«Le mie opere sono tutte impregnate della certezza che noi apparteniamo, di fatto, a un universo enigmatico». Tra le molte spiegazioni di René Magritte poste accanto agli oltre 100 dipinti in mostra alla grandiosa rassegna milanese Magritte. Il mistero della natura, questa più di tutte sintetizza e chiarisce la poetica del grande surrealista belga. Se certe sue immagini (i frammenti di cieli azzurri cosparsi di nuvole bianche, gli uomini sospesi con la bombetta, la famosa pipa) fanno ormai così parte dell’immaginario collettivo da apparire quasi banali, la serie di capolavori d’indecifrabile e inquietante bellezza presenti all’esposizione riscopre e mette in evidenza tutta l’enigmaticità dell’opera di Magritte, instillando nel visitatore un irrefrenabile desiderio di trovarvi una logica intrinseca.

Magritte in mostra a Milano con la sua idea di natura

Ma i commenti del maestro che campeggiano sui muri e il fatto che il tema conduttore della mostra sia la natura alleviano solo parzialmente il senso di straniamento di chi percorre le sale. Non si tratta infatti di una natura familiare e rasserenante: negli alberi maestosi si aprono scomparti che contengono case illuminate e sfere fantascientifiche; altri alberi pendono capovolti sullo sfondo di un proscenio dove un mobiletto fa da piedestallo a due teste, una cava, l’altra di spalle; sagome di uccelli dipinte d’azzurro e nubi si librano in freddi cieli notturni; imponenti montagne blu hanno la forma di aquile che vegliano nidi in bilico su muretti di pietra; una rosa enorme invade lo spazio angusto di una stanza borghese.

Per millenni l’umanità ha pensato di risolvere l’enigma della vita e dell’universo assegnando un nome, una funzione e una precisa collocazione spaziale e temporale a quanto la circondava, e dando a tutto questo la rassicurante definizione di realtà. L’arte di Magritte mette a dura prova le nostre certezze e la nostra pretesa di razionalizzazione, dimostrando che è sufficiente prendere un oggetto o una forma ordinari e spostarli in un contesto nuovo e inusuale (per esempio, la luce solare in un cielo notturno) perché perdano la loro identità e si trasformino in figure misteriose. La rassegna ripercorre lo sviluppo della poetica magrittiana dalle prime esperienze futuriste degli anni Venti al celeberrimo Impero delle luci del 1961, includendo opere poco note di provenienza privata, filmati e chicche come una serie di bottiglie dipinte a olio che riprendono i suoi temi principali.

Milano, Palazzo Reale, tel. 199199111, www.mostramagritte.it, fino al 29 marzo, ingresso 9 euro.