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Sono d’accordo con Cristoforo Colombo: questo è proprio il paradiso. E mi lascia senza parole. Acque “cristalline”? Tramonti “da sogno”?, Paesaggi “mozzafiato”? Sembrano definizioni troppo banali che non rendono giustizia alle British Virgin Islands, l’arcipelago di oltre 60 isole nel cuore dei Caraibi dove sono appena approdato. Davvero, mi mancano gli aggettivi per descrivere tutti i colori di questi mari dove ho nuotato e fatto lunghe immersioni tra relitti misteriosi e chilometriche barriere coralline.
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Le “BVI”, come le chiamano affettuosamente i suoi abitanti, discendenti degli schiavi africani e del popolo Taino (gli antichi indigeni caraibici), sono soprattuto un dono della natura. E un’avventura nel piacere e nell’ozio. Ne approfitto, quindi, per viziarmi un po’. Inizio dall’isola di Virgin Gorda, così battezzata nel 1493 proprio da Colombo, che vide nei suoi contorni la silhouette di una sensuale donna sdraiata sulla schiena (Virgin Gorda sta per “vergine formosa”).

All’arrivo al Biras Creek Resort (www.biras.com), mi vengono serviti cocktail fruttati, mentre il sole si tuffa sullo sfondo del porto. E mi rilasso, in attesa delle prime stelle per un bagno rigenerante al chiaro di luna. No, non è un luogo da divertimento sfrenato, Virgin Gorda, ma seduce con la gentilezza. La mattina presto corro lungo la spiaggia assaporando la sabbia spessa sotto i piedi. Due ragazze giocano a scacchi all’ombra del palmeto, mentre io riposo sotto un patio (ogni abitazione ne ha due a disposizione) dopo un giro in bici. Senza fretta, nella quiete. Mi aggiro nei dintorni e scopro per caso la sede caraibica del Yacht Club Costa Smeralda (www.yccsmarina.com/home). Quando il clima in Sardegna diventa inospitale i membri del club si trasferiscono in questo tecnologico porto fluttuante con 38 posti per colossi del mare da oltre 30 metri, e un giardino per vernissage e aperitivi.

Mi imbuco in modo rocambolesco per fare “vip watching”, curiosando tra la folla di gentleman e famosi imprenditori di successo. Ma faccio presto ritorno alla spiaggia: sono un ribelle e preferisco farmi accarezzare dai flutti del mare. Trovo di un’impareggiabile bellezza il Little Dix Bay Resort (www.rosewoodhotels.com/en/littledixbay), seconda tappa del mio viaggio. Il Little Dix, come il suo gemello sulle Virgin Island americane, il Caneel Bay, venne ideato e costruito dal magnate Laurence S. Rockefeller, nel 1964, cercando di offrire il massimo del lusso rispettando però l’ambiente naturale circostante. Appena posso, prendo la macchina fotografica e mi infiltro come un selvaggio nella proprietà per ritrarre palme da cocco, ibiscus, papaye e mogani.

Alla sera, mi attende una degustazione di vini californiani mentre i resident chef duellano a suon di piatti che ben si sposano con Cabernet Sauvignon, Merlot e Blanc. Chissà cosa sarebbero in grado di fare questi cuochi provetti per accompagnare un italianissimo Barolo o un pecorino fresco? Ma è tempo di scoprire l’anima più selvaggia di questi luoghi. Ed eccomi a The Baths (www.b-v-i.com/baths.htm), un monumentale complesso di rocce vulcaniche tondeggianti tutte da esplorare.
Seguo l’istinto e mi butto nella vita notturna. Come un segugio, fiuto i baretti dove c’è aria di festa, tra birre gelide e ritmi raggae… Stremato dai bagordi, l’indomani mi inoltro a piedi nudi tra i cactus e i pendii di Peter Island. Faccio amicizia con un’iguana che chiamo Lulù e ascolto insieme a lei un cd di Satie, mentre il sole mi brucia la pelle. Annuso menta e la raccolgo insieme ad altre erbe aromatiche, per farne sacchetti profumati da mettere in valigia.

Poi mi concedo un bagno lungo il litorale orientale dal nome piratesco: Deadman’s beach. E penso che, certo, corsari e bucanieri, non se la passavano male! Al tramonto siedo sulla punta Sunset Loop, e seguo rapito la geografia variabile delle nubi, e i riverberi viola del sole. Dopo una scorpacciata di aragoste e papaya, mi sento un re. Prima di ripartire, voglio ancora fare un po’ di snorkeling. Sott’acqua, vorrei mettermi al timone di un vecchio galeone inabissato e rubare un corallo da regalare alla mia donna. Mi commuovo all’idea che tutta questa bellezza potrebbe scomparire a causa dei cambiamenti del clima, per colpa mia, nostra, dell’Uomo. Quindi affrettatevi a immergervi. Ma nuotate con lentezza, naturalmente.