Cosa fare se si vive meglio lontano dal coniuge

Salve, sono anni che litigo con mio marito e questi litigi finiscono che lui va via da sua madre, lasciando me e nostro figlio da soli, dopo purtroppo si faceva pace e lui tornava. Da informarla che lui e un personaggio violento, ben 3 volte mi ha messo le mani addosso io un pò per paura di lui, un po' per  il classico "cosa diranno?" non ho denunciato né confidato niente a nessuno, nemmeno alla mia famiglia. In realtà io ancora non so come ho fatto a stargli vicino 13 anni, di cui 11 di matrimonio. Per problemi economici lui decide che io devo andar via e trasferirmi con nostro figlio di 8 anni in regione Veneto dalla mia famiglia (lui si trova in campania) così da cercare di trovare un lavoro. Questo accade il 14/12/2014. Passano i mesi e mi accorgo che mi trovo molto bene nonostante non lavori, non parliamo di nostro figlio…lui già da bebè amava vivere qui in Veneto. Scendo da mio marito nel mese di aprile (non volendo e piena di paura per non far scoprire che non voglio tornare) risalgo dopo 15giorni e tutto va bene, più passavano i giorni e più ci allontanavamo, finchè (credo io) lui si rende conto che qualcosa non torna e mi chiede di tornare appena il bambino finisce la scuola perchè lui non può stare senza di noi. Io scoppio impaurita e gli dico che non voglio tornare, che basta così, non ce la faccio più per la vita che conduco con lui e cosi via. Questo accade il 06/06/2015 e da quel giorno sono chiamate e messaggi che dimostrano solo la sua demenza, tra questi…

TU NON PUOI PORTARE VIA MIO FIGLIO IO NON VIVO SENZA DI LUI LUI é LA MIA RAGIONE DI VITA…

Io mi chiedo ORA ha pensato che é la sua ragione di vita! Sarebbe troppo lunga raccontare di quante ne ha combinate, per non dire che mette la mamma sempre in mezzo. Adesso nostro figlio è giù, lo ha portato mia madre. Noi abitavamo a casa di mia madre, ovviamente adesso il bambino è lì e dice che non ci vuole stare e vuol tornare in Veneto, mio marito si innervosisce e e la mia paura è che non lo faccia tornare (finchè il bambino non torna io ho paura di iniziare la pratica per il divorzio). Mi scusi tanto ma può darmi un consiglio? Premetto che io non ci voglio tornare, qui mi trovo bene, martedì inizio un lavoro, il bambino é sereno e ama stare qui…

La separazione di fatto

Gentile Signora,

mi rendo conto della delicatezza della situazione che si trova costretta ad affrontare e che, purtroppo, come spesso accade, vede coinvolto un minore, esposto, suo malgrado, ai dissidi conseguenti all’interruzione del rapporto di coppia. Ovviamente, non posso consigliarle se avanzare o meno una richiesta di separazione da suo marito, trattandosi di una decisione assolutamente personale.

Non conosco le intenzioni del suo coniuge, ma credo che una sua eventuale scelta di trattenere presso di lui il bambino sia indipendente dalla sua ipotetica decisone di intraprendere l’iter della separazione, posto che, in assenza di provvedimenti in tal senso, ciascun genitore ha il medesimo diritto di tenere con sè il minore.

In realtà, proprio le decisioni emesse in sede di un eventuale giudizio garantirebbero maggiore tutela con riguardo al collocamento dei figli ed al regime del diritto di visita degli stessi, con tutte le conseguenze previste della legge nell’ipotesi di violazione degli stessi. Le preciso, inoltre, che il Giudice della separazione chiamato a decidere delle questioni inerenti la prole terrà in debita considerazione la stabilità raggiunta dal bambino con il vostro trasferimento in altra ragione ed il buon inserimento del piccolo in un nuovo contesto familiare, sociale, territoriale e scolastico.

Voglio, ad ogni modo, rassicurarla circa al fatto che, anche nel caso in cui il bambino venisse affidato congiuntamente ad entrambi i genitori, le proposte avanzate da suo marito in ordine al collocamento di vostro figlio (semestralmente o ad anni alterni presso uno o l’altro genitore) non potranno trovare accoglimento nel giudizio. Questo poiché, proprio per garantire che le abitudini di vita del minore vengano modificate il meno possibile in seguito allo scioglimento dell’unione familiare, verrà indicato il genitore presso cui il piccolo sarà collocato prevalentemente, ferma la previsione del diritto di visita dell’altro che, nel suo caso, dovrà tenere conto della distanza geografica.
Ad ogni modo, le consiglio di rivolgersi ad un avvocato di sua fiducia a cui descrivere nei dettagli la sua situazione e le pregresse vicende familiari e che certamente ben potrà consigliarla sul da farsi.

Avv. Francesca Maria Croci