E, improvvisamente, io e mio marito siamo rimasti soli. Noi due, come accadeva in un tempo remoto, prima dei figli, prima del mutuo, prima che diventassimo grandi. Siamo soli e, là fuori, nessuno ci sta chiamando. Prima o poi doveva succedere ed è successo adesso: questo fine settimana i ragazzi sono tutti altrove e noi abbiamo la casa libera.
Io e mio marito, di nuovo soli dopo i figli
Mio marito e io stiamo insieme da trent’anni, in cui siamo stati governati dalla passione, dal gioco, dai doveri, dalla stanchezza, dalla progettualità, dall’inerzia, dalla follia, dalla resistenza e, sottotraccia, dall’amore anche se non ce lo diciamo mai. Ci siamo conosciuti ventenni, siamo cresciuti fianco a fianco e forse siamo diventati altro da noi senza nemmeno accorgercene, distratti dai tre individui che abbiamo generato e che hanno felicemente portato caos e devastazione nelle nostre vite.
Oggi quei tre individui hanno, seppur temporaneamente, tolto il disturbo e noi ci ritroviamo qui, immersi in un silenzio che avevamo dimenticato, a chiederci chi siamo. In realtà, a farmi domande, sono solo io. Lui, come sempre, è seduto al tavolo del soggiorno che usa come ufficio, lo sguardo stralunato perso nello schermo del computer, i capelli pazzi brizzolati (da quando?), le cuffie nelle orecchie e la testa che si muove a un ritmo muto e ossessivo come mio marito. Finge di lavorare; forse mi sta evitando. Questo vuoto intorno fa paura anche a lui?
E il sesso?
Abbiamo trascorso troppo tempo affaccendati in una quotidianità frenetica. Le nostre conversazioni sono state colonizzate da questioni pratiche: la scuola, la spesa, gli incastri, la contabilità di una piccola impresa familiare sgangherata e vitale. Sapremo ritrovare parole, argomenti e gesti che appartengono solo a noi? O resteremo due giorni a guardarci di sottecchi, farneticando insensatezze impacciate? E il sesso? Con i figli è un’attività clandestina e carbonara, una pratica frettolosa, dettata dalle altrui sporadiche assenze più che dall’improvvisa esplosione di un desiderio. E se avessimo dimenticato la spontaneità di un languore?
Due cuori e un supermercato
Forse ci siamo sgretolati senza accorgercene. Mi monta il panico mentre lui, incurante del mio turbamento, picchietta nervosamente sulla tastiera. Mi avvicino guardinga e lieve, l’aria casuale. Si volta di scatto verso di me, sorpreso, come se mi vedesse per la prima volta. Vorrei fargli notare che siamo soli, padroni del nostro tempo e dei nostri spazi. «E se ci fossimo persi?» chiedo invece, con una voce aliena. Lui porta una maglietta sbrindellata con la scritta «I’ so’ de Bari» perché tiene molto alle origini e la Puglia è da sempre una fede. Si alza, sorride e mi propone di andare al supermercato perché il frigo è vuoto e noi due dobbiamo pur mangiare. Non è propriamente romantico ma mi prende per mano e non la lascia più. Ci ritroviamo complici al reparto frutta e verdura. Da qualcosa bisogna pur ripartire. I bisogni primari sono un discreto inizio.