Come imparare a gestire la rabbia
Che cosa succede al tuo corpo quando ti arrabbi? Nulla di buono, ma forse già lo immaginavi. Quando si dice che arrabbiarsi troppo fa male non ci si allontana troppo dalla verità: la rabbia crea tensione costante e una sorta di sovraccarico che avvertiamo a livello fisico, e in cui investiamo tantissime energie. Se mentalmente la rabbia innesca una negatività che si autoalimenta, a livello fisico può dare vita a una serie di reazioni psicosomatiche tutt’altro che piacevoli.
Insomma, arrabbiarsi è legittimo in molti casi, e si tratta di una reazione umana fisiologica, ma attenzione a gestire la rabbia. Essere perennemente arrabbiati fa male, e l’incapacità di gestire questo sentimento – oltre a fare del male a noi stessi – può diventare problematica a livello ci vita sociale. Come sempre quando le emozioni diventano difficili da gestire, è importante ascoltare il messaggio nascosto.
Abbiamo chiesto al prof. Roberto Pani, psicologo clinico e psicoanalista a Bologna, qualche consiglio utile contro la rabbia.
Primi sintomi di rabbia: respira e prenditi del tempo
Il suggerimento popolare “conta fino a dieci prima di arrabbiarti” ha qualche utilità? «Penso di sì, perché significa prendere spazio e tempo prima di lasciarsi coinvolgere da un’identificazione con l’argomento o con la persona con cui ci stiamo relazionando».
Il punto è proprio questo: ti senti coinvolta perché ti identifichi con le parole o la persona da cui provengono: iniziare un processo di cambiamento significa lavorare su se stessi e, gradualmente, smettere di identificarsi creando una distanza rispetto a ciò che fa scattare i nostri meccanismi di protezione.
Ascolta e rifletti sulle parole dell’altro
Una frase pronunciata dall’altro può essere fraintesa e offenderci più o meno fortemente: uno degli errori più frequenti è dare per scontato il pensiero dell’altro oppure affidarci ad un ascolto superficiale.
Molti equivoci e incomprensioni nascono sulla base di differenze di pensiero, ma anche perché ognuno di noi utilizza parole diverse per esprimere concetti su cui, in parte, potremmo trovarci d’accordo. Contare sino a dieci significa prenderci circa quindici secondi per dirimere il nostro comportamento emotivo e avere, dunque, il tempo di chiedersi: “l’altro intendeva proprio provocarmi, offendermi, oppure ho inteso male?”.
Prendi coscienza della diversità se provi rabbia
Il pensiero da sviluppare? «Ebbene, forse ho frainteso: è meglio che gli faccia qualche domanda per accertarmi che non vi siano stati equivoci che causerebbero la rottura dell’amicizia, anche se provvisoriamente, oppure definitiva».
Fare domande costituisce uno strumento importante per evitare di scattare e imparare a esercitare una curiosità positiva, esplorando il pensiero di chi ti sta di fronte senza pregiudizi.
Tieni conto che la persona con cui ti stai confrontando potrebbe avere una storia e un modo di ragionare molto distanti rispetto alle esperienze della tua vita: coltivare la capacità di dialogo significa aprirsi alle differenze. Questo non significa giustificare l’altro o dover trovare a tutti costi un punto comune, ma semplicemente accettare che si possa pensare in maniera diversa.
Reagisci con ironia e distacco
Non tutti abbiamo le stesse idee. Che cos’altro bisognerebbe chiedersi prima di arrabbiarsi? «Le risposte che mi ha replicato mi dicono che questa persona è comunque indelicata e in fondo mi sta offendendo? Sebbene non lo sopporti con facilità, e non possa perdonarlo, mi giova di più che io possa rispondergli con una certa ironia».
Un atteggiamento ironico presuppone una capacità di distacco in grado di mettere una distanza fra noi e il problema: sviluppare elasticità significa riconoscere la differenza e essere in grado di trasformare la conversazione in un confronto sano, o persino farsi una risata.
Accetta la realtà
Forse potrebbe capire di essere stato offensivo e maleducato, dunque avere l’opportunità di scusarsi. A prescindere che io sia in grado di perdonarlo è importante poter prendere coscienza che lui è fatto così: accettare la realtà è fondamentale.
Come spiega l’esperto, in certi casi non possiamo fare nulla per modificare un’opinione o entrare in relazione con l’altro in modo positivo.
L’età o le esperienze di vita possono contribuire a una visione rigida: «L’altro non sempre può cambiare il suo modo di fare inopportuno o ineducato: posso soltanto considerare che in tal modo, un’altra volta, mi terrò distante da certi argomenti e non cadrò più così ingenuamente in una trappola del tutto improduttiva.
Proprio così, le discussioni a senso unico rischiano di diventare una trappola, perché impiegare tutta la tua energia nel tentativo di far arrivare qualcosa che l’altro non può capire?
E se l’offesa è grave? In certi casi il senso di ostilità è tale che si desidera – dopo aver contato sino a dieci – allontanarsi definitivamente da quella persona.
Quando oltre alla rabbia permane la sensazione che il rapporto non faccia per noi, non solo devo salvare la mia dignità, ma anche chiudere una potenziale relazione che potrebbe non crescere mai.
In questo caso quello che la rabbia comunica è un’emozione primordiale, in grado di trasformarsi in un cambiamento positivo quando è consapevolezza di ciò che desideriamo realmente.