Chi, come me, è cresciuto a cavallo degli anni ’80 e ’90 ha vissuto una gioventù ad alto tasso glicemico. La gente si amava moltissimo e in modo plateale e sdolcinato. Soprattutto i ragazzi, che nelle pubblicità tubavano al telefono per ore e flirtavano in spiaggia scambiandosi “cuori di panna”. Anche se si era reduci dai venti della prima rivoluzione sessuale (la seconda sarebbe arrivata con YouPorn) e si entrava lentamente nell’era funesta che quella conquistata libertà sembrava fermare e ostracizzare per l’incombere dell’Aids, l’amore andava fortissimo. Tutto ruotava intorno a lui.

Cosa si intende per amore romantico?

Si era edonisti e sentimentali. Lievi e forse un po’ superficiali nelle emozioni, come tutto a quei tempi, ma consapevoli del ruolo fondamentale che giocavano nelle nostre esistenze. Disposti a complicarsi la vita in nome di una passione: lasciarsi, tradirsi, riconciliarsi, farsi del male e non pensare ad altro, come nella migliore tradizione della tragedia greca e dei feuilleton a puntate, ma con l’allegria di Johnny Dorelli.

L’amore romantico nei film

È proprio in quegli anni che il cinema ha sfornato le più belle rom-com americane e tanti indimenticabili film d’amore: da Harry ti presento Sally a Innamorarsi, da Pretty Woman ad Affari di cuore. Sembravano storie leggere, in realtà scomodavano grandi registi e straordinarie sceneggiatrici – da Mike Nichols a Nora Ephron – per parlare, attraverso le relazioni, di molto altro, cioè dell’evoluzione della società. Soprattutto di come le donne cercavano di affrancarsi dal ruolo di mogli e di madri per conquistare nuovi spazi al di fuori della coppia e della famiglia. A volte riuscendoci (almeno in parte), vedi Kramer contro Kramer, a volte sognandolo soltanto, come racconta Clint Eastwood in I ponti di Madison County. Ebbene sì, persino lo spietato Ispettore Callaghan, in veste di regista, si lasciò prendere in quei decenni strani dall’euforia dell’emotività.

Come capire se si è romantici oggi

E oggi siamo ancora romantici? Noi no, che siamo “grandi” e la dolcezza più che ai baci l’associamo a certi cornetti alle crema che non possiamo mangiare più, anche se siamo ancora sensibili alla tenerezza, anzi mai come ora ci manca e ci commuove. Ma i giovani lo sono? A colpo d’occhio, sembra di no. Abituati come sono a corteggiarsi in Rete, sostituire i complimenti con i like, cercare un partner sulle app come se fosse una raccolta punti. Eppure le piattaforme streaming pullulano di teen drama zuccherosi e in libreria è boom di romance, genere un tempo snobbato come “riciclo” dei romanzi rosa e ora promosso al rango di letteratura, quella “vera”. Del resto, cos’altro erano i grandi romanzi di Jane Austen e delle sorelle Brontë, se non magnifici drammi sentimentali che celebravano donne strepitose? Non sempre fortunate, certo, ma tignose. All’apparenza docili, ma nel profondo forti e temerarie.

L’amore condiviso

A guardar bene, a distanza di secoli, ancora quello ci vuole per amare: il coraggio. Un tempo necessario per liberarsi da imposizioni familiari e matrimoni combinati, oggi per mettere a terra i propri sogni, dare solidità a legami volatili e precari per mancanza di soldi e di certezze, tradurre l’ebbrezza dell’innamoramento in un progetto, che sia ambizioso ed “equamente” condiviso. «Il romanticismo è cura, parità e rispetto» ci ha detto la scrittrice Alessia Gazzola, che ha scelto il nostro magazine per presentare la sua nuova eroina, Miss Bee. Curiosa e ribelle come l’indimenticabile medica legale de L’Allieva, ma ancora più arguta se ha capito, già negli anni ’20, che l’amore è una cosa irrinunciabile, ma la felicità non può dipendere da un uomo. Solo da se stesse.