«Il giorno in cui ho scoperto il tradimento di Giulio mi è cascato il mondo addosso. Dopo aver notato qualche stranezza, contatti frequenti con una collega per “un lavoro complicato”, l’ho sommerso di domande finché non mi ha raccontato tutto. Era sorpreso di fronte ai miei pianti “per una cosa di nessuna importanza”: diceva di amarmi, che mettere in dubbio un matrimonio riuscito come il nostro sarebbe stata pura follia. Io ero stupita del suo stupore: possibile che non capisse?». Monica 48 anni, di Vicenza, sposata da 19 con Giulio, suo coetaneo, ricorda quello che è accaduto 3 anni fa. «Lui ha troncato la relazione, ma io sono entrata in crisi lo stesso. Chiedevo attenzioni, continuavo a farlo sentire in colpa. C’è voluta una terapia di coppia per ritrovare la fiducia. Due anni di pazienza, ma ora il rapporto si è evoluto: abbiamo imparato a parlarci, a venirci incontro di più».

Attraversare la sofferenza e uscirne più forti: come?

L’infedeltà è una causa scatenante delle circa 90.000 separazioni annue riportate dagli ultimi dati Istat relativi al 2022: tra le altre, mancanza di comunicazione, scarsa intimità, problemi finanziari, abusi domestici. Eppure ci sono coppie che, come Monica e Giulio, riescono ad attraversare la sofferenza e a uscirne più forti. «Entrambi crediamo nella famiglia e non volevamo destabilizzare nostra figlia, allora 13enne. Abbiamo analizzato le ragioni: io ho capito che non gli davo l’accudimento di cui aveva bisogno; lui adesso accetta di più la mia riservatezza, il bisogno di autonomia. E ognuno è consapevole dello sforzo dell’altro».

La coppia deve ritrovare momenti di vita comuni

La ricostruzione della fiducia dopo un tradimento è il tema di un recente studio condotto da Marco Giacobbi, terapeuta della coppia, per l’Università di Basilea, in Svizzera. «Si tratta di una meta-ricerca: dalle analisi più rilevanti degli ultimi anni abbiamo delineato i 5 passaggi indispensabili per ritrovare serenità e sintonia» spiega (vedi paragrafo successivo). Innanzitutto, vanno stabilite alcune regole di trasparenza e onestà.

Chi ha tradito dev’essere proattivo nel dimostrare il suo cambiamento: rassicurare sugli impegni fuori casa e anche sulle spese. E chi è stato tradito deve poter “monitorare” il partner. È una fase necessaria al primo per tornare affidabile e al secondo per placare la sofferenza

Un controllo sistematico non rischia di logorare ulteriormente la coppia? «È temporaneo, può durare qualche mese, meglio se con l’aiuto di un terapeuta. È importante stabilire insieme come farlo, in modo che non diventi un’ossessione per chi ha subito l’infedeltà». E importante è anche che chi l’ha commessa si immedesimi nel dolore del partner e mostri empatia, che la coppia ritrovi momenti di vita comuni e, soprattutto, che ognuno parli apertamente di quanto è successo, delle proprie emozioni, delle mancanze alla radice del tradimento. «La terapia di coppia è consigliata proprio perché aiuta a capire che cosa non ha funzionato e a porre le basi per una relazione migliore. Altrimenti, dopo qualche tempo, si rischia di ricadere negli stessi errori».

Superare un tradimento: le 5 tappe del percorso

  1. TRASPARENZA. Il partner che ha tradito dovrebbe rassicurare l’altro, comunicando i propri spostamenti, contatti e spese.
  2. MONITORAGGIO. Occorre stabilire insieme il modo in cui la persona tradita possa controllare, per un periodo, le azioni dell’altro per accertarsi della sua affidabilità.
  3. EMPATIA. È bene che la persona infedele riconosca di aver provocato sofferenza, e mostri rimorso, per poterla lenire.
  4. SINTONIA. Condividere attività che interessano entrambi e ritagliarsi spazi di intimità serve a ricostruire l’attaccamento.
  5. DIALOGO. Fondamentale è parlare delle proprie emozioni ed esigenze, cercando di capire le ragioni dell’infedeltà e di adattarsi meglio l’uno all’altra.

Non sempre superare il tradimento, restando insieme, è la scelta migliore

C’è anche chi, dopo aver scelto di restare insieme, comprende che quell’unione non ha basi solide per il futuro. È il caso di Veronica, 35enne romana con un figlio di 6 anni, neoseparata, che ha cercato di recuperare l’armonia per poi vedere più lucidamente quello che non funzionava. «All’inizio è scattata una specie di competizione con l’amante di mio marito Marco, che volevo assolutamente vincere per salvare il matrimonio. Da un lato, lo controllavo e gli chiedevo rassicurazioni; dall’altro, cercavo di sorprenderlo e ritagliare più spazi di intimità» racconta. «Eppure, dopo un po’ di mesi la sfiducia si è infilata in maniera strisciante nella relazione e io, che avevo sempre messo Marco su un piedistallo, ho iniziato a vederne i comportamenti che mi facevano star male. Si lamentava sempre, diceva che lavoravo troppo e mi attribuiva la responsabilità di ogni suo disagio, pure della casa scelta per motivi logistici in una zona che non amava. Mi sentivo in colpa perfino per il mio successo professionale, perché lo faceva sentire inferiore. Morale: il tradimento ha solo acceso i riflettori su ciò che non andava. Due anni dopo ci siamo separati».

Equilibri sbilanciati

Ogni coppia ha un insieme di equilibri che l’infedeltà sbilancia, diventandone la cartina al tornasole. «Anche l’età influisce molto: se è facile che due 30enni senza figli si dividano, più difficile è troncare una relazione di lunga data dopo aver creato una famiglia, che gli uomini tendono a mantenere anche per comodità» conclude Giacobbi. «E poi c’è il fattore “innamoramento”: una grande incognita. La passione spinge a provocare la rottura, con la conseguente sofferenza di tutti, ma spesso non ci si ferma a riflettere se sia una scelta dettata dall’irrazionalità del momento: vale la pena disfare tutto se è solo un colpo di testa che non ha speranze di trasformarsi in una relazione duratura?»