Senti parlare di energie negative e immediatamente storci un po’ il naso: di fronte a te appaiono subito atmosfere soffocanti di incensi, candele e quell’anziana vicina di casa dell’infanzia con le sue manie superstiziose. Ma se dietro all’apparente insensatezza di certe azioni si nascondesse un aiuto dalla vocazione estremamente pratica? Ecco alcune dritte sullo space cleasing e perché eliminare le energie negative da casa potrebbe rivelarsi un’idea tutt’altro che inconsistente.
Dal decluttering allo space cleansing
In lingua inglese clutter è il disordine che nasce dalla tendenza ad accumulare alla rinfusa. Stai pensando alla tipica confusione della scrivania? La postazione di lavoro è un luogo fisico a cui corrisponde uno spazio mentale. Del resto trascorriamo parte del nostro tempo a riordinare case e uffici, ma a volte abbiamo bisogno anche di mettere ordine fra i pensieri; “declutter your mind!”, svuota la mente, riordina le idee.
Puoi pensarla come un processo in più fasi: decluttering, cleaning, cleansing. Sgombrare, pulire, purificare. Il decluttering in un certo senso segna il primo passo del cambiamento, un’operazione difficile e qualche volta anche dolorosa perché fare spazio significa rinunciare a qualcosa (che avevamo conservato per un motivo preciso) per osare il vuoto. In fondo, è l’unico modo per dare il benvenuto alle novità, ma spesso ci decidiamo a farlo solo con il potere della disperazione. Ogni cosa è un pezzo di cuore e noi ci teniamo avvinghiati: agli oggetti e ai nostri modi di pensare. Essi ci configurano, li abbiamo fatti nostri e ora sono loro a possederci. Nell’arco del tempo accumuliamo ricordi, souvenir visibili e invisibili di ciò che abbiamo fatto e dei luoghi attraversati, delle persone.
Accumulare, imperativo e ossessione, che in modo più o meno scoperto respiriamo da quando ne abbiamo memoria. Tu che cosa accumuli? Immagazziniamo conoscenze, diplomi, esperienze lavorative magari pessime ma che fanno curriculum; divoriamo amori, amicizie, luoghi di vacanza e locali preferiti senza accorgerci che spesso ciò che facciamo è lasciarci alle spalle l’ultima esperienza per cercarne immediatamente un’altra. Salvo poi gettare tutto in un grande scatolone che finiremo per riaprire (forse) solo anni dopo l’ennesimo trasloco.
Come in perenne trasloco gli scatoloni delle nostre vite precedenti rimangono lì, appoggiati per anni negli angoli più improbabili: ci inciampiamo in continuazione e i mignoli si incastrano dolorosamente nei loro angoli, non sappiamo nemmeno più che cosa contengano eppure non possiamo fare a meno di pensarli ancora lì, nello stesso posto. Questo di solito è uno dei motivi per cui ci decidiamo per la fase due: il bisogno di fare pulizia si impone. Così, nel caos ormai impossibile da arginare, finalmente iniziamo a buttare. Ed è sgombrando ciò che non fa più parte della nostra vita che potremo fare spazio all’arrivo di nuovi giorni.
Fernando Pessoa
Quanto spazio occupa il passato?
Se anche tu associ la parola “energia” all’astrattezza sfocata di un mondo spirituale non facile da definire sappi che su questa immagine non sarebbe affatto d’accordo uno scienziato, ovviamente. Forza, misura, azione e reazione, anche questo è energia. Lo sperimentiamo tutti i giorni: l’energia elettrica o sonora hanno implicazioni molto pratiche nella nostra vita quotidiana; le percepiamo e ne viviamo gli effetti. La prima fonte di vita necessaria per ogni essere sul pianeta Terra è l’energia solare, senza la quale l’esistenza non si sarebbe sviluppata come la conosciamo. Se pensiamo all’energia come movimento, ecco che si aggiungono altre associazioni, senza contare l’energia mentale. Una sola parola, un senso che va in tante direzioni e prende sfumature molto diverse fra loro.
Nel tempo della nostra vita gli spazi che attraversiamo registrano i nostri movimenti. Sono spazi fisici, concreti, ma sono anche luoghi esistenziali: le stanze dell’anima corrispondono ai momenti vissuti. Ci sono angoli che ricordano un istante felice, poltrone invisibili in cui ci siamo accasciati in cerca di consolazione, corridoi di soste con il cuore in mano in attesa di una notizia.
La nostra abitazione parla di come stiamo e in modo più o meno autentico corrisponde alla nostra casa interiore, il modo in cui viviamo la vita. Anche per questo il ruolo degli oggetti è così importante: le cose che ci circondano e con cui conviviamo sono appigli emotivi, agganci della memoria. Certi oggetti provocano una fitta dentro, ci hai mai fatto caso? Ancora dopo anni riescono a riportare l’aroma di un periodo o una persona, solo che a volte nemmeno ce ne rendiamo conto.
L’importanza di cambiare aria
Tu in quale direzione vuoi andare? Lo spazio può aiutarti a sostenere le intenzioni a cui desideri dare forma. Immagina di appendere in giro per casa tanti post-it e pensa a quali parole scriveresti per definire i tuoi obiettivi di oggi. La forma segue il pensiero. Sii coerente: tracciare lo spazio è un modo per organizzare anche il tempo e aiutare un pensiero a trasformarsi in azione.
Se desideri iscriverti di nuovo all’università, tornare a suonare quello strumento rimasto nel cuore e abbandonato anni fa, o imparare a fare yoga inizia a ritagliare un angolo e predisponi lo spazio di casa. Ti aiuterà a trovare tempo per questa attività nella tua vita. Per far posto a nuovi lati di noi stessi c’è bisogno di fare vuoto, creare spazio libero.
Pulizia come rito di cambiamento
Fai un passo indietro, ancora uno; sì, fuori dalla porta. Gira la chiave ed entra. Prova a guardare casa tua come se non fosse tua. Che cosa racconta di te questo spazio? Ci sono oggetti con te da anni e che ti hanno seguito, trasloco dopo trasloco: quali sono quelli a cui sei così affezionata da non poterne fare a meno e perché? Da quali oggetti non riesci a staccarti, da quali ricordi? A proposito, anche un semplice portachiavi può parlare, il tuo che storia racconta?
Dedica un momento a ogni stanza, osserva gli oggetti che tu circondano. Semplicemente, fermati e fai un respiro profondo. Spesso non ci diamo l’opportunità di ri-decidere che cosa vogliamo realmente nella nostra vita: accettiamo ciò che c’è e basta, senza avere il coraggio di farne a meno. Che si tratti di un regalo dell’ex o di qualcosa cosa che amavi ma non fa più parte della persona che sei adesso, datti la possibilità di… alleggerire te, la casa in cui vivi e il tuo spazio mentale. Metti da una parte tutti gli oggetti che non ti rappresentano più; se separartene è ancora doloroso sappi che non devi per forza buttare: puoi regalarli ad amici o sconosciuti, gli oggetti continueranno il loro viaggio e tu avrai fatto pulizia (anche fa i pensieri pesanti!). “Cleansing” oltre che purificazione è anche l’operazione di pulizia del viso, ecco che allora questa necessità di “togliere il trucco” diventa operazione di pulizia profonda capace di andare verso una nuovacondizione essenziale, azione di cambiamento.
Marie Kondo, diventata celebre in tutto il mondo con il metodo KonMari, durante un’intervista ha ricordato che possiamo vivere il fare ordine come una celebrazione. È un atto di gratitudine, ha spiegato la scrittrice giapponese, verso tutte le cose che fanno parte della nostra esistenza quotidiana e che ci supportano ogni giorno. Ecco perché sceglierle è importante. Quando vivi circondata da ciò che ti dà gioia ogni elemento della casa partecipa della tua forza, ti consola e silenziosamente aiuta a ricordarti i valori che per te sono importanti.
Zygmunt Bauman
Lo spazio influenza il nostro umore
È un periodo negativo? Inizia a cambiare quello che ti circonda a partire da… i muri di casa. Un nuovo colore aiuta una nuova visione, rallegra, permette di rinnovare lo sguardo. Soprattutto dopo un momento importante della vita, come un lutto, modificare la disposizione dei mobili, le tonalità cromatiche e introdurre un cambiamento nell’organizzazione degli spazi è un modo per rinnovare e rinnovarci.
Negli anni Novanta l’inglese Karen Kingston vende oltre un milione di copie con il libro “Creating Sacred Space with Feng Shui”, tradotto in sedici lingue, e diventa un’esperta di space clearing. La parola cinese Feng Shui, da cui trae spunto, letteralmente significa “vento-acqua”, ma in realtà si riferisce al mondo in cui lo spazio può influire sulla nostra vita, pratica ed emotiva. È un concetto antichissimo: i rituali di purificazione celebrati con grandi feste collettive un tempo si ripetevano in momenti particolari dell’anno ed erano un modo per riportare alla luce l’essenziale, creare una trasformazione.
L’azione di purificare ci ricorda l’importanza di rimuovere simbolicamente gli ostacoli e togliere blocchi, compresi quelli mentali, per poter procedere di nuovo. Hai presente quando si sta da molto in una stanza e l’aria è viziata? Ecco, gesti quotidiani come il semplice spalancare le finestre e cambiare aria acquistano intensità, è la nostra disposizione d’animo ad articolare un senso nuovo. In questo caso, fare il pieno di ossigeno e tornare a respirare. Materialmente e metaforicamente.
A proposito, secondo le neuroscienze l’olfatto è connesso alla memoria spaziale. Odori, ricordi e luoghi possiedono fra loro un vincolo molto intimo. Attraverso una fragranza differente scriviamo nuovi capitoli di vita, vale per il nostro profumo preferito ma anche per la casa. Non sarà forse un caso se l’incenso, da una parte all’altra del mondo, viene utilizzato per celebrare e purificare l’ambiente. Attraverso l’aria, o l’acqua, riscriviamo l’ambiente, ci rigeneriamo: facciamo pulizia fuori e dentro di noi.