L’empatia strumentale è un comportamento che non dovrebbe mai essere confuso con l’empatia vera. Quest’ultima parola, infatti, viene spesso associata a una forma di sensibilità, a una capacità di mettersi nei panni altrui. In pratica la vediamo come una qualità positiva e degna di ammirazione. Tuttavia, questo non è sempre il caso.

Quando si ha a che fare con un certo tipo di persone che manifestano tratti manipolatori, narcisisti o addirittura psicopatici, possiamo incontrare quella dimensione strumentale. E dunque ci chiediamo: come fa ad essere una brutta persona, se è così sensibile a ciò che provo, così empatico? Ebbene, non per forza l’empatia viene utilizzata nel modo giusto.

Esploriamo l’empatia strumentale

Chi ha avuto una relazione con una persona egoista, o magari che ha dimostrato di essere manipolatoria, narcisista o poco stabile, sa benissimo quanto l’empatia abbia giocato un ruolo importante. L’empatia ci confonde le idee. Davanti abbiamo una persona profondamente concentrata su se stessa che, tuttavia, sembra capire quello che ci passa nel cuore. Capisce come funzionano i nostri sentimenti.

È questo che rende così difficile riconoscere le persone tossiche: molto spesso il loro comportamento non è manifesto. Anzi, quasi sempre questi individui – senza nemmeno farlo apposta – adottano comportamenti empatici al fine di entrare nelle nostre grazie. Il fatto di conoscere e padroneggiare l’empatia non significa però che essa verrà poi utilizzata nel modo giusto.

Solo nella letteratura di basso livello e nelle serie TV di poco conto un manipolatore manifesta apertamente i suoi comportamenti disfunzionali. Indorare la pillola è il segreto per confondere meglio le idee.

Le tipologie di empatia

Il fatto che una persona non si curi, o calpesti deliberatamente le emozioni e sentimenti altrui non significa necessariamente che non sappia riconoscerli. Tutto l’opposto! Riescono così bene nel manipolare e far soffrire proprio perché sanno benissimo come funzionano. Il problema è che usano il loro sapere per farci del male.

L’empatia è la capacità di immedesimarsi nei panni altrui. Attraverso essa si captano e si riconoscono i sentimenti e le emozioni di chi abbiamo davanti. L’immediata conseguenza dell’empatia dovrebbe essere il bisogno di – almeno tentare – ridurre il suo dolore. C’è chi sperimenta un’empatia cognitiva, ovvero chi capisce cosa gli accade davanti. Esiste poi l’empatia emotiva, che non ci limita a immedesimarci nei panni altrui, ma fa sì che la persona ne venga influenzata emotivamente. Quando un empatico emotivo ha davanti una persona che piange disperatamente, è probabile che inizi a piangere a sua volta.

La disconnessione emotiva dall’empatia permette di aiutare più lucidamente una persona. Non facendosi influenzare dallo stato emotivo altrui, diventa più facile produrre risultati più concreti per dare una mano. Tuttavia, la disconnessione emotiva, in alcuni soggetti, apre opportunità. L’opportunità di sfruttare con intenzione lo stato altrui. Una persona vulnerabile è più facile da manipolare per ottenere i propri scopi.

Come si riconosce l’empatia strumentale?

Bisogna prestare estrema attenzione alle persone che ci stanno attorno, ma soprattutto è importante riconoscere il tipo di empatia che ci circonda. Questo è un passo importante per riconoscere e allontanare tempestivamente manipolatori o narcisisti.

Di solito un empatico strumentale è una persona affascinante, capace di manifestare un grande interesse nei nostri confronti. L’interesse appare talmente grande che, a una prima occhiata, è difficile capire che è del tutto interessato. Gli esperti di empatia emotiva ti leggono negli occhi e il linguaggio del corpo, come se fossi un libro aperto.

Tuttavia, il fatto che una persona abbia così abilmente riconosciuto un tuo malessere, non significa che si impegnerà a debellarlo. Un empatico funzionale ottiene un vantaggio da chi ha davanti, senza fare niente di altruista. A meno di ottenere qualcosa in cambio. Niente rimorsi o senso di colpa. Chi riconosce un malessere e vuole sfruttarlo, ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo.

In secondo luogo, un empatico strumentale saprà riflettere alla perfezione il nostro stato d’animo.

Come ci si protegge da questo comportamento?

L’empatia strumentale non è necessariamente appannaggio della criminalità allo stato puro. Molte persone che ci circondano la esercitano a vari livelli e in varia misura. Non serve soffrire di disturbi psicologici per praticare l’empatia strumentale.

Di regola, bisogna sempre analizzare il comportamento altrui. Se si sospetta che una persona a noi vicina manifesti un’empatia che non è mai associata ad azioni adatte ad alleviare la sofferenza altrui, allora significa che è necessario acquisire consapevolezza. Capire le emozioni ma approfittarsene, o sfruttarle per influenzare il nostro comportamento o le decisioni che ci riguardano direttamente, è una forma di manipolazione. Le persone che usano le emozioni altrui difficilmente cambiano per il semplice fatto che non hanno alcun interesse a farlo. Un buon consiglio è quello di prendere le distanze, almeno emotive.

Quali sono i 3 principi alla base dell’empatia?

Come abbiamo accennato, esistono diverse tipologie di empatia. E alla base di ognuna, secondo lo psicologo Martin Hoffman, ci sono tre fattori. Il fattore cognitivo, ovvero la capacità che consente di comprendere quello che un altro soggetto sta pensando, immedesimandosi a tal punto da capire fino in fondo il suo punto di vista. C’è poi il fattore motivazionale: nel momento in cui ci si trova di fronte a una persona che sta soffrendo, questo tipo di empatia spinge ad attivare dei comportamenti che consentono di aiutarla. Infine, il fattore affettivo o emotivo, cioè quel sentimento che permette, a chi lo prova, di provare le stesse emozioni e sensazione che sta sperimentando l’altra persona.

Metodologie didattiche per sviluppare l’empatia

L’empatia può essere sviluppata anche attraverso delle particolari metodologie didattiche che i docenti possono introdurre nelle scuole. Un metodo utile ed efficace è il cosiddetto ‘circle time’: grazie a questo metodo che mira a sviluppare una maggiore inclusività, gli studenti possono esprimere le loro emozioni, collegandole a parte della loro vita e del loro vissuto, senza essere giudicati. I banchi vengono messi in cerchio, gli insegnanti non esprimono voti o giudizi ma ascoltano in maniera attiva, promuovendo la riflessione e la partecipazione di tutti gli alunni. In questo modo i partecipanti sviluppano la capacità meta cognitiva, cioè la capacità di riflettere sulle dinamiche stesse della comunicazione. In classe, grazie al circle time, si genera un clima positivo che porta a una migliore gestione e risoluzione dei conflitti.