Pagheresti 4000 euro per stare su un’isola al femminile? L’interrogativo è il titolo di un articolo apparso sul The Irish Times durante la scorsa estate. Proprio così, immersa nel Mar Baltico di fronte alla costa finlandese nell’isola SuperShe, privata, gli uomini sono banditi. Si tratta del quartiere operativo della società SuperShe, che la fondatrice Kristina Roth ha creato per dare la possibilità alle donne di rilassarsi, fare una vacanza differente, praticare sport e condividere un’esperienza… esclusivamente al femminile!
Co-working al femminile
L’idea non è unica nel suo genere. Nel febbraio 2018 a New York ha inaugurato il suo terzo spazio co-working il progetto The Wing, che sta per aprire un’ulteriore sede a Washington, Los Angeles e San Francisco. Che cosa rende The Wing differente rispetto agli altri spazi co-working? La politica del “female-only”, solo donne.
A Londra esiste The AllBright, inaugurato l’8 marzo. The Deli Club, situato a Paris, fornisce alle donne una piattaforma dedicata all’industria creativa, mentre San Paolo in Brasile ha Feminaria, dedicata alle imprese al femminile. Un altro progetto a livello internazionale è Hera Hub, che si definisce “coworking space and business accelerator for women”. Sì, perché, come è possibile leggere fra le righe nella mission del progetto, per far nascere o crescere un progetto c’è bisogno di visione… e condivisione. Fare gruppo diventa un modo per intrecciare saperi e competenze diverse, ma anche sentirsi più forti, trovare un confronto. Aumentare la motivazione personale.
Spazi solo donne: palestre e non solo
Curves International, fondato da Gary e Diane Heavin negli Stati Uniti nel 1992, da qualche anno è comparso anche in Italia: si tratta di una palestra dedicata al pubblico femminile con un allenamento specifico. Al momento sono sempre più numerosi i centri sportivi solo donne che stanno nascendo sul territorio italiano ed europeo.
Un modo diverso per vivere l’allenamento e il proprio corpo in libertà? Il concetto dell’hammam tradizionale riguarda anche questo: uno spazio di intimità, dove esporsi senza giudizio e vivere la propria nudità riscoprendo il proprio corpo, donna fra le donne. Esprimersi senza censure: è questa l’ispirazione al centro del film del 2017 À mon âge je me cache encore pour fumer della regista algerina Rayhana Obermeyer, che fra le pareti di un hammam ha creato l’intreccio di storie al femminile.
Donne che si raccontano e confidano, donne che parlano di amore e sesso, un tema ancora tabù e non solo nell’altrove di Paesi lontani, ma anche qui, dove ognuna di noi abita. Chi ha parlato, o parla liberamente di mestruazioni, passioni e sesso con madri, figlie e nonne? Anche oggi sono ancora poche le donne che trovano un contesto in cui ascoltare e sperimentare in libertà la propria nascita di bambine che si trasformano in donne. Perché fare domande, essere curiose e liberare l’istinto fa ancora paura, in tanti ambiti.
Natura e cultura: fare gruppo per scoprire la propria forza
«It’s a base for women to feel comfortable, supported and empowered» ha spiegato Lola Head sul suo progetto The AllBright, creato nel 2015. Sentirsi a proprio agio, supportate e “empowered”, una parola chiave sempre più trend, il cui significato racchiude un concetto che spesso sfugge e su cui, invece, è importante fermarsi. Sì, perché crescere significa diventare consapevoli del proprio potere personale.
Ecco perché abbiamo bisogno di fare gruppo. Attraverso lo sguardo dell’altra ritroviamo il filo della nostra storia, ci connettiamo di nuovo all’essere donna, che non è materia di insegnamento, ma un percorso lungo e accidentato. In fondo anche per questo esistono posti come la Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna, con una collezione di oltre 40mila libri e un ricco programma di dibattiti, incontri e presentazioni.
La Libreria delle Donne di Milano esiste dal 1975, mentre la Libreria delle Donne di Bologna, dove tutte sono volontarie, è nata nel maggio 1996 e insieme alla Casa delle Donne, nata come casa rifugio contro la violenza, valorizza uno spazio che sia di ricerca e documentazione sulla storia delle donne. Discussioni, proiezioni, eventi e riunioni… per le donne e non solo. Sì, perché in questo caso si tratta di una recuperare una storia al femminile che è patrimonio di tutti.
«Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti» scriveva Clarissa Pinkola Estés, autrice del saggio best-seller Donne che corrono con i lupi. Trovare lo spirito del femminile significa recuperare la nostra anima ancestrale, ritrovare i cicli naturali della vita riscoprendo in noi stesse la forza che spesso non sappiamo di avere.
Il coraggio delle donne
Capaci di adattarsi, ricche di resilienza, inclini a guardare l’altro e dare spazio ai bisogni del gruppo, coraggiose come leonesse quando si tratta di proteggere chi si ama: per secoli le donne hanno intessuto la trama del loro stare insieme nell’ombra della casa, aiutandosi l’un l’altra in caso di malattia e durante il parto. La nascita, il grande segreto delle donne: la conoscenza del corpo femminile, censurato, nascosto e proibito, usato come arma delle guerre per secoli è stato un sapere di donne fra le donne, levatrici e guaritrici, maghe, erboriste, streghe buone dispensatrici di saggezza.
Quando donne di generazioni diverse si guardano negli occhi e si raccontano, facciamo un salto, ritroviamo il filo di ciò che è stato prima di noi per annodarlo al futuro. Ecco allora che fare gruppo diventa una risorsa, a livello lavorativo e professionale, ma non solo. Perché ogni donna insegna alla donna che le sta di fronte un modo di essere e di affrontare la vita: insieme ci guardiamo e osserviamo le nostre difficoltà, i sogni, le passioni, gli sbagli e le lezioni imparate lungo la strada.
Attraverso le altre, le amiche, vedo con più chiarezza chi sono: è lì che inizia l’autentica accettazione di sé, che è riconoscere la propria bellezza, unica e meravigliosa. Insieme, possiamo piangere, ridere di noi stesse, ritrovare il senso dei sogni. Forse è proprio questo il dono più luminoso: la gratitudine verso chi, incontrando il tuo sguardo, comprende le tue paure e con una risata ti sfida ad andare incontro alla vita. È un momento storico per riscoprire una solidarietà che ha radici antiche, il senso della tribù, e trovare più spazi di condivisione. Grazie, amiche, madri, nonni, zie, cugine, donne fra le donne… con le donne, per le donne.