In molti se lo chiedono, soprattutto quando stanno per diventare genitori. Ma com’è il mondo visto attraverso gli occhi di un bambino? Innanzitutto, è necessario sfatare alcune credenze legate al modo di vedere dei neonati.
Per esempio: non è vero che un bambino appena nato sia privo della capacità di visione. Anzi, numerosi studi stanno dimostrando esattamente il contrario. Il neonato, non appena vede la luce, riconosce le ombre e ha anche la visione più precisa di alcuni dettagli di ciò che lo circonda. D’altronde, già nel pancione il piccolo riesce a distinguere sensorialmente luce e ombra.
Il mondo di un bebè? Mamma e papà
Quando il piccolo ha circa una settimana di vita è in grado di distinguere e riconoscere il viso della mamma o del papà. Ovvero, di chi lo culla e lo tiene in braccio. Ciò nonostante il bebè non ha ancora in questo momento del suo sviluppo mezzi diottrici adatti ad avere sempre una visione trasparente e nitida.
Ma, se tenuto a circa 30 cm di distanza, riesce a distinguere i lineamenti del volto di chi ha di fronte. Dunque, il contatto ravvicinato (anche visivo) è fondamentale per il corretto sviluppo della coordinazione visu-motoria. Così come sono consigliati tutti i giochi “in movimento” e colorati posti alla giusta distanza dal neonato (i classici giochini per la culla, come per esempio la giostrina).
Come i neonati vedono i colori
Uno dei temi più affascinanti che riguardano la capacità visiva e il suo sviluppo, è senza dubbio quello dei colori. Sappiamo quanto i colori siano importanti per determinare attitudini, stati d’animo e percezioni della realtà. Tanto che esiste un vero e proprio ramo di medicina alternativa, chiamato cromoterapia.
Il bambino è in grado di distinguere i colori solo verso il terzo mese. E, proprio tra il terzo e il quarto mese di vita, il bebè inizia anche a esprimere preferenze cromatiche con sguardo e sorrisi. Infatti, si entusiasma e si interessa quando si trova davanti a oggetti o scenari dai colori brillanti. Anche per questo motivo, è importante “esporre” il bambino a molti stimoli visivi diversi preferendo nuance vivaci e sempre differenti.
Come i neonati vedono il movimento
La vista non ha soltanto una funzione “fotografica” nei confronti degli oggetti, degli animali e delle persone. Vedere è anche (e soprattutto) un modo per muoversi nel mondo e una corretta stimolazione della capacità visiva sin da neonati può rivelarsi molto positiva per lo sviluppo della coordinazione del bambino e addirittura dell’adulto.
I bambini sono visivamente attratti, sin da neonati, da tutto ciò che si muove. Da qui l’amore incondizionato per le persone che corrono, per il cane che salta o per la palla che rotola nel prato. Il movimento, dunque, attrae l’attenzione dei bambini e, per questo motivo, è importante stimolare la coordinazione visu-motoria sin dai primi mesi di vita.
I piccoli, infatti, cercano tipicamente di afferrare gli oggetti e le persone che osservano muoversi nello spazio. E questo tipo di istinto va incoraggiato con la stimolazione visiva adatta.
Vedere come mamma e papà
Quando si completa la capacità visiva del bebè? Attorno all’anno di vita, a 12 mesi il bambino riesce a vedere il mondo come mamma e papà. Il piccolo inizia a vedere nitidamente gli oggetti di piccola dimensione, vicini o lontani che siano. Inoltre, distingue perfettamente le persone e riconosce quelle a lui care. Tutto ciò da un punto di vista prettamente “tecnico”.
Certo è che esiste anche un’ulteriore dimensione della capacità visiva (la vista è un processo mutlifattoriale), un aspetto più sensoriale ed emotivo che permette ai bambini di sviluppare una visione del mondo significativamente diversa da quella dell’adulto. Tanto che l’espressione “essere capaci di vedere il mondo con gli occhi di un bambino” non è casuale e ha un’accezione decisamente positiva.
Come si fa a vedere il mondo con gli occhi di un bambino anche da adulti? Prima di tutto, spostando lo sguardo dallo smartphone verso il mondo. E fermandosi a osservare anche ciò che è privo di utilità e scopo ma che provoca curiosità e piacere alla semplice vista. Anche in questo caso, è tutta una questione di allenamento e di abbandono della ricerca della performance a ogni costo.