Diciamo la verità: tutto dipende dallo specchio. Se ci vedessi riflesso un tipo scanzonato come George Clooney, statuario come Brad Pitt, magnetico come Hugh Jackman, se insomma madre natura mi avesse dotato di tutti, o alcuni, dei loro pregi, le abluzioni sarebbero una formalità. Tanto varrebbe infilare subito calze (lunghe!), calzoni, camicia e giacca (sotto il vestito, niente!), e uscire. Senza dimenticare le scarpe (a me è capitato, una volta, per un appuntamento che mi emozionava: si chiama dating fever, febbre da appuntamento). Siccome non sono nato fuoriclasse, conviene che mi dia da fare con attenzione, scrupolosa ma non ossessiva: non devo sapere di stallatico ma neppure ottenere un “effetto arbre magique”
Prima ancora di andare sotto la doccia, la cura estetica comincia dal relax. 10 minuti, minimo, di abbandono totale rasserenano i lineamenti (zero pensieri, però: se chiudi gli occhi e vedi lei, meglio rinunciare, non sarebbe riposo ma preriscaldamento). Sotto la doccia, detergente q.b. e shampoo con misura: guanto e spazzola sulla schiena mi divertono, ma non sono una necessità. Se avessi bisogno di una pulizia extrastrong, sarei semplicemente partito col piede sbagliato. Questa è un’occasione speciale, ma la regola è: non essere mai totalmente impreparato a un incontro ravvicinato di quel tipo. È una regola di civiltà. Controllo bene i dettagli: le mani e i piedi. Dovesse, il dopocena, andare come deve, le unghie mal tagliate nascondono graffianti insidie. E, durante la cena, la vista di unghie non impeccabili spoetizza e toglie l’appetito. Non ho calli ma, ne avessi, me ne farei una ragione: dovessimo restare a piedi nudi, saremmo in una romantica penombra, e non si vedrebbero (l’importante, semmai, in quei momenti, è levarsi subito le calze, per non correre il rischio di restare poi nudo in calzette). Sono trascorsi dieci minuti, più il tempo necessario per le forbicine.
Sono passato alla rasatura, con pennello e lametta. Se qualcuno usa il rasoio sulla pelle non ancora ammorbidita dalla doccia, ha preso troppo sul serio le pubblicità sugli uomini veri e duri. E sarà costretto a usare tantissima crema dopobarba, nel tentativo di lenire bruciori e peli strappati. A me basta la salvietta calda. Non ho baffi o barba, se no sarei passato ieri, o anche prima, dal parrucchiere. Spuntarseli da solo, e proprio prima di uscire, è da irresponsabili. I danni si vedono anche in penombra. È un intervento che richiede la mano d’un professionista. Come i capelli. Barba e capelli freschi di taglio fanno cena aziendale o colloquio di lavoro. Sono passati altri dieci minuti.
Alzo la mano verso il deodorante. E ci penso. Un deodorante va messo con giudizio. Sto andando a un tête-à-tête, non a un raduno di folla (dove non si coprono mai abbastanza gli odori). Ma serve alla mia insicurezza: ne scelgo uno leggero, per le ascelle. Al profumo ci penserò per ultimo: per ora sono vestito solo con l’asciugamani (lo specchio mi segnala che l’effetto è molto diverso in confronto a Sean Connery o Richard Gere, e, per dirla tutta, anche rispetto a Costantino Vitagliano). Comunque, il profumo è ok: lo uso tutti i giorni (e quindi lo so dosare), ma non lo metto mai sulla pelle. Lo spruzzo sui vestiti, sui “capi neri”, come si dice. Semmai ne consiglierò a lei l’uso nell’incavo delle reni o nel poplite o nell’ombelico (se è libero), se l’atmosfera sarà propizia, intendo. Sono passati gli ultimi cinque minuti.
Non ho trascurato la pulizia delle orecchie né la bocca. Con l’alito non si scherza. Ma dopo tutte le pulizie, anche quella della lingua, so che posso contare solo sulla mia buona salute: non perché non esistano soluzioni efficaci, ma perché mentine, pastiglie e gomme da masticare devono essere espressamente autorizzate e divise col partner. Per la cena, ho le idee chiare: starò leggero. A meno che non sia lei a scegliere un menù piccante: crederci o no, è un ottimo indizio. L’aglio, se è condiviso, non è reato.
A proposito: il poplite è l’incavo del ginocchio. Se ti lascia indifferente, sei arrivato a leggere fin qui invano.