansione, o alla convinzione di non riuscire nei propri propositi a causa di una sostanziale irrisolutezza. Tutte situazioni, quindi, che ci fanno sentire inadeguat*, inadatt*, inopportun*. Tuttavia, quando questi pensieri disfunzionali iniziano a mettere radici più profonde fino a compromettere la qualità della nostra vita, è necessario fare un passo indietro.

La graduale compromissione del proprio giudizio personale può trasformarsi in un’arma puntata contro noi stessi. Affidare le nostre priorità all’opinione altrui cercando di accontentarla sempre, mostrandoci compiacenti senza favorire un contraddittorio, conduce a uno stato di frustrazione e insoddisfazione che mina la nostra autostima e danneggia qualsiasi rapporto. La svalutazione è una forza infestante che tende a divorare tutto ciò che abbiamo faticosamente costruito: fagocita sogni e aspirazioni, paralizza talenti e potenzialità e ci abitua a credere di non possedere gli strumenti adeguati per condurre un’esistenza all’altezza delle nostre aspettative.

Dove nasce la convinzione di non essere abbastanza

I complessi di inferiorità possono diventare uno stile di vita, trasformandosi in un’abitudine distruttiva e portando all’incapacità di amarsi dettata dall’erronea convinzione di valere poco. Molte persone imparano a credere in sé stesse soltanto quando trovano qualcun’altr* che abbia fiducia nelle loro possibilità.

Svalutarsi significa, infatti, ritenersi inferiori rispetto al nostro valore effettivo reale. Questa tendenza dipende molto dalle nostre esperienze pregresse: se le relazioni intessute in passato sono state positive e gratificanti avremo sviluppato probabilmente un’immagine positiva di noi stessi. Se invece i rapporti affettivi sono stati improntati su freddezza e continue critiche, quasi sicuramente faremo fatica ad accettarci e a credere nelle nostre potenzialità. Chi non si è sentito accolt* nella totalità del suo essere tende ad incolparsi per questo: se gli altri non l* apprezzano abbastanza è perché si è inadeguat*, sbagliat* e non meritevoli di considerazione. Molt* sono stat* educat* al sano valore dell’umiltà e della riconoscenza, tuttavia, silenziare le nostre aspirazioni e individualità per il bene altrui in nome del ferreo valore formativo, alla lunga limita la crescita personale e incentiva la scarsa valutazione di sé stess*.

Ricadute nella vita quotidiana

Iniziando involontariamente a sabotare le occasioni di autoaffermazione e fuggendo dalle opportunità si innesca un meccanismo di difesa per paura di dover prendere in mano la propria vita ed essere costretti ad agire. Perché in definitiva si ha più confidenza con il fallimento che con il successo, e si potrebbe iniziare a identificare quella zona grigia come comfort zone. La tendenza a non sentirsi all’altezza porta a riproporre continui insuccessi, ristagnando nella sofferenza.

Quando si ha uno scarso concetto di sé stessi, le percezioni condizionano la capacità di osservare e valutare obiettivamente le situazioni, e di conseguenza cambiano le conclusioni a cui giungiamo. La paura dell’insuccesso ci induce a una mancata espressione delle nostre risorse personali, potenziale umano e reali capacità, confinandoci a una vita ben al di sotto delle nostre possibilità. Il senso di inferiorità soffoca le nostre aspirazioni, le occasioni restano perdute e le opportunità sprecate. Il timore di non essere accettat*, giudicat*, approvat* si fanno pensieri persistenti e invalidanti, che pregiudicano la qualità delle nostre relazioni sociali. Questo ci rende, col tempo, anche incapaci di apprezzare il buono che c’è negli altri.

Sbloccare la serratura

Fortunatamente, anche se si hanno vissuto precedenti complessi, è possibile imparare a volersi bene e a guardarsi con occhi più comprensivi. Dipende solo da noi uscire dal circolo vizioso della svalutazione, partendo da piccoli accorgimenti. Basta riconoscersi il diritto di essere amati e rispettati indipendentemente dalle performance personali, riconsiderare la sensazione di inadeguatezza, accettare difetti o mancanze che non pregiudicano il profilo stabile del nostro valore anche in presenza di critiche o rifiuti, e allontanare l’atteggiamento difensivo, evitante o aggressivo per avere aspettative meno rigide nei confronti di sé stessi e degli altri.

Concentrare le energie per credere in noi stess* porta ad affermare i nostri valori e priorità, tra cui quello di mantenere relazioni sane con chi contribuisce ad accrescere il nostro livello di autostima e crescita personale. Tutt* almeno una volta ci siamo sentit* fuori posto, imperfett*, insicur*. La chiave è riderci sopra, e la serratura per ritrovare una prospettiva lucida e serena si aprirà in un attimo.