Nell’accaparrarsi l’amore dei figli, nell’apparire più giovani, nel confronto tra gli stipendi. Soprattutto nell’avere più “potere”, in privato o in pubblico. La competizione trasforma le relazioni d’amore in gare di resistenza, e spesso diventa la miccia che fa detonare la coppia.

Come racconta anche la recente separazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha comunicato via social la fine della relazione di 10 anni con il compagno Andrea Giambruno 48 ore dopo i fuorionda trasmessi da Striscia la notizia, in cui il giornalista, padre di sua figlia, assume inqualificabili atteggiamenti sessisti nei confronti delle colleghe.

Competizione nella coppia: quando c’è

Non sappiamo se tra Meloni e Giambruno ci sia mai stata competizione, e nemmeno ci interessa: ogni famiglia è infelice a modo suo, scriveva Tolstoj. Di certo, viene spontaneo interrogarsi sulle dinamiche di coppia quando c’è un evidente squilibrio di “forza”. «Affinché una relazione funzioni occorre che entrambi i partner siano persone consapevoli ed emotivamente risolte. Quando invece uno dei due vive un profondo senso di inadeguatezza, reagisce cercando di rivalersi in qualche modo sull’altro», spiega la psicoterapeuta Veronica Vizzari, presidente dell’associazione di psicologia e sessuologia Arpes a Roma.

«Questo, in base alla personalità dei partner, genera o la competizione classica – in cui si gareggia per esempio a chi ha lo stipendio più alto – o produce comportamenti meno espliciti in cui uno dei due si concentra unicamente su se stesso senza “vedere” l’altro, che a sua volta cade in una forma di vittimismo.

Quando la vita imita i film

All’apice della disfunzionalità di coppia c’è l’invidia, il sentimento subdolo di quando, per esempio, uno ottiene un successo lavorativo e l’altro non solo non lo festeggia ma ne sminuisce il valore con le battute sarcastiche o il silenzio». Fama e realizzazione professionale sono sempre più fertile terreno di scontro, raccontato spesso anche al cinema. In Malcolm & Marie, potente film del 2021 ora su Netflix, lui (John David Washington) è un regista di ritorno dall’anteprima trionfante del suo film, lei (Zendaya) la fidanzata arrabbiata perché lui non l’ha ringraziata pubblicamente per aver ispirato la protagonista della storia. Tra la cucina e la camera da letto si snodano laceranti discussioni in un crescendo ansiogeno che non vede la fine.

Lavorano insieme anche i protagonisti del più recente Fair Play, sempre su Netflix, diretto da Chloe Domont. Emily (Phoebe Dynevor) star di Bridgerton, e Luke (Alden Ehrenreich) sono due fidanzati alla vigilia del matrimonio, nonché colleghi in un prestigioso fondo d’investimento. Lei riceve una super promozione al posto di lui, diventando il suo capo, e nulla sarà più come prima: a casa come in ufficio assistiamo a un climax di tossicità sentimentale e professionale in cui Luke non accetta il successo della compagna e diventa ostile e manipolatore, mentre Emily è una donna ambigua e decisa che ha interiorizzato il sistema patriarcale per scalarlo.

La competizione può essere meno muscolare, ma non per questo meno detonante. Lo dimostra ancora una volta un film: Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, candidato a 4 Oscar nel 2020 e adesso su Netflix. Nella scena iniziale, moglie, marito e figlio 8enne si addormentano nel lettone matrimoniale e, prima che la luce venga spenta, la cinepresa si sofferma sul volto di lei che piange in silenzio. Dopo aver trascorso la sua vita all’ombra di Charlie (Adam Driver) affermato regista teatrale a New York, Nicole (Scarlett Johansson) decide di tornare a far l’attrice di serie tv a Los Angeles dov’è nata. Lui la ama, ma non la comprende e si sente spiazzato.

Competizione nella coppia: la storia di Stefania

Come nel film «le mie esigenze erano non solo inascoltate, ma anche immotivate per il mio ex marito» racconta Stefania, ricercatrice 45enne di Roma. «È stato evidente quando davanti allo psicoterapeuta di coppia ha ripetuto: “Abbiamo tutto per essere felici. Sei tu che non sei mai contenta”. Sottotitolo: il problema ero io, non noi. Lui aveva in parte ragione, perché in concreto avevamo tutto per ritenerci fortunati. Peccato che io volessi smettere di sentirmi una patella – per non dire, una cozza! – attaccata allo scoglio. Sua la città in cui mi ero trasferita. Suoi i figli, dal primo matrimonio. Suoi i soldi con cui pagavo le spese che non potevo permettermi. Lo psicoterapeuta quella volta ci scattò una foto, dicendo: “Notate qualcosa?”.»

«Io ero seduta in un angolo nascosta nel piumino, mentre mio marito rilassato occupava i due terzi del divanetto. Ho provato a prendere più spazio e a ricontrattare i termini della convivenza. Non c’è stato modo – o non ne sono stata capace – e non perché non mi amasse, ma perché il suo modello non era in discussione: aveva un lavoro più remunerato del mio – un must di quando discutevamo sull’argomento – e tanto bastava per sentirsi nel giusto. A lungo ho pensato di cercare una soluzione insieme. Poi l’ho trovata da sola. Andando via e iniziando a scommettere su di me».

Competizione nella coppia: il parere dell’esperta

«La verità è che siamo ancora divisi tra il voler aderire a una moderna società femminista e il sottostare a un modello fortemente patriarcale» sottolinea la psicoterapeuta Veronica Vizzari. «E in questo limbo la coppia fa i conti con il prezzo dell’autoaffemazione femminile e dell’ego maschile. Per millenni i ruoli di genere, per quanto ingiusti, sono stati facilmente distinguibili: le donne supportavano i loro uomini nella carriera facendo un passo indietro. Dalla rivoluzione sessuale in poi, in un processo di cambiamento sociale che richiederà molto tempo, si è cercato di trasformare questi ruoli di genere per capire quali siano da conservare, rendere più fluidi o eliminare».

La storia di Marina

Soprattutto se entrambi i partner hanno ambizioni professionali, come nel caso di Marina, economista 52enne di Torino. «Con Giulio ci siamo conosciuti al liceo. Dall’università agli avanzamenti di carriera, fino ai figli e ai 20 anni passati insieme. Entrambi volevamo realizzarci nel lavoro, un desiderio che è un grande motore a patto di non perdere di vista l’obiettivo. Se diventa la visibilità per la visibilità – come è accaduto al mio ex medico, divulgatore, autore di libri e speaker a conferenze – gli affetti e la famiglia vengono sacrificati. Ho cominciato a disamorarmi, la volta in cui l’ho visto riguardare le registrazione dei suoi interventi: studiava l’impostazione attoriale! Il problema non era la sua sovraesposizione, anzi.»

Continua: «A un certo punto mi sono anche detta: “Forse devo fare un passo indietro nella mia carriera, fare di più la moglie e accompagnarlo alle conferenze in giro per il mondo”. Per fortuna non l’ho fatto, considerato che poi mi ha mollato per una più adorante, di me… In una delle ultime discussioni sono sbottata: “Se entrambi avessimo perseguito ciecamente l’autoaffermazione questa famiglia non esisterebbe!”. La sua risposta? “Non pensavo che il tuo lavoro fosse così importante per te”. Più arrabbiata che incredula, ho pensato che non mi conoscesse affatto oppure che non desse alla mia realizzazione professionale lo stesso valore che dava alla sua. A pensarci bene, la competizione era un suo problema, mentre il mio si chiamava frustrazione. Qualche giorno fa ho visto una sua intervista su una rivista prestigiosa. In passato l’avrei ammirato, invece ho pensato: “Meno male che se n’è andato!”. Conosco il prezzo della sua ingombrante ambizione».

Competizione nella coppia: sempre più casi

Quando è lei ad avere più successo e potere, le cose si complicano ulteriormente. «Nel mio studio arrivano sempre più coppie formate da donne di successo, o che dedicano molto tempo al lavoro, e uomini che non reggono la competizione con la compagna perché sentono di perdere la virilità» aggiunge la dottoressa Vizzari.

«Si rivolgono a me quando cercano una relazione extraconiugale, in cui poi non di rado scoprono di avere problemi sessuali. Durante la terapia emerge che il problema è legato al senso di impotenza che nutrono nei confronti delle mogli e che riversano nel rapporto con l’amante. Le donne, invece, vengono perché percepiscono la lontananza del marito e si trovano nel dubbio di sacrificare o meno carriera e visibilità a favore della relazione di coppia». Eccetto quelle che d’ora in poi si identificheranno in Giorgia Meloni, il cui decisionismo ha conquistato quasi tutti: meglio sole che accanto a un uomo che non ci supporta, anzi mal sopporta il nostro successo.

I consigli dell’esperta

Come disinnescare i meccanismi di competizione nella coppia? Ecco i suggerimenti della psicoterapeuta Veronica Vizzari, presidente dell’associazione di psicologia e sessuologia Arpes a Roma.

  • Mettete subito le cose in chiaro. Sarà poco romantico, ma per non cadere in recriminazioni occorre cercare il compromesso fin dall’inizio. Ovvero: ti vengo incontro se anche tu vieni incontro a me. Diversamente, quando solo uno dei due va verso l’altro, quest’ultimo si sentirà autorizzato a rimanere fermo sulle sue posizioni senza sforzarsi di ascoltare il partner. La riuscita di simili contrattazioni non è scontata, bensì il risultato di un processo di consapevolezza.
  • Donne, liberatevi dal mito di Wonder Woman. In una società in cui le donne vogliono realizzarsi anche nella carriera, il rischio è trasformino una sana ambizione in delirio di onnipotenza, stile Sarah Jessica Parker nel film Ma come fa a far tutto? Anche questo atteggiamento può innescare rivalità all’interno della coppia, perché è un modo sornione per dire all’uomo che si è migliori di lui, o così può essere percepito. Quindi il consiglio è: non mettetevi voi per prime in competizione!
  • Uomini, ampliate il concetto di virilità. Per anni è stata associata, oltre che alla prestazione sessuale, allo stipendio a molti zeri o all’auto potente. Invece ha a che fare con il valore interiore, ciò che riesce a fare la differenza nella coppia. Per alcuni uomini, legati a stereotipi patriarcali ancora esistenti, è più difficile andare incontro alla partner per trovare un terreno comune. Ma è l’unico modo per vincere veramente in coppia.