Ogni coppia che si separa deve attraversare diverse fasi che spesso sono molto dolorose e che necessitano di una rivalutazione e rielaborazione dei propri vissuti da parte di entrambi i partner. Naturalmente ogni storia presenta diversi gradi di sofferenza e di difficoltà e chi subisce la decisione del distacco è assai più travolto psicologicamente ed emotivamente, poiché subisce l’abbandono, oltre che la perdita dell’oggetto amato.
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Essere abbandonati infatti è normalmente ciò che spaventa di più e che può condurre nel peggiore dei casi a profondi stati depressivi ed ansiosi. Il disorientamento che l’abbandono comporta è simile a quella sensazione che alcuni bambini hanno provato nella prima infanzia, quando anche solo per un attimo si sono persi in mezzo alla folla, cercando disperatamente il proprio riferimento affettivo, che il più delle volte però farà ritorno per consolare e tranquillizzare il piccolo.
Nella separazione tra coniugi non vi è ritorno (almeno nei casi in cui l’altro abbia davvero deciso di chiudere la relazione) e spesso quel vissuto di disorientamento e di perdita è davvero lacerante per i primi tempi. Molti psicologi e studiosi del comportamento umano, tra cui John Bowlby, hanno paragonato questa esperienza a quella del lutto vero e proprio in cui si è storditi, sconvolti ed increduli, per poi cominciare a provare una forte rabbia e disperazione che naturalmente necessitai di sostegno e contenimento.
Quando lo stile dell’attaccamento della coppia presenta forte dipendenza, o addirittura una certa fusionalità, ossia quando i due partners hanno sempre condiviso tutto, vita sociale, spazi, tempi, decisioni anche personali o lavorative etc…rinunciando completamente ad una propria sana individualità, l’abbandono diventa qualcosa di insostenibile, inaccettabile e sfocia in forme di aggressività e rabbia agita. Quando ciò accade è indispensabile correre ai ripari e farsi aiutare non solo dalle persone care che possono solo in parte supportare, ma da un professionista che sappia come trattare queste condizioni di disagio.
Quando poi tutto questo incontra la psicopatologia, si arriva a vivere con ossessività lo stato di abbandono, che non può essere gestito ed accettato, sino a raggiungere uno stato di profonda angoscia , tale da condurre l’abbandonato a considerare l’altro un oggetto da possedere a tutti i costi, ed allo stesso tempo un essere crudele che ha ucciso i sentimenti più intimi, rinnegando un legame strettissimo e inviolabile. Fortunatamente non tutte le relazioni sfociano in queste forme morbose e distruttive, ma questa disperazione dovuta all’impossibilità di accettare che l’altro non sia un oggetto da possedere, da reclamare, da pretendere, è sempre più frequente ai nostri giorni e fa riflettere su come le relazioni cambino in risposta ad una società che si basa sul tutto e subito; sull’impossibilità di desiderare l’altro senza fare in modo che poi diventi una sorta di proprietà, non tollerando che possa avere dei propri bisogni, proprie necessità, propri pensieri, una propria esistenza.
In realtà non esiste un processo di separazione ed abbandono indolore. Lo è normalmente per entrambi, soprattutto quando la relazione sussiste da tempo, per non parlare se ci sono dei figli in comune da crescere e da amare. Il ruolo del o dei figli in questi casi è assai delicato. Può essere un incentivo a trovare soluzioni indolori per tutti e quindi a collaborare da un lato, come può invece essere utilizzato per i propri scopi affettivi ed inconsciamente strumentalizzato per ferire l’altro. Il minore in alcuni casi si troverà a vivere a sua volta una condizione di confusione e disorientamento se i due genitori per primi non avranno risolto e superato il dolore del distacco.
In tutti i casi esiste comunque la possibilità di pensare ad un percorso graduale che passi da una prima fase di stordimento e disperazione, ad una fase in cui la rabbia può essere gestita e controllata, per poi incanalare le energie verso nuove realtà, che all’inizio sembravano inaccettabili. Spesso basta solo che il tempo passi e curi le ferite, altre volte è necessario farsi sostenere, ma in tutti i casi chiedere aiuto è la più grande forma di amore che si possa avere verso sé stessi.
ECCO ALCUNI CONSIGLI DI LETTURA PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE QUESTA TEMATICA
Carli L, Attaccamento e rapporto di coppia. Raffaello Cortina Editore. Milano 1995
Bowlby J, Attaccamento e perdita Boringhieri,Torino 1972