Detta anche sindrome retto-adduttoria, la pubalgia è una patologia dolorosa che interessa la regione pubica, e colpisce frequentemente soggetti sportivi e donne in gravidanza. Causata da una degenerazione dell’inserzione dei tendini dei muscoli adduttori e addominali che si collegano all’osso pubico, essa coinvolge gli adduttori fino ad arrivare alla regione addominale.
Scopriamo come riconoscerla e curarla.
Pubalgia: dove fa male
I sintomi più classici che accompagnano la pubalgia sono rappresentati dal dolore che interessa la regione pubica, che varia la sua intensità da un semplice “fastidio” sino ad arrivare a un’intensità tale da interferire con le attività quotidiane della persona, disturbando persino il sonno.
Gli sportivi che nel praticare attività fisica sollecitano molto le gambe – calciatori, tennisti, ciclisti – spesso accusano tale sintomatologia in seguito ad un allenamento intenso o una gara, altre volte il dolore è presente prima della prestazione e scompare in seguito al riscaldamento, per poi ripresentarsi più acuto e nei casi più gravi impedisce la prestazione stessa.
Pubalgia diagnosi
Per effettuare una diagnosi corretta lo specialista dovrà escludere che vi siano altre patologie che abbiano una sintomatologia simile.
Gli esami strumentali generalmente utilizzati per confermare il sospetto diagnostico sono la radiografia del bacino, l’ecografia muscolo-tendinea e la risonanza magnetica.
Pubalgia: i rimedi
Guarire dalla pubalgia può non essere così semplice, spesso la sintomatologia cronicizza e l’esigenza di una ripresa rapida dell’attività sportiva non è compatibile con una completa guarigione.
La terapia è mirata principalmente a correggere le cause meccaniche che possono aggravare il problema: posture errate, eccessive dismetrie e carichi patologici che vengono sistemati con plantari su misura.
Chi è colpito da pubalgia dovrebbe osservare un riposo assoluto solo per pochi giorni, in alcuni casi è utile l’assunzione di farmaci antinfiammatori o la crioterapia locale a intermittenza. Può essere utile anche associare un adeguato programma riabilitativo mirato al recupero funzionale. In questa fase alcune terapie fisiche come il laser, la tecar terapia e le onde d’urto possono essere utilizzate per diminuire il dolore e facilitare il ritorno all’attività sportiva in tempi più brevi.
Pubalgia in gravidanza
Eiste una particolare variante della pubalgia che colpisce le donne in gravidanza, in quanto man mano che aumenta la dimensione del feto, si ha una retroversione del bacino con conseguente iperlordosi, che determina una di quelle condizioni che favoriscono l’insorgenza della patologia.
Inoltre man mano che la gravidanza procede, il corpo secerne un ormone chiamato Relaxina che tende a rendere le articolazioni più morbide ed elastiche, tra cui la sinfisi pubica che sarà molto importante durante il parto ma che può aumentare il rischio di comparsa della pubalgia.
Pubalgia: gli esercizi utili per combatterla e prevenirla consigliati dall’esperto
«Sportivi e donne in gravidanza sono i primi a soffrire di quella che genericamente viene definita pubalgia per indicare una sindrome dolorosa che interessa la regione addomino-pubo-crurale causata principalmente da continui microtraumi da sovraccarico, da affaticamento sportivo, da eccessiva tensione dei muscoli adduttori, da patologie muscolari e articolari o anche da patologie infettive», ci spiega Dario Guaitani, Osteopata-Naturopata-Massoterapista.
«Accade di svegliarsi al mattino con un dolore localizzato all’interno della coscia e inguine che spesso tende a diminuire sino a quasi scomparire con qualche esercizio di riscaldamento muscolare. Ed è proprio per questo che si tende a trascurare il problema con il risultato di aumentare il dolore fino a diventare invalidante.
Obiettivo del trattamento osteopatico nella pubalgia è quello di individuare le cause che hanno scatenato la sintomatologia dolorosa. Fra le cause più frequenti troviamo: la riduzione di mobilità del bacino, la disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede, la riduzione della mobilità vertebrale lombare con compensi adattavi all’osso sacro e al bacino, le aderenze cicatriziali nella zona pelvica o anche la disfunzione viscerale degli organi sovra pubici.
Individuata la causa scatenante l’osteopata interviene per riequilibrare la postura e ridurre le tensioni addomino-pelviche che possono aumentare l’ipertono muscolare adduttorio. Vengono inoltre sempre fornite al paziente indicazioni su comportamenti posturali da evitare o da assumere per prevenire recidive.
Dopo una manipolazione osteopatica, che mira alla normalizzazione di queste strutture ecco 5 esercizi da fare costantemente per diverse settimane:
1-rinforzo abduttori d’anca;
2-rinforzo adduttori d’anca;
3-stiramento massivo di tensore della fascia lata;
4-stiramento massivo di ischioperonotibiali;
5 -mobilita colonna lombare in flessoestensione;
Se il dolore ha una storia traumatica con lesione diagnosticata con ecografia questi esercizi possono risultare inefficaci, utile sarebbe utilizzare terapie fisiche come crioterapia, tecar o laser che, a loro volta, risulterebbero inutili se non vi è presente alcuna lesione», conclude Guaitani.