Salvano la vita ma mettono ansia: sono la colonscopia e la gastroscopia, due esami che proteggono dai tumori (il cancro all’intestino è la terza causa di morte in Italia, quello all’esofago ha 2.000 nuovi casi ogni anno) ma sono considerati dolorosi. Il motivo? Si fanno in endoscopia: prevedono cioè l’inserimento di un tubo che, nella gastroscopia, entra dalla bocca per esplorare l’apparato digerente superiore e nella colonscopia fa il suo ingresso dal retto, per risalire lungo l’intestino. Insieme al dottor Marco Dal Fante, responsabile del servizio di endoscopia della Casa di cura Pio X di Milano, vediamo perché oggi questi esami non devono spaventare.
Perché sono spiacevoli
La colonscopia detiene il “primato della paura”: nel 20 per cento dei casi l’esame deve essere interrotto per problemi
del paziente. A fare soffrire di più è l’aria introdotta nell’intestino per permetterne l’osservazione. Da aggiungere i disagi della preparazione: più spiacevoli per la colonscopia (occorre bere tre, quattro litri di un purgante salino) minimi per la gastroscopia (il digiuno). Quest’ultima, che di solito provoca nausea e un senso iniziale di soffocamento, in genere è tollerata meglio. Forse perché l’effetto nausea è breve e più conosciuto, e perché un po’ tutti in fondo abbiamo provato da bambini che cosa significa l’ispezione della gola col cucchiaio. E sapere aiuta.
I metodi che tolgono il fastidio
Ma il supplizio è sempre garantito? Non più. Oggi, i vari tipi di anestesia permettono che non ci si ricordi nemmeno
di aver fatto la colonscopia. Prima, però, è fondamentale un colloquio con lo specialista che, dal grado di ansia provata dal paziente, deciderà quale strategia adottare. Nel caso la paura sia lieve, basterà una minidose di benzodiazepine, farmaci calmanti ad azione veloce. Oggi vengono preferiti al Valium perché permettono di tornare alle normali attività subito dopo l’esame. In alternativa c’è il midazolam, un medicinale che fa anche dimenticare i disagi della colonscopia. La paziente rimane cosciente, ricorda di aver fatto l’esame, ma non i fastidi. Nei casi più difficili esiste la sedazione profonda in day hospital. Per la gastroscopia, invece, spesso l’anestetico spray basta per superare i disagi ma, se serve, ci sono sempre i metodi precedenti.
Quando sono necessari
Evitare ogni dolore è fondamentale: sono tante, forse troppe le donne che per timore rimandano questi test salvavita. La prima colonscopia va fatta a 50 anni, ma se un familiare ha avuto un polipo (anticamera del tumore) o un cancro del colon-retto, il primo test scende a 10 anni prima dell’evento (se il parente si è ammalato a 45 anni, chi è sano dovrà fare la colonscopia a 35). La prima gastroscopia è consigliata a 40 anni se si hanno casi di tumore in famiglia oppure si deve fare subito quando si ha qualche disturbo: per esempio una perdita di peso preceduta da disfagia, cioè da una improvvisa difficoltà a deglutire i cibi.