L’esperienza sessuale ideale dovrebbe essere quella che ti travolge con un’ondata di piacere senza lasciare strascichi di “effetti collaterali”. Anche se nessuno avrebbe da obiettare su questo, probabilmente è capitato a chiunque di far passare l’aspetto della salute in secondo piano con l’idea che questo fosse l’unico modo per “viversi il momento” (o per “non rovinarlo”).
A confermarlo senza mezzi termini sono gli eloquenti numeri della diffusione delle infezioni sessualmente trasmesse IST che descrivono un continuo aumento, nonché un ritorno di infezioni “antiche” come la sifilide e la gonorrea, che sembravano ormai archiviate.
Il fatto è che in materia di IST, così come in quella di sessualità in generale, navighiamo nell’ignoranza. Il cambiamento dei costumi sessuali non è stato accompagnato da una maggiore circolazione di informazioni e da un’acquisizione di consapevolezza, e la lacuna lasciata dalla mancanza di un’educazione sessuale chiara e completa continua a essere colmata da false credenze, stereotipi e disinformazione.
Ma il piacere non può prescindere dal benessere e non si potrà mai realizzare nessuna vera liberazione sessuale senza una cultura condivisa della sessualità che ci renda consapevoli di tutto quello che ci aspetta, non solo in termini di “rischi”, infezioni, malattie, ma anche di possibilità, piacere, potenziale orgasmico.
La consapevolezza è quindi il primo strumento per poter vivere una vita sessuale piena, soddisfacente e libera.
Per questo è importante conoscere il proprio stato di salute sessuale (e quello dei partner) e sottoporsi a test periodici delle IST. Siamo portati a pensare che esistano “soggetti a rischio” e altri che non lo sono, e che una relazione monogama con un partner esclusivo sia sufficiente a tenerci alla larga da qualsiasi infezione e problematica di salute. Ma chiunque abbia una vita sessuale attiva è esposto a un certo grado di “rischio” e i test dovrebbero diventare una routine, anche perché alcune infezioni sono asintomatiche e rischiano di passare inosservate.
Protezioni contro le IST
È ancora doveroso ricordare, ripetere, ribadire che nel caso di rapporti sessuali di tipo penetrativo il preservativo va usato e non c’è scusa che tenga, neanche il “mi stringe” o il “non sento niente”: ne esistono di diversi materiali, taglie, profumi, gusti, texture. Inoltre esiste anche quello che viene chiamato preservativo “femminile”, che invece di essere indossato sul pene si inserisce all’interno della vagina.
Ma la penetrazione non è l’unica via di trasmissione delle IST e il preservativo non è l’unico metodo “barriera” per tenere separati fluidi corporei e mucose. Per il sesso orale ci sono i dental dam, dei fogli in lattice (ancora poco conosciuti) che si possono appoggiare sulla vulva o sull’ano per tenerli separati dalla bocca durante la pratica del cunnilingus o dell’anilingus. I guanti in lattice invece possono rendere più sicure le pratiche di penetrazione di ano e vagina con le dita e le mani (fingering e fisting).
Nell’immaginario collettivo l’uso di questi strumenti è ancora percepito come una seccatura che rovina la magia del momento, ma usare le protezioni è un atto di rispetto e di cura prima di tutto nei confronti di sé stessi e poi dei propri partner sessuali.
Inoltre sapere di star esplorando la sessualità nella sicurezza di tutte le persone coinvolte permette di creare le condizioni per lasciarsi andare e perdere il controllo.
Ricordiamoci anche che l’organo sessuale più potente che abbiamo è il cervello e possiamo usarlo per trovare modi di erotizzare qualsiasi gesto e momento, compreso quello di indossare il preservativo.
Uso del lubrificante
Il lubrificante è un altro alleato prezioso che permette di mantenere gli ingranaggi del piacere sempre oliati e scorrevoli e di evitare di incorrere in attriti e dolori inutili. Oltre a mantenere lubrificato il preservativo, riducendo la probabilità che si possa seccare e rompere, riduce il rischio di lacerazione delle mucose e quindi di contrazione delle IST.
Eppure quando si parla di sesso pensiamo di dover dimostrare di saper fare tutto da soli e il lubrificante viene spesso visto come un aiutino innaturale da usare solo in caso di “malfunzionamenti” del corpo. C’è questa idea che la vagina si debba lubrificare da sola quando è in stato di eccitazione ma i corpi funzionano tutti in modo diverso, le vagine non si lubrificano nella stessa misura e la lubrificazione naturale non è sempre sufficiente visto che varia durante il corso della vita, a seconda delle fasi del ciclo mestruale, dei cambiamenti ormonali e in condizioni particolari come stress. Se parliamo di stimolazione anale (che sia con le dita, il pene, un sex toy) allora il lubrificante è d’obbligo perché l’ano non si autolubrifica come la vagina e la mucosa rettale è più sottile e meno elastica, quindi più delicata e incline a subire lacerazioni.
E la saliva non è una valida alternativa: evapora subito e ha un pH diverso da quello genitale.
La salute sessuale non passa solo dal corpo ma anche dalla mente. In questo senso è importante costruire scenari sessuali in cui ci sentiamo bene, a proprio agio e liberi di esprimerci. Per questo potrebbe tornare utile cambiare la prospettiva attraverso la quale siamo abituati a guardare la sessualità.
Oltre la penetrazione c’è di più
Siamo ancora condizionati dall’idea che il piacere ruoti intorno alla presenza di un pene. Basta pensare al lessico che usiamo abitualmente: “fare sesso” è ancora usato come sinonimo esclusivo di penetrazione; il rapporto sessuale è “completo” quando un pene si infila in un orifizio mentre tutto il resto è un contorno o un antipasto, qualcosa che viene prima (“preliminari”) in preparazione all’atto principale. Complici di questa visiono sono ovviamente il porno e la gran parte delle scene di sesso di film e serie tv in cui le interazioni sessuali si limitano a una penetrazione rapida e incalzante che apparentemente fa tutti contenti.
Questa visione fallocentrica – oltre a escludere tutte le persone che non hanno nessun interesse verso il pene, quelle a cui la penetrazione non piace o che non possono praticarla (magari a causa di disabilità) o che la vivono con dolore – è il motivo per cui tante persone (soprattutto quelle che non hanno un pene ma una vulva e una vagina) hanno difficoltà a raggiungere il piacere.
Possiamo iniziare a espandere mentalmente la nostra definizione di sesso e variare il nostro copione sessuale andando a ricercare tutte quelle attività che realmente ci danno piacere e ci fanno stare bene.
Il consenso al servizio del piacere
Il consenso deve essere alla base di ogni relazione umana di qualsivoglia natura (affettiva, sessuale, romantica) ed è qualcosa di cui sentiamo parlare sempre di più nel mondo post #MeToo che ci sta educando all’inviolabilità dello spazio privato di ogni individuo e al rispetto della volontà altrui.
In ambito sessuale il consenso è anche uno strumento straordinario al servizio del piacere, che permette a persone adulte e sessualmente mature di guardarsi in faccia, comunicare i rispettivi desideri e limiti e negoziare perimetri di azione all’interno dei quali lasciarsi andare a qualsiasi cosa possa portare piacere.
Sessualità come spazio di libertà
Viviamo in una società altamente performativa, che ci porta a misurarci con tantissimi ideali, sia estetici che comportamentali. I social media sono delle vetrine con la serranda alzata 24h 7/7 sulla vita privata, che alimentato la cultura dell’immagine e dell’apparire. Ogni giorno entriamo e usciamo da una serie di ruoli che devono farci sentire accettati e idonei. A questo si aggiunge la pornografia libera e accessibile che farcisce l’immaginario sessuale di ideali di prestazione e di corpi che recitano copioni di godimento infallibili.
Così il sesso rischia di diventare l’ennesima performance in cui dare prova delle proprie abilità per non deludere le aspettative del partner. Ma il sesso è bello quando è libero e spontaneo e asseconda le pulsioni e i desideri delle persone coinvolte. Per questo è necessario far cadere tutte le maschere che indossiamo quotidianamente per assecondare le dinamiche sociali e lasciare che la sessualità rimanga un terreno neutro in cui potersi esprimere liberamente senza sottoporsi a nessuna forma di giudizio. Ogni esperienza sessuale dovrebbe essere un momento di scambio e condivisione finalizzato esclusivamente al raggiungimento del piacere e del benessere.
Salute sessuale ai tempi del Covid
La pandemia globale ha aggiunto un fattore di rischio per la salute con il quale dobbiamo fare i conti anche in ambito sessuale. In questa fase di distanziamento e limitazione delle interazioni sociali possiamo allenare la creatività e trovare modi sicuri e appaganti di vivere il sesso oltre la penetrazione e oltre il contatto fisico e carnale. Ecco che la tecnologia ci viene in aiuto per costruire scenari sessuali virtuali in cui sperimentare attraverso la comunicazione, l’immagine, i suoni. Il sexting (lo scambio di messaggi e altri contenuti a carattere erotico) e il cybersex (o sesso virtuale) sono pratiche con cui creare una dimensione erotica che ci metta in connessione intima anche senza coabitare in uno spazio fisico. La masturbazione rimane una pratica sicura che non necessariamente dev’essere svolta in solitaria. In ogni caso possiamo usare questo momento di isolamento per investire tempo nell’esplorazioni di noi stessi e collezionare una conoscenza di cui beneficiare subito, per coltivare il piacere, e quando torneremo a condividere gli spazi fisici, più consapevoli dei nostri bisogni e potenziali orgasmici.