Certi intrecci d’amore sono una tentazione. Secondo un recente sondaggio, l’idea di legare il partner (o farsi legare) piacerebbe al 20 per cento degli italiani. «Il significato letterale della parola “bondage” è schiavitù, soggezione, sottomissione» spiega Davide La Greca, maestro di bondage, performer tra i più quotati e coautore del libro Bondage. La via italiana all’arte di legare.
«È una fantasia diffusa perché dà un piacere psicologico molto sottile: chi lega o in qualche modo “costringe” il partner ha un potere totale sul suo corpo e in cambio restituisce cura e dedizione assolute» prosegue La Greca.
Ma come dimostrano tanti casi di cronaca, il bondage è sempre un’attività pericolosa. Perché la condizione di passività in cui si trova chi, tra i due, non può liberarsi senza il controllo dell’altro, fa sì che ci sia comunque un margine di rischio. E per fare guai, basta una stretta più forte del previsto.
«Non esistono pratiche con corde (di qualsiasi materiale) sicure al cento per cento» avverte l’esperto. Ed i giochi improvvisati con foulard, cravatte e cinture dove ci sono di mezzo il collo e il respiro vanno sempre evitati! «Quello che cerco di spiegare alle coppie è che non c’è bisogno di mettere a repentaglio la propria sicurezza per sperimentare il senso profondo di queste fantasie» dice La Greca.
«Se c’è la complicità giusta, la forma di bondage più naturale e innocua è un gesto semplice, istintivo: tenere ferme le mani del partner durante il rapporto. Basta questo per intensificare le sensazioni che arrivano da tutto il resto del corpo. E l’eros è racchiuso nella filosofia di fondo: la fiducia reciproca. Ci si fida dell’altro, ci si affida a lui, ci si lascia condurre». Mano nella mano, a letto come nella vita.