Le discussioni, più o meno leggere, in merito all’ereditarietà delle caratteristiche dei figli si sprecano: “ha preso da te”, “è tutto suo padre”…
Ma, se si tratta di intelligenza, la scienza interviene dimostrando che le facoltà intellettive si ereditano dalla mamma. Sì, pare proprio che l’intelligenza sia donna e che si trovi nel cromosoma X.
Ma andiamo per ordine. Uno dei primi studi significativi in merito risale alla metà degli anni Ottanta ed è targato Cambridge. In questo primo studio, e nei seguenti, è stato analizzato il condizionamento del genoma proprio relativamente alle facoltà intellettive. E una delle prime conclusioni a cui sono giunti i ricercatori è che l’intelligenza si trasmetterebbe appunto attraverso il cromosoma X, di cui le donne sono doppiamente dotate.
L’intelligenza si eredita dai geni della mamma
Gli studi seguenti al sopracitato, hanno considerato e osservato l’evoluzione del cervello in alcuni topi. Nei topi con preponderanza di geni materni, si è osservato un cervello più grande (e un corpo più minuto) mentre nei topi con preponderanza di geni paterni, si è rilevato un cervello più piccolo.
Sostanzialmente, secondo quanto è stato dimostrato dalla scienza, durante lo sviluppo dell’embrione e del feto, le cellule relative ai geni paterni si concentrerebbero in aree del cervello appartenenti al sistema limbico (deputato alla sopravvivenza, al cibo, al sesso), mentre le cellule date dai geni materni si troverebbero nella corteccia cerebrale, dove si sviluppano le funzioni cognitive avanzate (tra cui intelligenza e linguaggio).
Esistono, quindi, alcuni geni che si comportano e attivano in modo differente a seconda della loro provenienza (materna o paterna). Questi geni sono detti condizionati: nel caso dell’intelligenza e delle relative facoltà cognitive, pare proprio che i geni condizionati si attivino solo se sono di provenienza materna mentre si disattivino se di origine paterna.
Non solo genetica: l’importanza del rapporto con la mamma
Ma la genetica non è tutto, e questa precisazione potrebbe “riattivare” il ruolo paterno in merito all’intelligenza dei figli. Invece, la scienza ha rilevato che la mamma svolge un ruolo chiave anche dal punto di vista dell’intelligenza emotiva. Se il rapporto con la mamma è profondo e ben coltivato, il bambino si sentirà più sicuro e sarà anche più pronto all’apprendimento, a mettere in gioco la sua intelligenza.
Qui cade anche la convinzione comune che coccole e attaccamento alla mamma possano, in qualche modo, impoverire l’indipendenza e l’autonomia dei figli. Invece, accade esattamente il fenomeno opposto: più un figlio percepisce e sperimenta l’attaccamento emotivo e affettivo alla mamma (fisicamente e psicologicamente), maggiore sarà la sua intelligenza e più ampie le sue capacità cognitive.
Inoltre, in presenza di un forte legame con la mamma, i figli imparano più rapidamente l’abilità del problem solving. Anche perché pare che le madri siano più propense ad aiutare i propri figli nella risoluzione dei problemi. E questo tipo di aiuto non sarebbe un ostacolo all’indipendenza ma una spinta in più per apprendere ad attivarsi e a reagire.
Intelligenza: una qualità che va stimolata
Nonostante l’evidenza dei sopracitati studi, resta ancora un buon 40% dell’intelligenza dovuto alla stimolazione esterna e al contesto in cui cresce il bambino.
Perché, sottolineano gli scienziati, l’intelligenza è sì una qualità ereditata geneticamente ma, per attivarsi, necessita di un vero e proprio allenamento e di una continua stimolazione per non disperdersi.