Non mi ricordo neanche quanti anni avessi. È una di quelle cose, come anche il suo profumo, che ho cancellato. Così, di botto, da un giorno all’altro. So solo che a giugno saranno 25 anni da quando ho dovuto affrontare la fatica di perdere una madre. E so che in questo tempo infinito ho potuto e dovuto conoscere l’intero spettro di emozioni e di forme che quel vuoto può assumere. Una sensazione che si è trasformata in molti modi. Alcuni più profondi e faticosi, altri più concilianti e apparentemente gestibili.

Quanto dura il dolore per la perdita di una madre

Sì, perché anche se si tende a pensare che il dolore per una perdita così importante diminuisca con il tempo, che quella mancanza svanisca lentamente come neve al sole, in realtà per me non è stato così. Quel lutto è un’emozione persistente che viene meno, ritorna con un altro ritmo e un’altra sfumatura, cambia nel tempo. Ma non si affievolisce. È un vuoto che a volte si riempie inaspettatamente, dandoti il tempo per fare un bel respiro, ma che quando meno te lo aspetti torna a svuotarsi e ti trascina di nuovo verso il basso. Un po’ come fa il mare. Hai presente quando le onde si infrangono sugli scogli? Riempiono tutti gli spazi, danno sostegno, ti tengono a galla, ma appena si ritraggono torna il vuoto. E se non sai nuotare bene, fai fatica.

Capire come stare a galla, in queste tempeste, per me è stato fondamentale. Per non annegare, nel dolore

Le bugie che fai fatica ad accettare

Lei si ammalò quando ero in quinta elementare: «La mamma è caduta dal treno. Ed è in ospedale» mi disse un giorno mia nonna fuori da scuola. Ma come dal treno? La mamma non lo prendeva mai. Fu quella la prima delle infinite bugie che accompagnarono quegli anni, una sequenza intricata e surreale di interrogativi a cui non ci poteva essere una risposta e su cui mi arrovellavo negli interminabili pomeriggi in cui, a periodi alterni, lei non era a casa con noi e andavo a trovarla in ospedale.

Cosa ti manca quando ti capita di perdere una madre

Sì, perché se la morte di un figlio è contro natura, per me lo è anche quella di una mamma, soprattutto se tu hai già fatto un pezzo di strada ma ti manca la parte più importante, quella più bella, da cui finalmente ti puoi godere orizzonti sconfinati. Mi riferisco alla parte in cui diventi grande, diventi l’adulto che lei si immaginava e avrebbe voluto vedere e che tu vorresti farle conoscere, con quel misto di orgoglio e timidezza. Anche solo per dirle: «Mamma, hai visto che ce l’ho fatta!».

Quale emozioni si provano quando si perde una madre

Lo devo ammettere, anche a scriverla faccio fatica. E chissenefrega se sono passati 25 anni. Perché una delle cose più terribili per me è stato ed è tuttora non poter più dire: «Mamma». Una parola semplice che però dietro a quelle due sillabe nasconde una potenza magnetica, un abitare sicuro, una meraviglia commovente. E ancora oggi, sul mio cellulare ho il suo numero memorizzato sotto “Mamma”.

E quando mi manca, quando sento che le onde si stanno alzando, leggo quella parola, chiudo gli occhi e mi quieto. O almeno ci provo

Quel vuoto che va e che viene

E a proposito di mareggiate, quel vuoto a cui accennavo prima dovuto al perdere una madre è tornato più potente che mai quando sono nate le mie due figlie, a due anni circa di distanza. Lei ovviamente non c’era già più da tanto tempo, a me sembrava di aver fatto pace con quel dolore che però, vigliacco e straziante, in quel momento ha cambiato nuovamente forma – hai presente lo Slime? – e ha colpito duro. Stavo per diventare mamma e lei non c’era. Forse, adesso che ci penso bene, è proprio allora che per la prima volta ho provato la solitudine vera. Una voragine. Piangevo e sentivo che la sua esasperazione degli ultimi giorni passati in clinica si cuciva con la mia esasperazione di non averla lì con me.

E nel mio affanno esitante e impaurito che dava la vita a mia figlia c’erano i suoi ultimi sospiri, che in una folata di vento avevano portato via la sua di vita

Perdere una madre ti fa esplodere la rabbia

E come succede al mare, quando la tempesta monta in un attimo, quella raffica di vento ha portato a galla tutta la rabbia che avevo nascosto. Che avevo tenuto a bada, non so come, dentro di me. E a proposito di colori, la rabbia di allora era nera, carica di tempesta. E di odio. Assurdamente e vigliaccamente contro di lei. Perché si era ammalata, perché mi aveva detto un sacco di bugie. Perché mi aveva tolto quegli anni di ludica spensieratezza e perché aveva colorato di tristezza tutti gli altri. Poi, pian piano, quella rabbia ha cambiato colore, è diventata rossa. Brucia ancora, a volte, ma è più calda, meno spaventosa, quasi stupefacente, come un bel tramonto di inizio estate.

È impossibile abituarsi all’idea di perdere una madre

Anche se per me giugno, con il sole tiepido, le giornate soleggiate, i primi bagni, tutt’ora è la più buia delle notti. Come quelle in cui negli ultimi mesi prima di perdere mia madre, nel mio letto, non facevo altro che immaginare la sua fine, scandire le ultime parole che avrei voluto dirle, organizzare il suo funerale, pensare a come mi sarei vestita, ripetere all’infinito, come una favola della buonanotte, la parola “Mamma”. Tutto per abituarmi a quel dolore.
A cui abituarsi, però, non è possibile. Si può solo viverlo e guardarlo, mentre cambia colore, forma e intensità. Come il mare, che nelle giornate di sole è dello stesso magnifico azzurro dei suoi occhi.

I consigli della psicologa

Quella che ti ho appena raccontato è la mia storia, con le mie emozioni e le mie paure. Ma sono sicura che anche a molte di voi sarà capitato. Per questo abbiamo chiesto a Loredana Cirillo, psicologa e psicoterapeuta del Minotauro, adesso nelle librerie con Soffrire di adolescenza (Raffaello Cortina), qualche consiglio per affrontare nel modo migliore un dolore così insopportabile come perdere una madre.

Come superare la morte di una madre?

Legittimati la rabbia
«È normale e sano provare un sentimento di rabbia dopo un lutto di questo genere» spiega l’esperta. «In primis, perché si ribaltano i ruoli: lei che dovrebbe prendersi cura di te non lo fa più e, soprattutto in caso di una lunga malattia, sei tu a dovertene occupare. E poi perché, anche se involontariamente, ti dà il dolore più grande: la sua scomparsa».

Come ci si sente quando si perde una madre?

Accogli il dolore
«Quando muore la mamma, indipendentemente dall’età, ti muore un pezzo di anima. È un’amputazione straziante che provoca un dolore che rimarrà per sempre ma che cambierà forma, intensità, colore» dice Loredana Cirillo. Pensare quindi che con il tempo passi, è sbagliato. Devi trovare il tuo modo di convivere con quel vuoto e non vergognarti né sentirti in colpa dei momenti in cui magari senti che il lutto si è affievolito: se non provi dolore, non significa che non hai amato abbastanza tua mamma.

Quanto dura il lutto?

Datti il tempo necessario
«Impossibile stabilire una durata. Anche perché come dicevo prima quel dolore rimarrà per sempre, più o meno sopito. Ma non bisogna avere fretta. L’importante è darsi il tempo per attraversare consapevolmente tutte le emozioni che quella perdita provoca e poterle elaborare, da soli, se si riesce, o con l’aiuto di un percorso psicologico» dice la psicologa.

Cosa fare dopo la perdita?

Guarda la ferita
«Lo so, viene naturale, per proteggersi ma bisognerebbe non avere l’ambizione di non avere negli occhi e nel cuore la sofferenza che si è vista e vissuta. Più neghiamo l’esistenza di quella ferita, più lei ci perseguita. Più la guardiamo e cerchiamo di accettare quei sentimenti di rabbia, vergogna, senso di colpa che si porta con sé più riusciamo a portarcela dietro in modo meno invalidante per il nostro futuro» conclude Cirillo.