Lei c’è, sempre. Pronta ad ascoltare ogni sfogo, generosa del suo tempo come nessuna. È lei a capire le tue ragioni e a difenderle quando hai screzi con il tuo compagno, i figli, i colleghi. C’è da scommettere che seguirai il suo consiglio, atteso come il più prezioso. D’altronde, è la tua “personal influencer”, anche se una vocina interiore ti dice che qualcosa non torna. E che l’amica geniale può rivelarsi la peggiore nemica.
“Frenemies”: ami-nemici
Non a caso in America chiamano “frenemies”, letteralmente “ami-nemici”, le figure a doppio taglio che spesso incontriamo nella vita. A volte ti aiutano e altre ti feriscono, in un’altalena tanto più tossica quanto più mescola atteggiamenti apparentemente inconciliabili. «Pensiamo sempre che le relazioni siano bianche o nere, e che sia naturale frequentare soprattutto chi ci fa stare bene. Invece non è così semplice» scrive lo psicologo Adam Grant sul New York Times. «Le persone ambivalenti sono nocive più di quelle evidentemente negative. Secondo alcuni studi recenti, provocano pressione alta, stress, disturbi dell’umore. Gli esempi sono vari: dall’amica che prima ti sostiene quando finisce un amore e dopo inizia a frequentare il tuo ex alla cognata che si offre di tenere i tuoi figli per poi sminuirti come genitore».
L’amicizia oggi è troppo totalizzante
Un’amicizia tossica è forse anche più difficile da riconoscere di un amore tossico. «Specialmente se si tratta di amicizia femminile» sostiene Laura Pigozzi, psicoanalista, psicologa clinica e saggista, autrice del libro Amori tossici (Rizzoli) e del podcast Uscire dalle dipendenze affettive (sulle principali piattaforme). «Tra le adolescenti di oggi noto una forma totalizzante diversa dall’amica del cuore delle generazioni precedenti: è un’intimità talmente forte da azzerare la distanza indispensabile a una relazione sana. Ci sono gelosie fortissime, atteggiamenti manipolatori, ingerenze nei rapporti sociali e affettivi. Alla base c’è l’idealizzazione, che però alla fine spesso comporta che una delle due sfrutti l’altra».
Amicizia tossica: l’esperienza di Barbara
Queste relazioni, all’inizio, si costruiscono in due. «Eravamo diventate amiche al lavoro, unite dalla critica nei confronti dei manager. Ci sembrava di essere brave, le migliori, e ci sostenevamo» racconta Barbara, 45enne informatica, separata con un figlio. «Stefania mi riempiva di attenzioni e complimenti, cosa rara tra colleghe; ma in un ambiente per lo più maschile ci stava essere complici. Uscire con lei e i suoi amici, per me che avevo un figlio piccolo e pochi svaghi, era puro ossigeno. Tutti ci vedevano come una coppia inseparabile, se c’era solo una chiedevano dove fosse l’altra… Poi ha invaso la mia vita, e io ne sono diventata quasi succube. Metteva il dito nella piaga della mia crisi matrimoniale, e menomale che avevo lei. Mi raccontava le sue avventure da single con la consapevolezza un po’ crudele di suscitare la mia invidia. Dopo la mia separazione, ha iniziato a criticare chiunque frequentassi. Cercava pretesti per litigare e spariva per giorni, lasciandomi con una rabbia e una delusione tali che non riuscivo a pensare ad altro. Finché ho deciso di non cercarla più, ma è stata una grande sofferenza per me».
Non solo tra donne
Dinamiche simili, quasi come se ci fosse uno schema di base, le racconta anche Alice, 28 anni, insegnante. Nel suo caso, l’amicizia tossica era con un uomo. «Sergio, un compagno di università, mi ha conquistato con l’ironia. Era diventato il primo al quale confidavo qualsiasi cosa perché mi ascoltava, sdrammatizzava. Abbiamo passato un anno molto bello, si trovava bene anche con il mio fidanzato di allora, uscivamo spesso insieme. Non aveva altri amici, eravamo diventati il suo nucleo. Quando io e Luca ci siamo lasciati, è andato in tilt. Non solo ha criticato la mia scelta, ma era geloso di tutti quelli che vedevo. Si arrabbiava dicendo che il mio nuovo ragazzo non gli sembrava adeguato e mi accusava di non ascoltarlo più. Poi si scusava e io ci ricascavo, ma se lo invitavo fuori diceva: “Vengo solo se non c’è lui”. Quando si è aggregato a una vacanza con amici soprattutto miei, mettendo la condizione che io ci andassi senza accompagnatori, mi sono detta che era davvero troppo e gli ho chiesto di non venire. Ci siamo rivisti dopo la pandemia, un paio di volte l’anno. Finge che non sia successo nulla, ma non è certo il Sergio degli inizi».
Come liberarsi dall’amicizia tossica
«È un’epoca di polarizzazioni, di assolutismi anche nei legami affettivi» conclude Laura Pigozzi. «La coppia amicale segue altalene simili a quella amorosa. Troncare un’amicizia tossica fa soffrire moltissimo, anche di solitudine: sono persone che riempiono la vita, soddisfano il bisogno di essere visti, pensati, amati. L’equilibrio perfetto non esiste, ma questi rapporti sono decisamente squilibrati, manipolatori, invadenti». Riconoscerli, dicevamo, non è facile, però ci sono sempre campanelli d’allarme (vedi paragrafo successivo) da cogliere. Così come primi passi da compiere per liberarsi. «Smetti di pensare “Lei è fatta così” e comincia ad ascoltare il malessere che quell’amicizia ti provoca» conclude l’esperta. «Chiediti sempre se la relazione è paritaria: cerca lo scambio ed evita il rapporto a senso unico, basato su una persona che dà e l’altra che riceve. Infine, ricorda che essere in simbiosi al punto da confondersi con l’altra non è salutare: mantieni sempre un po’ di sana distanza. Vale per ogni legame». E, allora, tra i buoni propositi per l’anno nuovo mettiamo anche questo: liberarci da tutte le persone tossiche che ci circondano e frequentare solo chi ci fa stare davvero bene.
3 campanelli d’allarme a cui prestare attenzione
Il primo. Ha sempre una scusa per essere meno disponibile di te: l’obiettivo è spingerti a soddisfare le sue esigenze.
Il secondo. Ti riempie di complimenti: un eccesso di attenzioni spesso maschera l’invidia.
Il terzo. Avete un rapporto così stretto da escludere gli altri: la simbiosi rassicura solo apparentemente, è la punta massima della tossicità.