Comunione o separazione dei beni?
Molte coppie in procinto di sposarsi o di decidere se scegliere la comunione o la divisione dei beni si trovano dentro un conflitto inatteso e dal quale non sempre si riesce a trovare una soluzione pacifica. Questo dipende innanzitutto dalla percezione che ciascuno ha dell’altro e del suo modo di vivere il rapporto con i propri beni e quelli altrui. Si tratta infatti di fidarsi o meno della gestione dell’economia familiare o della coppia e spesso della gestione del denaro come prova di fiducia o di responsabilità nei riguardi dell’altro.
Alcuni coniugi infatti vivono il matrimonio come un fatto che presuppone la totale condivisione di tutto, soprattutto dei beni materiali, mentre altri continuano a credere in una gestione assolutamente individuale e riservata delle proprie ricchezze….si tratta in quest’ultimo caso, di persone che arrivano al matrimonio non proprio più giovanissime e abituate magari a vivere per molti anni da sole, gestendo perciò per molto tempo i propri beni, i propri spazi e tempi in una dimensione per lo più individuale. La cosa poi si complica se non vi è stata un’esperienza di convivenza che abbia messo entrambi nella condizione di arrivare ad una sorta di equilibrio in fatto di reciprocità e condivisione.
Come funziona la comunione dei beni
Soprattutto nel caso in cui ci sia una chiara ed evidente differenza dello status sociale ed economico, ecco che la resistenza a condividere i propri beni con la persona meno facoltosa, può portare ad un acceso conflitto nella coppia. La persona che non usufruirebbe in questi casi della condivisione dei beni potrà allora sentirsi poco tutelata e considerata e allo stesso tempo questo potrà spingere l’altra a sentirsi in colpa o al contrario a rifiutare l’idea di essere costretto a sostenere economicamente il coniuge.
Negli ultimi anni inoltre dobbiamo aggiungere che l’aumento sostanziale delle separazioni ha portato ad una maggior attenzione da parte di chi si sposa a tutelare se stesso, guardando avanti in modo realistico e prudente ed evitando di ritrovarsi così in situazioni di grave disagio economico. Una prudenza a fidarsi dunque, soprattutto da parte di chi non tenga in considerazione la condizione dell’altro, atteggiamento che certo la dice lunga sulla dinamica di alcune relazioni in cui non è proprio il sentimento a fare da padrone, ma potremmo dire una certa razionalità meno incline a slanci di generosità.
Quindi non si può certo parlare di rapporti migliori o peggiori riguardo a queste scelte, poiché tutto ciò dipenderà per lo più dalla modalità con la quale la coppia riuscirà a confrontarsi e a trovare insieme soluzioni che tutelino entrambi. Anche la divisione dei beni infatti può essere scelta come modalità per garantire ciascuno in modo diverso e gli stessi contratti prematrimoniali sempre più diffusi ne sono la chiara testimonianza.
Se invece la coppia non sarà in grado di trovare una soluzione che faccia sentire entrambi serenamente tutelati, la questione dovrà essere spostata su un altro livello, quello della fiducia e della comunicazione con l’altro più o meno empatica. Sposarsi in fondo significa anche sostenere l’altro in eventuali situazioni di difficoltà, tenendo in considerazione la sua differente condizione sociale ed economica, basandosi su presupposti di fiducia e stima dell’altro. Laddove questo venga messo in discussione ciò porterebbe inevitabilmente la coppia a dubitare del legame stesso e della qualità della relazione. In tal caso potrebbe allora essere davvero importante riflettere bene se realmente si è pronti a rappresentare un sostegno per qualcuno e se davvero si è convinti di compiere il grande passo.