1/8 – Introduzione
Il rapporto che ognuno ha con i propri genitori è frutto di sentimenti complessi, fatti di profondo affetto, ribellione, spesso di ricerca dell’altro, purtroppo anche di incomprensioni. Sento il dovere morale di premettere che non sarà di certo questa guida a cambiarvi la vita familiare, sia perché per ottenere veri cambiamenti serve impegno, pazienza e tempo, sia perché nessuno (neppure il più brillante degli psicoterapeuti familiari!) potrebbe darvi un aiuto effettivamente sostanzioso attraverso la rete, senza conoscervi. Preso atto di queste ovvie limitazioni, posso passare a suggerirvi una serie di strategie, comportamenti e consigli utili per darvi una piccola mano nello scegliere come comportarsi con una madre (o un padre) autoritaria.
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Per cominciare, suggerisco una riflessione critica su noi stessi. Spesso, infatti, si sentono tanti ragazzi lamentarsi di avere genitori autoritari solo perché questi ultimi hanno negato l’ultimo modello di smartphone, o sono stati severi davanti a comportamenti oggettivamente inadeguati. Tanti, tantissimi ragazzi ritengono “troppo autoritario” un genitore che, semplicemente, è in grado di dire “no”, di punire, di negare. Questo è il normale compito di un genitore! Dunque, prima di lamentarsi di avere una madre autoritaria, è indispensabile capire se sia effettivamente tale o se siamo noi a volere molte libertà o ad avere un comportamento inadeguato. Analizziamoci bene, senza mentire, per essere certi di non “metterci del nostro”, insomma.
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Una volta sicuri che non siamo noi ad avere richieste o comportamenti sbagliati, cioè che è effettivamente nostra madre ad essere autoritaria, si può procedere a scegliere una strategia adatta ad evitare il conflitto o, nel caso questo sia impossibile o poco salutare, a viverlo nel modo migliore possibile. Certamente con un genitore autoritario la via più facile è non insistere su qualcosa che non vuole concedere, ma ci sono alcune scelte e libertà che abbiamo tutto il diritto di prendere. Un esempio classico è la scelta della scuola superiore: quanti studenti che avrebbero voluto fare il liceo artistico o l’alberghiero si sono poi trovati in un liceo classico o scientifico? Se si tiene particolarmente a qualcosa di così importante per il nostro futuro, non cedere è importante per l’autostima e la maturazione. La cosa migliore da fare è cercare un compromesso: nell’esempio posto si potrebbe chiedere di essere iscritti al primo anno, promettendo di cambiare scuola se la media dei voti fosse inferiore al 9.
Un’impresa difficile, ma ne vale sicuramente la pena: prove di questo tipo sono mostra di fermezza, maturità e decisione, qualità che vengono notate da qualsiasi genitore.
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Ci sono altri casi in cui, invece, è meglio fingere di desistere e far poi prendersi un po’ alla volta quello che si vuole. Un altro classico problema è quello di poter uscire la sera: si può cominciare dal tornare a casa alle 19, poi rimanendo fuori a cena qualche volta, la volta dopo andando a fare una passeggiata con gli amici che duri una ventina di minuti e così via. Facendo abituare nostra madre al cambiamento un po’ per volta, probabilmente non ci sarà neppure bisogno di grandi discussioni.
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Un atteggiamento da mettere sempre in pratica con una madre autoritaria è l’accondiscendenza. O meglio, si tratta quasi prevedere le sue richieste! Davanti ad un comportamento irreprensibile (buoni voti, camera ordinata, aiuto quotidiano in casa, educazione e gentilezza) qualsiasi genitore è più bendisposto a fare concessioni di qualsiasi natura. L’importante è stare attenti a non esagerare: anche se dovesse esserci un ammorbidimento, è fondamentale non tirare troppo la corda, perché questo periodo di “disgelo” è particolarmente delicato quindi è meglio evitare grosse richieste.
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L’ingrediente segreto è il “dialogo emotivo”. Parlare delle proprie emozioni è la chiave per farsi capire e per ottenere quello di cui si ha bisogno. Per esempio, in una discussione con la propria madre, è sconsigliato dire “Tu non mi lasci mai uscire con il mio fidanzato!”, mentre è enormemente più efficace una frase come “Quando tu non mi lasci uscire con lui io mi sento triste, mi è difficile essere serena”. Un tale modo di esprimersi è efficace perché, contrariamente al primo caso, non si potrà avere come risposta un “Non è vero!” oppure “Sono tua madre e decido io!”, dal momento che nessuno può dire che i sentimenti provati non siano veri né un genitore sceglierebbe coscientemente la tristezza per il proprio figlio. Bisogna parlare dei propri sentimenti, anche se è difficile ed imbarazzante, proprio perché questi sono sempre veri a prescindere da cosa li ha causati.
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Dedico questo passo finale, molto confidenziale, a tutti coloro che si trovano una madre o un padre eccessivamente autoritari, sordi ai richiami e alle richieste d’ascolto. Se ti trovi in questa situazione, non farti schiacciare. Parla del disagio che provi in casa tua con chiunque: amici, parenti, professori. Valuta l’idea di chiedere l’aiuto di un professionista: in molte città ci sono onlus e consultori gratuiti dove puoi trovare qualcuno che ti dia una mano per cambiare sostanzialmente la tua vita. So che sembra strano parlare con questi toni di un problema apparentemente banale, ma ho visto con i miei occhi che dei genitori estremamente autoritari possono davvero causare angosce molto grandi nei figli, al punto da compromettere seriamente la loro serenità e salute. Se ti trovi davvero in questa situazione, non affidarti a internet ma a persone reali che, credimi, possono fare molto di più e con molta più gioia.
8/8 Consigli
- La parola d’ordine in questo caso è: Dialogo. Parlare di sè e dei propri sentimenti è sempre la mossa giusta da fare, anche se all’inizio può sembrare non sia così.
- Delle persone esterne alla famiglia che si schierino dalla parte dei figli sono ottime alleate al fine di ottenere un ammorbidimento.