Secondo un recente sondaggio condotto dal Medical Center dell’Ohio State University, la stragrande maggioranza dei genitori americani prova sentimenti di isolamento, solitudine e burnout.
Mamme e papà in burnout: dati allarmanti
I risultati sono preoccupanti. Due genitori su tre affermano di sentirsi isolati e soli da quando hanno avuto dei figli, mentre il 62% si sente esaurito dalle proprie responsabilità. Il 38% confida di non avere nessuno che lo supporti nel ruolo genitoriale e ben il 79% degli intervistati vorrebbe entrare in contatto con altri genitori al di fuori del luogo di lavoro e della casa.
La necessità di “connettersi” con gli altri
“Lavoro da casa a tempo pieno e spesso sono in videoconferenza via Zoom”, racconta Anne Helms, madre di due bambini piccoli a Columbus, Ohio. “Lo smartworking non mi permette però di fare quelle chiacchiere da ufficio del tipo: “‘Come va, come stanno i tuoi bambini?’. E quando chiedo: ‘Come state?’, davanti alla videocamera nessuno risponde in maniera genuina”.
“È abbastanza ovvio che c’è un’enorme differenza tra un incontro virtuale e un incontro di persona”, afferma Kate Gawlik, professoressa presso l’Ohio State University College of Nursing, ricercatrice sul burnout genitoriale e madre di quattro bambini piccoli. “Il burnout – continua – non è una novità per i genitori, ma penso che la pandemia l’abbia portato a un livello completamente diverso. Ci si aspettava che fossimo questi super umani che lavoravano e istruivano i loro figli a casa senza sosta”.
Gli impatti negativi della solitudine
Gawlik ha sottolineato gli impatti negativi accessori della solitudine. “La solitudine influenza sia la salute fisica che quella mentale. Dalle malattie cardiovascolari alla depressione, all’ansia, al declino cognitivo, persino il sistema immunitario può essere colpito quando si è soli”. “Uno studio – continua la professoressa – ha dimostrato che restare in isolamento sociale per un periodo prolungato di tempo, equivale a fumare circa 15 sigarette al giorno“.
Burnout, un programma per i genitori
In risposta alla realtà dell’isolamento, della solitudine e del burnout dei genitori, Gawlik ha creato un programma di sei settimane durante il quale i genitori che si sentono particolarmente vulnerabili hanno possibilità di incontrarsi, raccontare le proprie preoccupazioni e non sentirsi soli.
“A volte essere genitori può farti sentire molto solo, ma sarà più facile se hai persone intorno che possono supportarti”, ha detto Gawlik. “Può essere difficile fare il primo passo perché dovrai mostrare le tue fragilità. Ci vorrà tempo e impegno”.
Al programma ha preso parte anche Anne Helms che ha trovato beneficio dal percorso: “Penso che raccontare i miei problemi ad altri genitori e ricevere il loro sostegno mi permetta di essere una mamma migliore per i miei figli, una compagna migliore per mio marito e un’amica migliore per chi mi sta vicino. Lo faccio per me e per il futuro dei miei figli”.