1/5 – Introduzione
L’educazione da dare ad un figlio è una delle basi dell’essere genitore. Ma allo stesso tempo, un figlio va capito e spronato a raggiungere gli obiettivi più importanti per la sua vita. Certamente uno di questi è lo studio e molto frequentemente può capitare che un ragazzo non abbia voglia di studiare. Naturalmente la prima cosa da fare è quella di analizzare il problema con calma, senza dover ricorrere a punizioni severe o senza pressioni eccessive. Questa guida si propone appunto di spiegarvi cosa fare se tuo figlio non vuole studiare. Si tratta dunque di una serie di consigli, da cui magari prendere spunto per risolvere il problema.
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Metti a fuoco il vostro obiettivo con sincerità. È molto importante che prima di lanciarti in quella che potrebbe diventare una guerra con tuo figlio, tu ti metta di fronte a lui e, con onestà, cerchi di capire se le tue aspettative sul suo rendimento sono realistiche. Considera la sua età, la scuola frequentata, la media di voti alla luce dell’impegno quotidiano profuso. È giusto spronarlo perché faccia di più, ma sarebbe un grave errore, nonché un pessimo metodo educativo, cercare di insistere per portarlo oltre i suoi limiti. Se il problema riguarda una sola materia, prendi in considerazione il fatto che potrebbe semplicemente essere poco portato. Insomma non pretendere troppo o rischi un’esperienza frustrante per te e per lui.
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Cura la gestione del suo tempo. Molto spesso gli impegni di lavoro e i mille impegni quotidiani ci tengono lontani dai figli. Si finisce per ritrovarsi solo un paio d’ore la sera e siamo tutti talmente stanchi che l’ultimo nostro pensiero è avere a che fare con le guerre Puniche o le tabelline. Più che comprensibile, ma hai mai pensato che anche il tuo ragazzo è stanco? Prova a ridurre il carico dei suoi impegni durante la giornata: costringerlo alle lezioni di musica e agli allenamenti per tre sport diversi non lo renderà una star, ma un adulto molto stressato.
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Studia con lui, non al suo posto. Una buona cosa da fare è affiancare il ragazzo durante le ore di studio pomeridiano. Questo non per facilitargli l’esecuzione dei propri doveri, ma per dargli un metodo di lavoro. Le difficoltà che sconta possono infatti dipendere dalla mancanza di uno schema mentale corretto. Per un certo periodo di tempo puoi quindi sedere al suo fianco e mostrargli come fare. Attenzione però: il tuo obiettivo deve essere renderlo autonomo, non certo legarlo a te così che ogni sera ti attenda per iniziare i compiti. Se il lavoro ti impedisce di avere molto tempo a disposizione o tu e tuo figlio siete in quella inevitabile fase di conflitto che rende decisamente arduo fare qualsiasi cosa insieme, puoi pensare di affiancargli un insegnante privato. Il fatto di avere a che fare con un estraneo (spesso si tratta tra l’altro di ragazzi e ragazze molto giovani che cercano così di guadagnare qualcosa) potrebbe essere uno stimolo molto forte e avere risvolti positivi che non ti aspetti.
5/5 Consigli
- Mantieni aperto il canale di comunicazione con la scuola e con gli insegnanti. Ricorda che spesso il ragazzo che conosci è molto diverso da quello che siede sui banchi di scuola. Maestri e professori possono aiutarti a capirlo meglio.