A cura di Anastasia Meloni
Cosa vuol dire vivere “sotto una campana di vetro”? L’espressione di per sè rende molto l’idea. Stare sotto una campana di vetro vuol dire essere chiusi in un recinto e vedere la vita che ci scorre intorno ma non potervi prendere parte, per una sorta di reclusione.
Un altro modo di dire molto simile è vivere “nella bambagia”, che è però un po’ differente. Vivere nella bambagia vuol dire avere tutte le comodità a disposizione, essere viziati e iperprotetti, non dover affrontare mai alcun problema perchè c’è sempre chi lo risolve per noi. Se proprio vogliamo individuare la differenza, vivere sotto una campana di vetro è un po’ peggio, perchè ci viene tolta una cosa fondamentale: la libertà.
In genere la famigerata campana di vetro viene imposta da parte di genitori verso i propri figli. E’ fatta di limiti e proibizioni di vario genere: avere orari ferrei di rientro o addirittura non poter uscire, dover andare a letto entro un certo orario, non poter uscire in macchina o in motorino, non frequentare certe amiche che non piacciono alla mamma, non poter dormire con il fidanzato, non avere autonomia di scelta in molte cose come ad esempio frequentare una facoltà universitaria piuttosto che un’altra…fino alle cose più banali come dover mangiare tutto quel che c’è per cena o non potersi vestire come si preferisce.
E gli esempi di proibizioni parentali sono ancora numerosi. Si tratta di una maniera di relazionarsi che moltissimi figli vivono con una vera e propria sofferenza che avvelena le loro vite. Questo perchè si sentono privati di una cosa preziosissima per qualsiasi persona: la libertà. Non possono gestire la loro vita, non possono fare quel che vogliono, anche se si tratta di cose assolutamente innocenti. Ciò li porta come già detto a soffrire o a fare ugualmente ciò che viene proibito, ma creandosi una vita parallela tenuta in piedi da continue bugie.
Sia ben chiaro: non che questo fenomeno si spieghi con il fatto che i genitori in questione sono aguzzini senza scrupoli che desiderano consciamente la sofferenza per i proprio figli. Sono tanti e a volte comprensibili i motivi che portano alcune persone a comportarsi in questo modo. Magari l’aver subito un’educazione simile, una mentalità all’antica dovuta all’età, la distanza generazionale, l’apprensività e l’iperprotettività. Paradossalmente, se si tiene un figlio sotto una campana di vetro, si pensa di farlo solo per il suo bene.
Come tutti sanno nell’educare un figlio non si può dire sempre di sì. Proibire qualcosa, stabilire regole e limiti è assolutamente necessario. E i bisticci tra genitori e figli sono inevitabili. La situazione in genere comincia a diventare malsana quando le richieste dei genitori cominciano a diventare palesemente irrazionali e inutili. Esempio: se può avere un senso stabilire orari di rientro a 15 anni, questi cominciano a risultare decisamente insensati se non ridicoli una volta superati i venti anni! Purtroppo per i genitori i figli sono sempre un po’ bambini che vanno protetti, anche quando stanno per diventare completamente adulti. Si crede di poter ancora influire sulla loro vita, ovviamente per il loro bene. Magari non li si accetta per come sono, e si continua a tentare di cambiarli. In realtà da un certo punto in poi le proibizioni non hanno più alcuna finalità educativa, ma diventano unicamente una forma di costrizione gratuita, insensata e soprattutto inutile se non dannosa.
Le conseguenze
Per i genitori molto rigidi in genere è davvero difficile rendersi conto di quel che stanno facendo ai loro figli: spesso si è davvero convinti di star facendo la cosa migliore.
Chi ha vissuto sotto una campana di vetro, una volta cresciuto può avere diverse reazioni. Il fatto di esser stato “preservato” dai pericoli può rendere paradossalmente più vulnerabili: tutti sappiamo che per crescere bisogna farsi le proprie esperienze da soli. Relazionarsi e soprattutto tenere testa agli altri nella vita sociale e lavorativa può diventare difficile, perchè si è abituati ad obbedire e abbassare la testa.
C’è chi si ritrova con una scarsissima vita sociale perchè non potendo uscire non ha potuto portare avanti le amicizie. Oppure si può diventare più forti e scaltri di chi invece in famiglia ha avuto vita facile e non ha avuto ostacoli contro cui lottare quotidianamente.
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E ancora, c’è chi per reazione opposta appena ha un po’ di libertà, o appena se la procura tramite le bugie, si getta negli eccessi come droga e alcool per puro sfogo, dimostrando che le proibizioni dei genitori sono state assolutamente inutili. C’è chi se ne infischia dei divieti, ma riesce a farlo solo costruendosi faticosamente un’immagine di cartapesta agli occhi dei genitori raccontando bugie che considera necessarie seppur dolorose.
C’è addirittura chi si rende conto che l’unico modo per fuggire all’oppressione è andar via di casa, e magari rinunciare a certe ambizioni per trovare un lavoro e diventare indipendente il prima possibile, perchè conquistare la libertà che non si è mai avuta diventa l’obiettivo più importante della vita.
Insomma, da parte dei figli c’è quasi sempre una forte reazione, che sia di ribellione, di fuga, o di semplice sofferenza magari neanche esternata.
Esiste un modo per risolvere questa situazione?
Quando la campana di vetro diventa palesemente inutile e dannosa bisogna avere la maturità di rendersene conto e di cercare di farlo capire ai propri genitori. Prima di tutto bisogna cercare di comunicare: far capire ai genitori che il loro comportamento non dà risultati e dimostrare loro di esser diventati persone responsabili, che non hanno bisogno di proibizioni per non correre pericoli, perchè sanno da sè quali sono i propri limiti.
Questo non è sempre facile. Qualche volta ci si trova davanti un vero e proprio muro. Ma tentare non nuoce: mai abbandonarsi al rancore cieco senza aver fatto almeno dei tentativi.
Se non si ha alcun riscontro, mai desistere. La cosa più sbagliata è arrendersi e annullare se stessi. Se i vostri genitori non vi accettano e/o non vi lasciano liberi non vuol dire che siete necessariamente delle cattive persone. Anche se siete figli, siete comunque delle persone, con un proprio carattere e delle proprie inclinazioni che non possono essere represse, specie se non siete più bambini. Quindi il comportamento ideale, oltre a cercare sempre la comunicazione e la comprensione, è cercare di rendersi indipendenti il prima possibile, guadagnandosi di fatto la propria libertà a partire dall’aspetto materiale. Solo così i genitori potranno rendersi conto che siamo persone adulte e alla pari con loro, che non hanno bisogno di alcun recinto. Anche se è faticoso, dalla campana di vetro si può uscire!