Cellulare ai bambini sì o cellulare ai bambini no? Nel panorama attuale, il rapporto tra bambini e tecnologia scatena accesi dibattiti tra genitori, esperti e persino il Surgeon General degli Stati Uniti, che propone l’etichettatura delle app social. All’inizio di quest’anno, un libro di uno psicologo sociale della New York University ha fatto luce sui presunti pericoli di smartphone e social media per i bambini in età precoce. Altri invece sostengono che il tempo trascorso davanti allo schermo non sia necessariamente un male, se moderato.
Il senso di colpa dei genitori per il cellulare
A prescindere dalle opinioni e dalle evidenze scientifiche ciò che sembra accumunare tutti i genitori è il senso di colpa, dovuto al fatto che lasciano i figli davanti allo schermo del cellulare per poter magari svolgere le proprie attività. Nathan Walter, professore associato di psicologia dei media presso la Northwestern University, e i suoi colleghi hanno recentemente condotto una ricerca proprio su questo tema, indagando il senso di colpa dei genitori in relazione all’uso dello schermo da parte dei figli, superiore a quanto consigliato dagli psicologi dello sviluppo.
Genitori più stressati
I loro risultati, pubblicati sulla rivista Media Psychology, evidenziano che i genitori che si sentono in colpa per il tempo trascorso davanti allo schermo dei figli tendono ad essere più stressati e a riportare relazioni meno positive con i propri figli. Tuttavia, la ricerca sottolinea l’importanza di un’analisi più approfondita delle evidenze scientifiche sugli effetti negativi degli schermi, spesso basati su correlazioni e non su relazioni causali.
Il cellulare fa male ai bambini?
L’esperto ha spiegato che «una recente meta-analisi ha esaminato 18 studi con quasi 250mila partecipanti, senza trovare alcuna relazione significativa tra il tempo trascorso davanti allo schermo e la depressione, uno dei principali motivi di preoccupazione”. Risultati simili sono emersi anche “per le capacità di funzionamento esecutivo e il rendimento scolastico». Queste evidenze suggeriscono che il problema potrebbe risiedere non tanto nell’uso dello schermo in sé, quanto nelle attività che esso sostituisce. «Quando i bambini sono immersi negli schermi, non socializzano, non giocano all’aperto e non si dedicano ad altre attività che apportano benefici allo sviluppo», ha spiegato il ricercatore.
Lo stigma dei cellulari
Ciò che secondo l’esperto della Northwestern University bisognerebbe eliminare è lo stigma associato all’uso dello schermo nella società odierna. Il riferimento è a un libro, scritto da un altro esperto, lo spicologo statunitense Jonathan Haidt, in cui si incoraggiano i genitori a tenere i bambini lontani dai telefoni fino all’età di 13 anni. «Non mettiamo in discussione le sue raccomandazioni, ma sottolineiamo la necessità di sfumare il discorso e di evitare di demonizzare l’uso dello schermo in maniera assoluta».
Come agisce il senso di colpa di mamma e papà
Dalla ricerca è emerso che il senso di colpa dei genitori è spesso scollegato dal tempo effettivo trascorso dal bambino davanti allo schermo. Sembra esserci una sorta di colpa intrinseca associata all’uso degli schermi da parte dei bambini e per contrastare questo senso di colpa, il ricercatore suggerisce a mamma e papà di informarsi in modo equilibrato sugli effetti degli schermi, evitando fonti unilaterali o sensazionalistiche. «È importante ricordare che la relazione genitore-figlio è influenzata da molteplici fattori e che non esiste un legame causale diretto tra tempo trascorso davanti allo schermo e benessere familiare», ha concluso.