L’amore è una cosa meravigliosa e può assumere le forme più svariate. Non tutti sono a conoscenza che esiste anche la fictofilia, cioè l’amore tra un essere umano e un personaggio di fantasia. Secondo due studiosi finlandesi, il professor Veli-Matti Karhulahti e la dottoressa Tanja Välisalo, si tratta di una forma di amore vero, un sentimento forte e duraturo nel tempo nei confronti del personaggio di un film, di un cartone animato, di un romanzo.

Fictofilia, c’è chi si sente felice

L’innamorata è consapevole che l’oggetto del suo amore non esiste nella realtà, magari si vergogna a parlarne. Ma, se qualcuno le chiede informazioni sulla sua situazione sentimentale, afferma di sentirsi felice, tranquilla e finalmente appagata.

Provare desiderio verso un cartoon

Come per tutte le relazioni, anche nella fictofilia si prova desiderio sessuale nei confronti dell’amato, che in questo caso è un personaggio di fantasia. Le nuove tecnologie, come gli ologrammi e l’intelligenza artificiale, permettono di comunicare e interagire con l’oggetto del proprio amore. E questo è uno dei motivi per i quali sempre più donne, ma anche uomini, si innamorano di personaggi inventati e non riescono a relazionarsi con persone in carne e ossa.

Fictofilia, un fenomeno antico

La fictofilia è la versione femminile di un fenomeno giapponese noto come waifus. Il termine waifu è un’anglicizzazione giapponese del termine “moglie” e originariamente avrebbe dovuto riguardare un personaggio immaginario femminile con cui si ha una grande affinità. Nel corso degli anni, il termine waifu ha iniziato a significare qualcosa di più, quasi una fidanzata sostitutiva. Solo che in diversi casi si trattava di “anime”, le ragazze dei fumetti manga con il corpo poco vestito.

Quando amare un personaggio di fantasia fa bene

La fictofilia non è una malattia psichiatrica. L’Oms non la riconosce tra i disturbi mentali. È più una parafilia, una forma di relazione parasociale, che non sempre è negativa. Infatti, in molti casi avere una cotta per un personaggio immaginario può anche essere salutare. Amare un personaggio fantasy può essere un modo per esplorare ciò che si desidera in un partner. Il problema sorge quando questa “relazone” inizia a interferire con la vita reale o a provocare angoscia.

Fictofilia, se diventa un problema

Una donna che ha una cotta per Edward di Twilight non si fa del male. Un uomo che non vuole più avere a che fare con gli appuntamenti e preferisce fantasticare sui personaggi degli anime non si sta davvero facendo del male. A volte, rivolgersi a un personaggio immaginario è il modo più semplice per fuggire o sognare ad occhi aperti. Non complica le relazioni nella vita reale e nessuno ne soffre. Smette di essere sano quando quell’amore si trasforma in una ossessione in piena regola, quando inizi a credere di avere effettivamente una relazione con quel personaggio. Oppure, quando diventa un motivo per cui gli altri ti evitano.

Perché ci si rifugia in un amore immaginario

A spingere molte donne a provare fictofilia sono spesso gli appuntamenti con uomini finiti male. C’è chi rimane traumatizzata da tante esperienze negative, e si rifugia in un mondo immaginario. Il trauma ha la capacità di cambiare le persone. Quando una donna smette di trovare attraenti gli esseri umani reali e inizia a preferire quelli immaginari, forse è stata ferita così tante volte che non si sente più sicura a frequentare uomini veri.

Cosa fare in questi casi

Se anche tu ami un personaggio immaginario e ti sta bene evitare per un po’ gli appuntamenti, allora va bene così. Ma se provi un profondo dolore per come ti sente o se questo amore immaginario ti sta causando problemi nella vita, allora forse dovresti considerare di andare da uno psicologo. Parlare con un esperto, fare una terapia ad hoc, ti aiuterà a ritrovare te stessa.