La mia prima volta da una cartomante non la ricordo più: si perde nella notte dei tempi. Ma, da lì in poi, il mio reportage nella terra dell’occulto è stato una lunga esplorazione. Ne sono uscita con un catalogo ricchissimo di tipi umani. C’era la veggente che non concedeva appuntamenti ma riceveva in base all’ordine di arrivo, e se eri fortunato passavi dopo 10 ore ma capitava anche che aspettassi invano, la sensitiva che nei tarocchi ha visto davvero il mio futuro. Poi la maga newyorkese stile Whoopy Goldberg in Ghost che a tutti i costi voleva vendermi un rituale d’amore per risolvere i drammi che leggeva nel mio presente. Infine, la signora che nella vita faceva l’operaia ma aveva il dono e quando i turni lo concedevano riceveva in casa.
Ho ricevuto responsi sul lungomare, oltreoceano, in case spoglie e in stanze piene di candele. Tra un incontro e l’altro ho letto, studiato, fatto corsi, collezionato mazzi, praticato da sola e con le amiche. Ho capito che la magia dei tarocchi è negli occhi di chi li guarda: possono essere una guida, un passatempo, un’ossessione. Dipende da te.
I tarocchi oggi: tra fenomeno social e terapia
Quello che mai avrei immaginato, in 35 anni di frequentazione, è che i tarocchi potessero uscire da quel mondo borderline sempre in bilico tra il divino e la fregatura, trasformandosi in uno strumento di lettura del reale. E che le cartomanti, da sensitive o fattucchiere, diventassero influencer da migliaia di follower e anche imprenditrici, scrittrici, creative, podcaster. Di più: che a seguirle non siano casalinghe disperate o fanciulle con il cuore in subbuglio, ma universitari, professionisti, ragazzi della Generazione Z in cerca di risposte in questi tempi incerti. Invece va così in tutto il mondo.
Il senso di questo cambiamento lo spiegano bene Jen Cownie e Fiona Lensvelt, una creativa e una giornalista del Times. Sono divenute celebri in Inghilterra per aver fondato Litwitchure, un contenitore che mescola tarocchi e letteratura e propone letture private e corsi, ma anche un tour in cui autori e scrittori vengono intervistati partendo dalle carte.
«Per quasi 600 anni» scrivono «i tarocchi si sono portati dietro la reputazione di qualcosa di oscuro, imperscrutabile e un po’ sinistro e noi pensiamo che sia un peccato. I tarocchi sono certamente misteriosi, ma anche una pratica che dà forza e che dovrebbe illuminare, non spaventare. Per questo, abbiamo deciso di fare le cose diversamente. I nostri tarocchi sono moderni e li usiamo non per predire il futuro ma per raccontare delle storie. L’obiettivo dei tarocchi moderni è dare un senso al presente, non vedere il futuro».
Tarocchi e GenZ
E se l’obiettivo dei tarocchi è dare un senso al presente, è facile capire perché i primi destinatari di questa rivoluzione siano i più giovani e il mezzo di diffusione principale la Rete. In America e in Inghilterra i numeri sono altissimi. Su TikTok l’hashtag #tarotreading ha 4 miliardi di visualizzazioni e su Instagram i profili più seguiti superano i 100.000 follower. Si tratta della punta dell’iceberg di un mercato che globalmente vale circa 1,2 miliardi di dollari e continua a crescere anno dopo anno. Ovunque: anche in Italia. Ne ho parlato con Valentina Divitini, in arte Malapuella, autrice del libro Leggere i tarocchi (Salani), oltre 20.000 follower. Lei dice che gli avvenimenti degli ultimi anni e l’incertezza che si sono portati dietro hanno spinto le persone a cercare strumenti di comprensione di sé capaci di riavvicinare a un senso collettivo.
«Attraverso i tarocchi ascoltiamo storie che ci parlano della nostra esperienza individuale, ma che sono riconoscibili in diverse culture e diverse epoche, e questo aiuta a sentirci meno soli. Non è un caso che ci sia un interesse rinnovato da parte dei giovani tra i 15 e i 35 anni per il simbolico, i tarocchi e l’astrologia. Anche io mi sono avvicinata all’esoterismo da adolescente. A quell’età è strutturale cercare risposte che vanno al di là dell’autorità, che sia famiglia, religione o scuola.
Ai miei tempi gli strumenti erano pochi e ho fatto una scorpacciata di scemenze. Oggi abbiamo accesso a una quantità enorme di fonti meno confuse e ciarlatane e, attraverso la Rete, la possibilità di un contatto diretto con persone che usano questi strumenti in modo più “scientifico”. In più, io ci vedo un riappropriarsi di un sapere tipico femminile che finalmente a livello sociale abbiamo la forza e la cultura per integrare nella nostra esperienza. Quel tipo di conoscenza esoterica adesso sta venendo a galla grazie a quest’ultima ondata di femminismo, meno intellettualizzato e più votato all’azione e all’occupazione di spazi».
Il nuovo prestigio dei tarocchi
L’identikit delle sue clienti è donna, millennial, con alta istruzione e professionalità. «Avvocate, notaie, psicologhe. Una volta vedevamo la cartomanzia come l’ultimo approdo per un sostrato di ignoranza e superstizione, oggi ci si avvicina chi ha una visione del mondo ampia e disincantata, usandola come strumento per conoscere se stessi. È un cambio di paradigma. I tarocchi non ci danno delle risposte, nemmeno sul presente, ma aiutano a farci le domande giuste».
Clara Aloi, buyer di moda e cartomante, autrice con Fabio Albertini di Vaniloquio, fortunato podcast sul tema, dice di essere inciampata nei tarocchi in maniera abbastanza inaspettata nel 2012 in seguito a una delusione d’amore. «Li ho provati su di me come aiuto e introspezione, e poi ho cominciato a fare corsi. Il mio approccio era illuministico: volevo scoprire il trucco. Poi ho visto che trucchi non ce ne sono. Non sono della scuola delle fattucchiere e non indovino futuri: continuo a fare la buyer di moda, ma i tarocchi sono diventati un secondo lavoro a tutti gli effetti». La magia delle carte la spiega così: «Ascolti uno sconosciuto che racconta la tua storia attraverso dei simboli e questo ha un effetto potente, come quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che serve un taglio di capelli».
Cosa chiedere alle carte?
Perché un mazzo di tarocchi sappia raccontarti il presente, dice, non sa spiegarlo. «Il principio di sincronicità di cui parlava Jung non basta e, forse, tanto vale godersi la magia». In genere, i clienti arrivano a lei attraverso Instagram. «Una volta l’anno, invece, per esercizio faccio le carte per strada. È faticosissimo ma è utile. Mi è capitato di farlo a rievocazioni storiche e anche al Moma di New York, su invito della direttrice della comunicazione a cui avevo fatto le carte a un evento milanese.
La gente che arriva da me è varia: dal grande manager alla persona comune. Ma le domande si somigliano tutte. Il primo cruccio è l’amore: funzioniamo allo stesso modo a tutte le età, dai 15 ai 70, a prescindere dalla cultura. Giovanissimi tra i miei clienti ne ho pochi. Ma quelli che ho mi danno grandi soddisfazioni: fanno domande fighissime e hanno una curiosità giusta».
Dall’America molti si sono interrogati sull’interesse dei giovanissimi per i tarocchi e molti ipotizzano che nella ricerca di spiritualità abbiano sostituito la religione con pratiche alternative per comprendere il presente. Clara annuisce. «I ragazzi hanno pochi punti fermi: c’è un vuoto che però il tarocco non può colmare. La religione ha risposte universali, il tarocco è self-made, ma forse, per una generazione destrutturata e individualista come questa è un linguaggio più comprensibile».