Sarà perché è la mia persona preferita. Un privilegio smisurato. Sarà perché le sue parole hanno il suono delle anime buone. Al momento non posso immaginare di invecchiare senza di lui, mio marito, con cui sono sposata da quasi 16 anni. Anche Anna, 64 anni, di Genova, ex professoressa universitaria di Diritto costituzionale, aveva una sua persona preferita, di quelle – come mi dice quando ci sentiamo al telefono – «che sapevano portarmi in luoghi incantati, anche solo con un sorriso». Usa il passato non perché Carlo, arzillo 70enne, sia morto, ma perché nel 2023, dopo 40 anni di matrimonio, ha deciso lei di separarsi. «Non ce la facevo più. Ricordo ancora quella mattina: mi sono svegliata presto, dalla finestra della cucina entrava un bel sole, ho preso un foglio della mia agenda e ho scritto: “Voglio tornare a comprendere di nuovo la bellezza. E per farlo devo lasciarti”». Così è stato.
Divorziare a 60 anni: i numeri in aumento
Anna, che da quel giorno non si è certo risparmiata la fatica di un nuovo inizio né la sensazione tremenda che nasce un attimo prima che tutto finisca, non è una mosca bianca. Secondo l’Istat, in Italia i divorzi tra persone over 60 sono aumentati dal 2015 al 2021 di oltre il 40%, passando da 6.131 a 8.715. Non si tratta (ancora) di numeri enormi, ma è chiara la direzione che la società sta prendendo.
Assistiamo a un fenomeno trasversale ai ceti sociali e alle aree geografiche, con una leggera prevalenza al Sud. Bisogna poi tener presente che molte persone che si separano, soprattutto a quell’età, si lasciano senza divorziare – come è successo ad Anna – e quindi non rientrano nelle statistiche. All’estero la situazione non è molto diversa. Uno studio pubblicato su The Journals of Gerontology ha evidenziato che il 36% degli adulti statunitensi che si lasciano ha oltre 50 anni, con picchi nella fascia over 65.
E se diamo un’occhiata al contesto europeo, uno studio dell’Eurostat indica che tra il 2005 e il 2020 il numero di divorzi tra over 50 è aumentato in quasi tutti i Paesi dell’Unione, con picchi in Germania, Francia e Svezia.
Cos’è il grey divorce?
Si chiama “grey divorce”, divorzio grigio. L’espressione è stata coniata dalla sociologa statunitense Susan Brown, professoressa alla Bowling Green State University, in Ohio, che da anni studia questi temi. In uno dei suoi ultimi studi spiega come non si tratti di una tendenza casuale, ma del frutto di una serie di cambiamenti sociali, culturali ed economici che si sono susseguiti negli ultimi anni. L’età pensionabile si è spostata in avanti, l’aspettativa di vita si è allungata, il matrimonio spesso arriva tardi nella relazione, i figli escono di casa da grandi.
Divorziare a 60 anni e il diritto alla felicità
Soprattutto, è cambiata l’idea della coppia tradizionale. Un pensiero condiviso da Valeria Locati, psicoterapeuta (@unapsicologaincitta), adesso nelle librerie con La distanza che cura (Mondadori). «Il fattore che a mio avviso incide di più su questa scelta, oltre a una maggiore capacità economica delle donne, anche se pur sempre risicata, è la consapevolezza del diritto alla felicità. Il matrimonio non viene più visto come un vincolo indissolubile, come quel patto di coppia che – per colpa anche del vecchio retaggio culturale del sacrificio in nome della famiglia – ci impediva di dire “Basta”» spiega.
Un passo avanti, soprattutto per noi donne che, stando ai dati ufficiali, siamo quelle che più hanno il coraggio di rompere il matrimonio e di riprovarci. Ma non si tratta solo di felicità. «Oggi anche nelle coppie di età avanzata, al pari di quelle più giovani, c’è il “diritto al sentimento”: se l’amore finisce, si scioglie anche il patto coniugale. Per l’Italia, da sempre familista, è una grande rivoluzione culturale» aggiunge Laura Arosio, professoressa associata di Sociologia all’Università Bicocca di Milano, che ai divorzi tardivi ha dedicato diversi studi pubblicati su Neodemos (neodemos.info).
Il diritto al sentimento
Così dalla felicità, parola che Anna usa spesso durante la nostra chiacchierata e che troneggia sulla copertina della sua agenda, passiamo al sentimento: i divorzi grigi sono un segnale di ricerca dell’amore, non solo del ricordo dell’amore. «Sono stata innamorata tutta la vita» diceva Isabel Allende, la celebre scrittrice cilena oggi 82enne, spiegando il suo terzo sì a chi le chiedeva come mai, a 74 anni, avesse deciso di ricominciare una vita coniugale con Roger Cukras, avvocato di New York suo coetaneo, dopo aver divorziato dal secondo marito Willie Gordon alla fine di un matrimonio durato ben 28 anni. Parole che sono un inno alla “non età” dell’amore, alla possibilità di ricominciare sempre, anche quando una relazione finisce.
Separarsi a 60 anni e la “vita larga”
«Non siamo più disposte a rinunciare a stare bene e soprattutto abbiamo imparato a chiederci un po’ di più cosa desideriamo» continua la psicoterapeuta Valeria Locati. La terza parola chiave, da aggiungere a felicità e amore, è proprio desiderio. «Oggi noi donne siamo più capaci e più libere di chiederci chi siamo, cosa ci rende felici, chi possiamo essere, cosa vogliamo. Grazie a una maggiore consapevolezza, abbiamo il coraggio di investire su noi stesse, di immaginarci non sempre e non per forza nel ruolo di moglie o compagna, di ridefinirci a livello psicologico ma anche sociale. Per far sì, però, che i desideri diventino la bussola nella nostra quotidianità, dobbiamo saperli riconoscere e guardare con attenzione» conclude l’esperta. Perché non è importante avere una vita lunga ma averne una larga, capace di moltiplicare i mondi, di allargare gli orizzonti, di disegnare un futuro.
Come quello che si sta ricostruendo Anna, fatto di piccoli, grandi sogni e della promessa di stare bene. «Da quando ho lasciato mio marito, mi impongo una lezione d’amore verso me stessa: disegnare domande e desideri a cui dare risposte libere» aggiunge, prima di salutarci. Perché, come dice la scrittrice Lidia Ravera, che di amori, libertà e grey pride ne sa qualcosa, «per una vita che duri tutta la vita certe volte bisogna divorziare».