Negli stati Uniti una coppia su cinque dorme in camere separate. Lo fa anche l’autrice di questo articolo. Perché amare il partner e passarci insieme ogni notte non sono postulati dello stesso teorema né sentimentale né erotico
Dormire in stanze separate: il podcast
Di questa nuova tendenza raccontiamo anche su Giornaleradio nella trasmissione del venrdì 12 minuti con Donna moderna di cui puoi ascoltare il podcast.
L’insonnia del partner e i letti separati
Non tutti i guai vengono per incasinarti la vita. Qualche volta, te la migliorano. L’insonnia di mio marito, per esempio. Lui ci convive da prima di incontrare me e la risolve nella maniera più tossica possibile: con la tv in sottofondo. Funziona come il rumore bianco per i neonati: lei si accende e lui si spegne. Dall’altra parte, io: cresciuta senza fratelli e fuori città, abituata a dormire nel silenzio più assoluto. Una che ha sempre preso l’idea di condividere il letto, i respiri, i rumori di qualcuno come una sorta di castigo, qualcosa da limitare alle occasioni felici che ti predispongono alla pazienza. Difficile trovare una conciliazione.
Dormire in letti separati non condiziona il desiderio
Così l’insonnia di quello che sarebbe diventato il padre dei miei figli, dopo qualche mese di purgatorio condiviso, ha aperto la strada ai letti separati (in realtà, per molto tempo, un letto e un divano). Funzioniamo così da 11 anni e nessuno dei due si è sentito in credito di attenzioni o bisognoso di conferme. Il problema è più degli altri. Quelli che, quando lo scoprono, faticano a capire una verità elementare: desiderare qualcuno e dormirci insieme non sono postulati dello stesso teorema, né sentimentale né erotico. Puoi benissimo amare e desiderare qualcuno senza necessariamente condividerne i ritmi circadiani. Ma o ci sei passato o non ci credi. E chi non ci crede, talvolta, è vittima di se stesso.
Una coppia su 5 in America dorme in letti separati
A darmi ragione ci ha pensato il New York Times con un lungo articolo assai rivelatore che parte dai tormenti di una ragazza in procinto di andare a convivere. È innamorata, ma non sa come dire al fidanzato che vorrebbe letti separati. Un dilemma, a quanto pare, tutt’altro che raro. Per provarlo, il quotidiano Usa ha commissionato un’indagine all’International Housewares Association da cui emerge che, su 2.200 americani, una coppia su 5 dorme in camere diverse. Tendenza confermata dai designer, che sempre più spesso si sentono chiedere l’allestimento di una seconda stanza, decorata con la stessa cura della prima e non certo destinata agli ospiti.
Cosa succede in Italia
Al netto dei problemi di spazio nelle case italiane, lo stesso succede qui. Per averne conferma, chiedo a Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, autrice del libro Vengo prima io (Fabbri editore). Qualche minuto prima di cominciare la nostra intervista, mi manda una ricerca citata da Robert Adams, professore di Medicina della respirazione e del sonno della Flinders University di Adelaide, in Australia, secondo cui il 17% dei 2.040 australiani intervistati, sposati o conviventi, dormono in letti separati. Un dato al ribasso, perché il 22% dei restanti (percentuale che cresce con l’età) vorrebbe dormire in solitudine ma non può.
Sintomo di freddezza o bisogno di isolamento?
I numeri, però, non bastano a sciogliere il dilemma se questa scelta sia la spia che qualcosa non va o un angolo di libertà ritrovata dentro coppie che funzionano. E allora lo chiedo a lei. «Sono vere entrambe le cose» risponde. «Qualche volta è sintomo di una freddezza tra i partner, ma non necessariamente. C’è chi fa questa scelta per esigenze pratiche. Magari uno dei due che russa o sta sveglio fino a tardi e non vuole disturbare l’altro. E poi c’è chi lo fa per il bisogno o la voglia di uno spazio personale. Molti trovano in questa modalità una sorta di equilibrio che permette di non sentire l’allontanamento notturno come un indicatore di problemi all’interno della coppia. Sono i partner che più facilmente si trovano per avere rapporti e che, quando decidono di dormire insieme, lo fanno con entusiasmo».
Dormire insieme è un luogo comune
Ma la percentuale di chi vive male l’allontanamento notturno è maggiore. Una categoria, questa, divisa in due: chi condivide il letto per piacere e chi per obbligo di adeguarsi all’idea romantica della coppia che condivide tutto. Nel secondo caso, dice Roberta Rossi, da piacere il talamo può diventare una galera: «Quando si pensa che la condivisione debba essere la regola a cui attenersi per sentirsi dentro una coppia romantica, possono nascere dei problemi. Bisogna capire se i cliché sono solo una certificazione della “regolarità” o se finiscono per far sentire sbagliati i partner che non vi aderiscono. Tutti i luoghi comuni possono diventare gabbia. Detto questo, c’è anche il piacere di dormire insieme, e non dobbiamo dimenticarlo. Il piacere di condividere quel momento di intimità non necessariamente sessuale, sentire che allunghiamo un piede e troviamo la gamba dell’altra persona».
Occorre chiarezza in coppia
E infatti questa scelta può essere positiva ma non è adatta a tutti, sostiene Neil Stanley, esperto di sonno e autore di How to sleep well: «Se si decide di dormire in letti separati, è importante avere una comunicazione aperta e onesta per evitare che questa scelta porti a una maggiore distanza emotiva». Che fare, allora, se le esigenze sono contrastanti? Rossi non ha dubbi: «Come in tutti gli altri casi di divergenza tra i partner, bisogna trovare un punto di equilibrio e capire che cosa c’è dietro alla voglia di dormire separatamente. Se si tratta di questioni oggettive, tipo appunto il russamento o i disturbi del sonno, ne va della salute generale e non ci sono alternative. Se il tema invece ha a che fare con il bisogno di uno spazio di solitudine, magari quello spazio ce lo si può ritagliare in altri orari. Se non si trova un punto di equilibrio, se ne esce con un vincitore e un vinto: cosa che può generare rabbia e conflitti ulteriori».
I letti separati non condizionano il sesso
E poi c’è la faccenda del sesso. La sessuologa americana Cheryl Frazer, autrice del libro Buddha’s Bedroom, sostiene che dormire separati riduca di molto le occasioni per diverse ragioni, non ultima che il sonno condiviso – dato su cui concordano diversi studi – aumenterebbe i livelli di ossitocina, cioè l’ormone dell’amore. Per Roberta Rossi l’equazione è tutt’altro che scontata: «La condivisione del letto influenza pochissimo la voglia di fare l’amore. Scegliere di incontrare l’altro e non trovarselo automaticamente di fianco è una dichiarazione di desiderio. E che dormire insieme aumenti la voglia di fare l’amore è un mito da sfatare. Anzi, condividere il letto con tutti i suoi odori e rumori, spesso ottiene il risultato inverso». È bene tenerne conto.