Amore “malato”: cosa significa?
Ammettiamolo: le coppie perfette non esistono o, se esistono, le troviamo tra le pagine di una favola illustrata in compagnia del Principe Azzurro, di Cenerentola e della Fata Smemorina. E se è vero che, alla base di un buon rapporto ci sono il dialogo e l’ascolto dei bisogni del partner, è altrettanto del destinato e una buona intesa fisica. Ma, anche senza pretendere di vivere una storia da soap, esistono alcuni segnali che indicano se la storia che stiamo vivendo è in buona salute, oppure siamo cadute nella trappola di un amore malato.
Quando l’amore è sano, i partner si aiutano e tirano fuori il meglio di sé. Se, invece, l’amore è malato, sofferenza, violenza psicologica e insoddisfazione sono all’ordine del giorno, come spiega in questa intervista Maria Cristina Strocchi, psicologa e psicoterapeuta, autrice di “Amore o caso clinico” (ed. Punto d’incontro) che, attraverso esempi pratici e storie di vita, permette di riconoscere tutte le dinamiche che possono innescarsi in una coppia, aiutando a far capire al lettore se la storia che sta vivendo è quella giusta. Ecco gli argomenti che vedremo in questa intervista:
- Caratteristiche di un amore “sano”
- Amore malato: i sintomi
- si può riconoscere prima?
- Come uscirne
- Come stare meglio dopo una relazione tossica
Quando l’amore è “sano”
D: Nel suo libro “Amore o caso clinico” distingue l’amore sano dal suo opposto. Come definirebbe un amore in buona salute?
R: Nel modo più semplice: un amore sano è quello che fa stare bene. Quando si sta con la persona giusta ci si sente tranquilli, soddisfatti e il rapporto aiuta a far emergere le parti migliori di sé. Il benessere che ne scaturisce, inoltre, è visibile e contagioso. Non è un caso che, quando siamo innamorati, gli altri se ne accorgano. Infatti, una persona che vive una relazione appagante è ben disposta verso gli altri e irradia gioia.
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Amore malato: i sintomi e come riconoscerlo prima
D: Quali sono, invece, i sintomi di un amore disfunzionale?
R: Una delle sensazioni che si provano è quella di camminare su un terreno minato. Anche in questo caso i primi a notarlo sono le persone care. Frasi come: “Ma come sei strano” e “ ti vedo diverso” sono all’ordine del giorno. L’umore cambia, ci si arrabbia più facilmente e per cose futili. Nei casi peggiori l’ansia si trasforma in attacchi di panico, disturbi del sonno o dell’alimentazione.
D: Come si fa a riconoscere un amore potenzialmente malato e a prevenirlo?
R: Bisogna, innanzitutto, diffidare degli uomini che fanno le vittime. A causa della loro naturale empatia, capita spesso che le donne si lascino coinvolgere dalle persone in difficoltà fino a convincersi di esserne innamorate, ma non è quasi mai così. In questi casi a farla da padrone è uno stereotipo culturale, duro a morire, che impone loro spirito di sacrificio, cosa che agli uomini non viene richiesto. Così ci si ritrova intrappolate in una ragnatela di sensi di colpa in cui è difficile districarsi e capire se ciò che si sta vivendo è vero amore oppure un maldestro tentativo di aggrapparsi a “qualcosa purché sia”.
La capacità di mediare è un altro indizio per capire se il partner è un caso clinico. Chi non ammette i propri errori, non mantiene ciò che dice e oscilla tra vittimismo e autoritarismo, dovrebbe far scattare dei campanelli d’allarme.
Amore malato: come uscirne
D: Come si fa a uscire da un amore di questo tipo?
R: Il primo passo consiste nel rendersi conto che è veramente difficile relazionarsi con queste persone. Il passo successivo consiste nello scrollarsi di dosso questo benedetto senso di colpa a cui tutte le donne, da Eva in poi, sono esposte. Se una storia non funziona non deve esserci per forza un colpevole e non ci si deve incaponire a farla durare ad ogni costo.
E’ importante capire di avercela messa tutta ma se le cose non hanno funzionato l’atteggiamento migliore è prenderne atto e lasciarsi, da buoni amici.
D: Come si fa a stare meglio dopo una relazione tossica?
R: Prendendosi cura di sé, facendo ciò che piace. Camminare, fare shopping, leggere, stare insieme alle persone, fare dei viaggi. In certi momenti è importante fare tutto il possibile per ritrovare il benessere e contrastare l’inevitabile strappo del distacco. Quando il dolore si affaccia non va combattuto ma accolto e ascoltato. Qualsiasi emozione viene a dirci qualcosa di noi e bisogna passarci in mezzo per evolvere nella nuova donna che stiamo e vogliamo diventare. Se la sofferenza è troppo forte, non esitate a rivolgervi a uno psicologo che, di sicuro, vi aiuterà a ritrovare la fiducia