Un ometto è vessato da un lavoro ordinario e demotivante. All’acme della sua frustrazione prende il mano il suo destino compiendo qualcosa di straordinario e/o violento… L’avete già sentita questa? Già, c’è una letteratura sterminata sul tema. E il cinema non fa eccezione.
Esce in sala oggi, 2 luglio, Wanted, e non è che l’ultimo di questa serie: il protagonista è Wesley, un timido impiegato, cornuto e mazziato, che scopre però di avere nel sangue un talento per l’omicidio. E’ infatti l’ultimo discendende di una millenaria organizzazione di assassini che lavorano per conto del Fato. E se pensate che questa sia una buona premessa per il solito film a base di inseguimenti, sparatorie e musica schitarrosa, dovrete ricredervi: Wanted va oltre. Proiettili con traiettorie curve, passeggiate sul tetto di metropolitane in corsa, un intero treno distrutto sul fondo di un burrone, inseguimenti mozzafiato in Corvette, morti ammazzati come fossero mosche.
Eppure il film è molto compatto e divertente. Anche se la trama, tratta da un’acclamata miniserie di Mark Millar pubblicata qualche anno fa, sembra fare acqua da tutte le parti: il Fato, per dire, è rappresentato da un mastodontico telaio, ma vi pare?
Gran parte del lavoro lo fa il fascinoso cast. Da una parte c’è James McAvoy, l’attore di Espiazione e L’ultimo re di Scozia, dove si “permetteva” di copulare con Gillian Anderson (l’agente Scully di X Files). Faccino pulito, una somiglianza inquietante con il nostro Silvio Muccino, McAvoy è un sex symbol sui generis ma ha una caterva di fan. Maschi e femmine, si dice in giro. Comunque, in ascesa: anche se sembra sentirsi più a suo agio nei panni della personcina mediocre e in preda all’ansia che in quelli del figaccione vendicativo che diventa a metà film.
Angelina Jolie con questo ruolo ha riconquistato le copertine di tutto il mondo: e non solo per l’invidiabile “visuale posteriore” che sfoggia uscendo dalla vasca. Sfrutta il cliché della femme fatale in un modo tutto nuovo: il risultato è una specie di “vamp tamarra” in canotta e taguaggi che farà sicuramente scuola.
Ma il merito va dato anche a Timur Bekmambetov, uno scatenatissimo regista russo celebre per aver battuto ogni record in patria con la sua trilogia dei guardiani. I guardiani della notte nel 2004 aveva battuto persino Il signore degli Anelli, e I guardiani del giorno nel 2006 aveva triplicato gli incassi del primo. La saga si concluderà l’anno prossimo con Twilight Watch: uno schiaffo a chi pensava che il cinema russo fosse una palla micidiale. Non ce n’è per nessuno: se non si possono definire “montagne russe” i suoi film, di chi lo si può dire?