Buonasera, innazitutto grazie per aver letto la mia e-mail, dunque: io e mia moglie ci siamo sposati nel 1989, e da 18 anni lavoriamo assieme con una piccola attività, in questi ultimi 3 anni ho notato un calo affettivo e un suo distaccamento, lavoro con lei e a casa sono una donna mancata perchè lavo, stiro, cucino, faccio i mestieri:  insomma faccio tutto quello e normalmente fa una donna, lo faccio perchè mi piace farlo, ho messo mia moglie sempre su un piedistallo (senza esagerare troppo) coccolata dato attenzioni ecc… Tantissime nostre amiche si sono sempre congratulate con lei nel avere un marito cosi, abbiamo visioni diverse, a lei piace tutto quello che è religioso da Medjugorje a Padre PIo al Cammino di Santiago. Un mese e mezzo fa mi a detto che non mi ama più e che vuole il divorzio. Domanda: abbiamo la casa in comune, ma se e lei che vuole il divorzio, io non voglio che lei viva con me sotto lo stesso tetto, è obbligata ad andare o restare?

La ringrazio per la sua cortese attenzione

Andrea (nome di fantasia scelto dalla redazione)

SEPARATI IN CASA, SI HA DIRITTO AGLI AIUTI ECONOMICI DEL COMUNE?

Egregio Signore,

per poter rispondere alla sua domanda è necessario conoscere qualche elemento in più: la casa coniugale infatti può essere assegnata a uno o all’altro coniuge solo qualora vi siano figli minori o non ancora economicamente autosufficienti. In tal caso il genitore che sarà individuato come “collocatario” della prole avrò diritto ad abitarvi sino alla sua emancipazione economica.

In difetto, una volta che il Giudice avrà disposto la separazione, la vostra comproprietà si trasformerà in comunione ordinaria e ciascuno di voi potrà chiederne, in caso di mancato accordo, la vendita forzata. Se, poi, non vi è interesse a vedere l’immobile, chi dei due lo lascerà in uso all’altro avrà diritto a ricevere un congruo indennizzo. A nulla rileva se la separazione è stata voluta da uno o l’altro.