Amici e amore: una storia
Questi racconti autobiografici sono stati scritti da voi, che ce li avete inviati e adesso li vedete pubblicati su Girlpower… mandateci anche i vostri!!! Potete scegliere l’argomento che preferite tra le 5 sezione di Girlpower!!! Che aspettate a farvi leggere? Per raccontarvi, per parlare di ciò che vi sta a cuore, per aiutare gli altri con le vostre esperienze, per ridere e riflettere insieme con i ricordi di una persona sola
Redazione di GP
E c’è lui. I nostri genitori sono migliori amici fin da quando erano giovani, abbiamo un anno e un mese di differenza, siamo cresciuti insieme, lui abita al piano di sotto, lui è sempre con me. Era lì quando m’è caduto il primo dentino, era lì il mio primo giorno di scuola, era lì quando mi presi la mia prima cotta, era lì quando mi fumai la mia prima sigaretta, era lì quando il mio ex ragazzo m’ha lasciato per un’altra. È l’unica persona che è in grado di capirmi, sa quello che penso, sa quello che sto per dire, sa quello che provo, sa il significato delle mie smorfie. È il mio migliore amico.
Nonostante entrambi abbiamo una vita amorosa ben attiva tra noi non c’è mai stato nulla, per me lui è un cugino e i suoi genitori degli zii. Ed anche se abitiamo nello stesso palazzo, al giorno ci scambiamo decine di SMS, abbiamo bisogno dell’altro, è inutile. Luca. E poi c’è lei. Era il primo anno delle medie, i suoi occhi così vispi m’attiravano, facemmo conoscenza e diventammo ben presto inseparabili. Purtroppo stava passando un periodo difficile nella sua vita, suo padre se n’era andato quando lei aveva 4 anni, suo fratello si drogava e la sua mamma era una psicopatica. Le sono stata sempre vicino, ho cercato di aiutarla. Ma l’anno dopo suo fratello era finito in prigione e sua mamma morì a causa delle interminabili pillole che si prendeva. Così trovarono suo padre che si era risposato con una spagnola e abitavano a Barcellona, era un bravo avvocato e diceva che se avesse saputo si sarebbe fatto vivo prima; ma mi chiedo come avrebbe potuto saperlo se non si faceva sentire.
Le dovetti dire addio. A causa di tutti questi problemi che lei aveva non abbiamo mai avuto un rapporto come tutte le altre ragazzine della nostra età. Noi c’incontravamo per far sì che si sfogasse, che io la consolassi e le dicevo quanto le volevo bene. Non andavamo in giro a ridere e pedinare i ragazzi più carini, non andavamo a casa dell’altra per fare i compiti, non era semplice. E fu per questo che lei e Luca non s’incontrarono mai (allora lui frequentava una scuola privata), ovviamente sapevano tutto dell’altro, erano parte di me. Nei 2 anni successivi io e Sabrina ci mantemmo in contatto, lei stava decisamente meglio. Così un giorno entusiasta mi raccontò che suo padre per amor suo aveva deciso di chiedere il trasferimento e tornare in Italia, da me. Finalmente io e lei eravamo davvero amiche. Quell’anno nella mia classe s’aggiunsero 2 persone, Sabrina, ormai trasferita, e Luca, bocciato come tutti sospettavamo. E fu così che passammo mesi inseparabili, noi 3, e come ormai m’immaginavo da un po’, finirono per darsi un bacio. Non vi dico la mia gioia: le 2 persone che adoravo di più insieme!!
Ma finì tutto troppo in fretta; si misero insieme, lei era innamorata, lui un po’ meno, ma comunque preso. Qualche mese dopo lui ricominciò ad essere il farfallone di sempre e capitava che la tradisse anche davanti ai miei occhi, cosa poteva fare?! O tradivo uno o tradivo l’altra, la via più giusta sarebbe stata rivelare tutto alla Sabri, ma non ci riuscivo era più forte di me, noi eravamo cresciuti insieme. La presi così seriamente che caddi in depressione. Intanto lei scoprì tutto e lasciò Luca, piangeva per lui, stava male per lui. Ma io non riuscivo a fare niente ed ebbi vari problemi con l’alcool.
Così fu lei a cercar la forza di aiutarmi, le confessai il problema, lei mi sorrise e disse che mi capiva, e che forse si sarebbe comportata anch’ella così. E fu grazie a lei che mi stabilizzai. I miei genitori non capivano nulla, erano troppo presi dai loro problemi, dal loro lavoro, e cominciai a dimenticarmi chi fossero. Una notte io e Luca decidemmo di andare a rilassarci nella nostra casa in montagna, prese la macchina di suo padre e un’oretta dopo arrivammo. Parlammo per ore, nonostante ci vedessimo in ogni ora avevamo sempre tante cose da raccontarci, o semplicemente ricordi da rivivere. Passammo dalle sigarette alle canne, dalla birra alla vodka. Io ero abituata, lui forse no. E così finimmo per baciarci, io ero soltanto un po’ brilla ma capivo cosa stava accadendo, ma nonostante tutto non riuscivo, e non volevo, fermarmi. Presi dalla passione, o almeno credevo, iniziai a spogliarlo e lui fece lo stesso con me, con pochi preliminari finimmo a letto. Persi la mia verginità, chissà se se lo ricordava. Lo facemmo 3 volte quella notte, sempre migliore della precedente. I miei sensi di colpa nei confronti della mia amica non si facevano sentire, fu lì che capì di amarlo.
La mattina dopo mi svegliai da sola, ci misi un po’ a ricordare, soprattutto sentendo che la mia pancia borbottava dai liquidi bevuti quella notte. Aprì bene gli occhi e vidi Luca sommerso dai suoi pensieri mentre guardava fuori la finestra la neve scendere. Mi alzai istintivamente per andarlo ad abbracciare e dargli un altro bacio, ma lui si oppose. Iniziò a gridare, mi chiese che stavo facendo, perché non l‘avevo fermato il giorno prima e perché era stato così stupido da non accorgersi di essersi innamorato di Sabrina. Vidi una lacrima scendere sulla sua guancia, e capì che s’era pentito, che credeva lei non gliel’avrebbe mai perdonato. L’ unica cosa che riuscì a rispondere era che lo amavo. Esausto scappò via.
Mi sentivo più debole del mio corpo, mi lasciai cadere sul letto disfatto, con i segni ancora di quella finta notte, dove io avevo creduto che fosse realtà. Non so quanto tempo passò prima che riuscì ad alzarmi, pulì un po’ il posto e presi il primo pullman che mi riportò a casa. Aprì la porta con lo stesso sguardo vuoto che avevo da quando Luca mi lasciò lì in piedi nella nostra casa, vidi mia mamma ma nello stesso modo di prima camminai per raggiungere la mia camera. Poco dopo sentì bussare alla porta e senza aspettare risposta mia madre entrò, con uno sguardo dolce mai visto prima mi spiegò che Luca l’aveva tranquillizzata dicendole che ero in montagna con lui quella notte, e che ora era fuori ma che sarebbe passato dopo, mi diede un bacio sulla guancia e mi accarezzò i capelli, nonostante non ero molto cosciente capì che aveva intuito tutto e che nel modo migliore mi era stata vicina. Chiusi gli occhi e mi addormentai.
Mi svegliai qualche ora dopo, stavo un po’ meglio fisicamente, presi d’istinto il cellulare e lo chiamai. Dopo qualche squillo sentì che qualcuno aveva risposto, non ci misi molto a capire che era stato fatto per sbaglio e che quelle non erano grida ma bensì Sabrina che ansimava. Era impossibile confonderla. Spensi il cellulare e iniziai a piangere. Io riuscivo ad immaginarmelo con lei, poche ore prima l’aveva fatto con me; come poteva?! Quei movimenti, quei sorrisi, le sue mani, la sua lingua; persi per sempre. Non uscì di casa per 41 giorni, mi finsi malata, non rispondevo al cellulare, non aprivo a nessuno, mia madre era lì vicino a me e mi reggeva il gioco. Povera Sabri che non capiva cosa stava succedendo, e Luca?! Lui si comportava come niente fosse, come se non capisse neanche lui. E questo mi faceva stare più male. Ma piano piano lo superai. Ricominciai daccapo, alla mia amica raccontai qualche scusa inventata, non ho mai capito se m’aveva creduto o no, ma m’aveva perdonato. Loro due s’erano messi insieme dal giorno della telefonata, non sapeva nulla della nostra notte e promisi a Luca che avrei mantenuto il segreto. Lo facevo più che altro per lei, non volevo farla soffrire ancora, dopotutto per Luca non aveva significato nulla quindi era inutile che lei lo sapesse.
Decisi di mettermi da parte perché non si può comandare all’amore. Iniziai però ad avere la nausea, svenimenti improvvisi, a scuola ero un disastro ormai. Mia madre mi portò in ospedale. Quando il dottore ci disse che cosa avevo svenì ancora. A 17 anni?! Finsi una storia con un ragazzo della squadra di pallacanestro di qualche città più in là, raccontavo loro ogni singolo dettaglio di quella storia mai esistita. E nessuno si sorprese quando iniziò a gonfiarmi la pancia.
Persi quell’anno di scuola e mi ritirai, cercai un lavoro. All’ottavo mese di gravidanza finsi che quel ragazzo mi lasciò preso dalla paura di non volere costruire di già una famiglia. La coppietta mi stava sempre vicina dimostrandomi che loro mi volevano davvero molto bene. Nacque così Arianna, con tre mamme e un padre. Al compimento dei suoi 3 anni ci diedero la bellissima notizia del loro matrimonio. Io e mia figlia dovevamo far loro da damigelle. Non vi nascondo i pianti che faccio ogni notte, la paura di non essere in grado di crescere Arianna da sola ora che loro si costruiranno una famiglia tutta loro, la sofferenza che vedo nei suoi occhi mentre guarda i padri delle sua amiche, la nostalgia di quella unica notte con l’uomo che amo, la non capacità di saper più nascondere i miei sentimenti. La mattina mi faccio passare tutto, mi metto a cucinare la colazione per il mio angioletto dai boccoli biondi che cammina goffa verso di me e giuro a me stessa che non rovinerò tutto alle persone che amo di più nella mia vita.